È la stessa sinistra che scambia per barbari i grillini e critica la destra per questioni di bon ton e di galateo piuttosto che di contenuti.
        
           
        
           È la stessa sinistra che scambia per barbari i grillini e critica la destra per questioni di bon ton e di galateo piuttosto che di contenuti.
        
           Tanto sta cambiando. Marx non c’è più, ma la sinistra può tornare. A patto di rompere con il passato, anche qualche volta col suo.
        
           È giunto il momento di superare la narrazione paternalista, costantemente volta a sottolineare le incapacità e le insufficienze civiche. L’Italia ce la fa, non ha bisogno di governissimi e supercommissari.
        
           Ricorre in questi giorni il sesto anniversario dell’elezione di papa Francesco. Un volume a cura di Fabrizio Mandreoli ci svela come la sua teologia scardina gli attuali e perversi equilibri economici e politici.
        
           La crisi della sinistra è solo un’appendice della più generale crisi della democrazia. Fuori da un tessuto democratico attivo, partecipativo, non ha senso
        
           Davvero “il populismo, come il riformismo, non è un’ideologia”, ma “un contenitore di ideologie”? Un ‘metodo’ e basta? E quindi una ‘tecnica’ tra le altre?
        
           Da qualche tempo le mie certezze vacillano. Ho paura. La democrazia è creatura fragile, per nulla scontata, va difesa, sostenuta, curata con attenzione.
        
           Il ‘popolo’ non è in natura, è frutto di un lavoro di direzione politica che oggi manca, surrogato da un (presunto) ‘ascolto’ cui la politica è subordinata
        
           Il ‘popolo’ a cui ci si appella è un’etichetta, una categoria, un’astrazione. Una scorciatoia mediatica, per non analizzare a fondo i fenomeni