“Mi prendo l’Italia”, una traduzione. E un avvertimento a Salvini

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Matteo Salvini è stato indagato dalla magistratura di Agrigento a seguito dei fatti della nave Diciotti. Dopo che il suo deputato Bellachioma aveva candidamente annunciato che “se toccate il Capitano vi veniamo a prendere a casa”, a Pinzolo, in un comizio rivolto ai suoi, Salvini ha laconicamente affermato “Non sarà un pm a fermarmi. Se andiamo al voto mi prendo il Paese”.

Prima di analizzare questa grottesca affermazione, sono convinto serva un rapido traduttore Salvini-italiano per riassumere i livelli di significato che il Ministro ha voluto esprimere nella frase.

Mi prendo l’Italia

Avere il potere vuol dire essere al di sopra della legge

Mi prendo l’Italia

Il premier attualmente al potere non è nulla al mio cospetto

Mi prendo l’Italia

Avere il 17% dei votanti mi rende certo che la mia politica è condivisa dall’intero Paese

Mi prendo l’Italia

Sono convinto a livello metafisico che quello che faccio è Giustizia

Mi prendo l’Italia

Movimento 5 Stelle CHI?

Mi prendo l’Italia

Luigi di Maio chi?

Mi prendo l’Italia

Gli italiani vogliono essere governati da un’unica forza non fermabile

Mi prendo l’Italia

L’Italia è una cosa, un oggetto, da prendere, usare e gettare a piacimento

… sarebbero da scrivere fiumi di inchiostro su questa affermazione. Ma la ritengo personalmente così piccola e gretta da volerci fare una semplice, sola e tranquilla riflessione.

L’Italia. L’Italia può essere amata, visitata. Anzi, visitata a stento, visti i nostri patrimoni. Può essere compresa, pensata, adorata, un po’ odiata. Mai presa.

Perché chi prende, non prende gratis. E prima o poi paga. E chi vuole prendere tutto, la storia insegna, paga tutto.

Speriamo in una reazione della compagine governativa. Premier Conte, ricordi che Lei, nel bene e nel male, è il capo del governo. Ministro Di Maio, ricordi che Lei è vicepremier, e nel bene o nel male all’ultimo computo ha quasi il doppio dei voti del Leviatano mediatico che la sta divorando vivo. Limitiamo queste spacconate all’osteria. 

Gabriele Grosso

Lavoratore millennial, classe 1990. Project Manager e Operations Specialist per Talent Garden. Metà vita a Milano, metà a Napoli, e una spolverata di Veneto. Sempre amato capire come le cose funzionano, dagli atomi alla politica. Fanatico dell’azione, convinto che una sola parola, al posto e nel momento giusto, possa cambiare tutto.