È la stessa sinistra che scambia per barbari i grillini e critica la destra per questioni di bon ton e di galateo piuttosto che di contenuti.

È la stessa sinistra che scambia per barbari i grillini e critica la destra per questioni di bon ton e di galateo piuttosto che di contenuti.
Renzi non ha fatto tutto da solo, ha interpretato un sentimento che esiste in una parte rilevante dell’establishment di questo paese
Il gioco di Renzi va scoperto quanto prima. Va sfidato. Proprio sul terreno di gioco che lui ha scelto: il Parlamento. Una proposta.
Quel maledetto 23 novembre del 1980 ci spinge a osare di più e tirare fuori dai cassetti qualche buona intuizione e qualche pratica nuova.
Quale sarebbe il respiro strategico di un eventuale esecutivo allargato con un pezzo di centrodestra? Per fare quali scelte, quali riforme?
Ha lavorato in silenzio, ha ricucito gli strappi. Ma certe spinte sono eversive. Le istituzioni vengono prima delle pagliacciate
Vedo piuttosto una squadra che comincia ad allungarsi in campo, a sfilacciarsi sulle ali, a parlarsi poco nello spogliatoio, ad arrancare nella costruzione del gioco collettivo.
La mattina la solitudine della manifestazione dei lavoratori della Whirlpool sotto la prefettura, disperata ma serena, arrabbiata ma organizzata, e la notte la rabbia esplosiva dei “casseur” di un sottoproletariato che non è mai stato né si è mai sentito come classe generale.
Nel giorno della mobilitazione della comunità armena davanti a Montecitorio Arturo Scotto ha rivolto alcune domande a Sargis Ghazaryan, ex ambasciatore armeno in Italia