Non è tifo da stadio, è politica: riappropriamoci del nostro voto

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A noi italiani piace il calcio. Raramente lo spirito nazionale dell’Italia si risveglia come nelle serate e nelle notti mondiali. Non è questione di essere beceri. Si tratta di una strana alchimia, che coinvolge chi ama il gioco e affascina chi non lo ama. Sembra però che il patriottismo ci abbia abbandonati qualche anno fa, a Berlino, nel 2006. Come se il trionfo di quella notte avesse segnato contemporaneamente l’apice e il crollo di qualcosa. Carpe DiemL’Italia ha trionfato. L’Italia è finita. Dopo Berlino, Ventura.

L’amore per il calcio, e i modi che lo accompagnano, sembra da quel momento essersi spostato. Il tifo è bello perché non è complesso. Dovrebbe essere una cosa pulita: bianco o nero. Una squadra o la ami o la odi. Simpatie, gemellaggi… in partita tutto crolla.

Ma questo tipo di atteggiamento non è applicabile all’esterno del calcio. Tantomeno alla politica. Facciamo un gioco assieme; a palla ferma però. Chiunque abbiamo votato alle ultime elezioni: Movimento, Lega, Pd, Liberi e Uguali, Potere al Popolo… 

Dimentichiamolo. Provocatoriamente, vi chiedo di fingere un attimo con me. Dimenticate tutto.
Cerchiamo di analizzare il modo con cui, da qualche anno a questa parte, stiamo facendo politica e informazione. Bianco o nero. Siamo stati – tutti – colpevoli di un’arroganza, di una presunzione, che si può applicare solo nel mondo del calcio.
La mia squadra è il meglio.
La tua fa schifo.

… non possiamo votare così.

Noi italiani abbiamo fin troppo poco la percezione di quanto la politica fatta come la stiamo facendo (e parlo di cittadini, non di governanti) possa essere pericolosa. Ci rintaniamo nella torre d’avorio della nostra fede calcistica, prendiamo per oro colato qualsiasi cosa ci venga propinata, non ci sentiamo in dovere di approfondire. Non va bene. La politica ha un effetto diretto sulla vita quotidiana, anche se non è percepibile a breve termine. Facciamoci domande. Abbiamo il dovere di essere umili e di informarci. Il grande mondo di Internet, che sta permettendo a me di arrivare a voi, è la più affilata arma a doppio taglio che possa esistere. Una biblioteca infinita, in cui si possono trovare argomentazioni sufficienti a sostenere tutto e il contrario di tutto. Una miniera di conoscenza, una miniera di falsità. Anche i giornalisti si fanno prendere in giro. E spesso, lo abbiamo visto accadere anche in questa estate, pubblicano notizie che poi si rivelano un falso. 

Non possiamo farci prendere in giro così. Specie se è il nostro futuro, la nostra legge, la nostra stessa percezione della realtà in gioco.

“Question everything”, per dirla con un anglicismo che mi perdonerete.
Mettiamo in dubbio ogni cosa. O, ancora meglio, verifichiamola.
Ma soprattutto verifichiamo quello che ci dicono i nostri stessi leader politici, chiunque essi siano. Non lasciate che vi si propongano bugie sponsorizzate e che su quello venga fatta leva per farvi mettere la crocetta su un voto semplicemente per il nostro tifo all’una o all’altra squadra.

Siamo meglio di così.

Il tifo è quasi sempre innato. Il voto… va meritato. E Internet ci consente di capire con un illuminato clic in più la verità. Facciamo due esempi concreti? Lanciamo le bombe finali? Facciamolo.

L’assalto a Daisy Osakue non era razzista, è stato strumentalizzato a fini politici. Era verificabile con un clic in più.

I vaccini non fanno male. La loro falsa nocività è strumentalizzata a fini politici. Si verifica con un clic in più.

Ci sono molti altri esempi, ma fermiamoci qua. Via i palloni, non temiamo un clic in più. Se i nostri leader sono nel giusto non potranno che apprezzarlo. Altrimenti sarà un grido di libertà mentale. Siamo noi i padroni del nostro voto. Presto comincia il campionato. O è già cominciato? Buona visione.

Gabriele Grosso

Lavoratore millennial, classe 1990. Project Manager e Operations Specialist per Talent Garden. Metà vita a Milano, metà a Napoli, e una spolverata di Veneto. Sempre amato capire come le cose funzionano, dagli atomi alla politica. Fanatico dell’azione, convinto che una sola parola, al posto e nel momento giusto, possa cambiare tutto.