Il rettangolo di quell’inquadratura sta parlando di noi. Ed è la platea che in silenzio vi assiste da casa ad averlo cambiato.

Il rettangolo di quell’inquadratura sta parlando di noi. Ed è la platea che in silenzio vi assiste da casa ad averlo cambiato.
Eccolo il compito di fondo del comunicatore italiano. Usare il suo mestiere per costruire forme di comprensione del mondo e delle ragioni della democrazia, modi civili per coinvolgere e avvicinare il cittadino.
È giunto il momento di superare la narrazione paternalista, costantemente volta a sottolineare le incapacità e le insufficienze civiche. L’Italia ce la fa, non ha bisogno di governissimi e supercommissari.
Un nuovo ruolo per i “creativi”: non più intrattenitori o imbonitori ma risorse civili in grado di mettere il proprio sapere al servizio della comunità
Si potrà ben raccontare la realtà in termini non leghisti. Lo spazio sui media va usato non per la condanna ma per spiegare, per ricreare un nuovo quadro. Con umiltà divulgativa.
Antifascismo in comunicazione è oggi impedire ai messaggi stessi di discriminare. Ciò che è autenticamente antifascista oggi è la mediazione e il controllo delle informazioni, la consapevolezza dei contenuti. Ecco perché i media devono essere misurati non più sulla logica dell’accesso ma quella della responsabilità.
Ancora una volta, il grande malinteso a sinistra è che “per vincere” si debba fare “come Berlusconi”. Ma neanche Berlusconi fece “come Berlusconi”. Che la destra comunichi in termini talvolta odiosi o demagogici non significa che la sue asserzioni non poggino su dati di realtà, su elettori veri, su una base sociale.
Bernbach demolì l’impostazione autoritaria, il pulpito dal quale i poteri amano diffondere i messaggi. Fu l’evento principale del 900 per la comunicazione
Ciò che non convince nella campagna contro le fake news non è tanto la sua assenza di analisi storica. È che sia il potere politico stesso a promuoverla. In democrazia non dovrebbe competere a esso la sorveglianza dei modi in cui è raccontata la realtà,