Articolo Uno Modena: appaltare interi reparti significa svuotare il SSN
Avviso per la fornitura temporanea in via d’urgenza di servizi ospedalieri di ostetricia e ginecologia dell’Area Nord dell’Azienda USL di Modena ed in particolare per Mirandola: appaltare pezzi rilevanti di Servizi Sanitari Pubblici (Reparti!) significa, di fatto, privatizzare, distorcere e svuotare la Sanità Pubblica.
Non pensavamo si potesse arrivare a tanto. Non pensavamo che si arrivasse ad appaltare un intero reparto ospedaliero, quello di Ostetricia e Ginecologia, di Mirandola. Siamo alla dismissione di funzioni pubbliche fondamentali. Dopo tutta la retorica di questi mesi sulla importanza della Sanità Pubblica la Giunta Regionale sceglie di appaltare prestazioni ad alto contenuto professionale e tecnico con un bando che prevede anche, immaginiamo, una diversa e maggiore remunerazione per i professionisti sanitari coinvolti. Tutto ciò, e non è meno grave, fuori dal contesto della dipendenza e di parte integrante della Rete Ospedaliera e Ospedale-Territorio (distorsione) che non è solo un concetto funzionale ma si giova di precisi e molto complessi elementi organizzativi e amministrativi, a partire dalla dipendenza, appunto. Le rassicurazioni fornite a tutti i sindacati della dirigenza medica sulla eccezionalità del ricorso all’appalto nei casi precedenti, sul fronte dell’emergenza-urgenza, sono state smentite e si è deciso di utilizzare nuovamente uno strumento che realizza situazioni di incertezza clinico-gestionale, di trattamento economico-normativo differenziato per medesime funzioni rispetto ai dipendenti e di esternalizzazione di pezzi del servizio ospedaliero.
Tutto ciò è intollerabile per i cittadini dell’Area Nord, per i professionisti e in generale per la qualità e la sicurezza di cure complesse che solo un sistema a “governo diretto” può garantire anche perché parte di una Rete più ampia, Hub and Spoke, costruita in anni di governo clinico-gestionale.
Per la penuria di figure professionali mediche, frutto del numero chiuso alla facoltà di Medicina, delle poche borse di studio di specializzazione (per fortune triplicate negli ultimi 2 anni) e in definitiva dei tagli del passato si trovino altre soluzioni tipo quelle adombrate a livello nazionale della assunzione degli specializzandi sin dal III anno di specializzazione e/o, vista la dichiarata transitorietà, della incentivazione economica per chi è già attualmente professionista dipendente delle aziende sanitarie provinciali e regionali.
Si fermi dunque questa scelta di esternalizzazione nel cuore dei servizi sanitari fondamentali che configura, di fatto, una forma di “privatizzazione” che, oramai, ahinoi, non possiamo neanche più definire strisciante.
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