Il ‘popolo’ non è in natura, è frutto di un lavoro di direzione politica che oggi manca, surrogato da un (presunto) ‘ascolto’ cui la politica è subordinata
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Il ‘popolo’ non è in natura, è frutto di un lavoro di direzione politica che oggi manca, surrogato da un (presunto) ‘ascolto’ cui la politica è subordinata
L’Italia può essere amata, visitata. Anzi, visitata a stento, visti i nostri patrimoni. Può essere compresa, pensata, adorata, un po’ odiata. Mai presa.
Lo Stato Italiano sta commettendo un crimine che crea un precedente pericoloso e inquietante. Non applicare le leggi che egli stesso si è dato.
Una tragedia usata da tutti. Per scagliarci gli uni contro gli altri, senza umanità, empatia o decenza. Incapaci di silenzio, anche di fronte ai morti
Tornerà, è una coazione a ripetere che consiste nel chiamarsi fuori dopo aver condotto la nave sugli scogli, sorretto dal mantra “i colpevoli sono là fuori”
Abbiamo il dovere di essere umili e di informarci. Non lasciate che vi propongano bugie sponsorizzate per farvi mettere la crocetta su un voto solo per tifo
La sicurezza, il relativo anonimato offerti dallo “scudo” del computer fanno sì che si leggano commenti di una violenza oscena.
Sul decreto dignità l’unica opposizione da sinistra è arrivata dai deputati di Leu. I quattordici voti sull’articolo 18 sono una drammatica fotografia
Il ‘popolo’ a cui ci si appella è un’etichetta, una categoria, un’astrazione. Una scorciatoia mediatica, per non analizzare a fondo i fenomeni