Una suggestione che anima il nostro tempo è quella della decrescita. Non va celebrata. Non va rifiutata. Va affrontata criticamente.

Una suggestione che anima il nostro tempo è quella della decrescita. Non va celebrata. Non va rifiutata. Va affrontata criticamente.
Dal 1994, in Italia, comunicazione significa Berlusconi. Mentre la sinistra “non sa comunicare”. Fu un esproprio: comunicare vuol dire mettere in comune
La “sinistra illuminata”, come di recente apostrofata da Massimo D’Alema, deve affrancarsi dalla subalternità culturale ai vecchi slogan del liberismo e recuperare la propria identità
Essere di sinistra non è necessariamente contraddittorio con una prospettiva politica di centrosinistra. E la storia italiana dà ragione a chi se l’è data
Il ‘popolo’ vezzeggiato da tutti quelli che cercano consenso a buon mercato, in questi frangenti esprime il peggio di sé, si carica di istintualità, mostra la ‘pancia’. Per la destra questo va benissimo (Berlusconi ha sempre parlato alla pancia del Paese, e così oggi Salvini), ma per la sinistra si tratta di una vera e propria tragedia.
La sinistra, nella sua controversa e complessa esistenza, è (quasi) sempre stata dalla parte degli ultimi e degli oppressi. Non in astratto, ma con la mutualità, la solidarietà, una rete associativa, i sindacati, i partiti, esercitando una faticosa mediazione politica in mezzo al proprio popolo. Spesso anche in aperta controversia con certe parti di esso.
Siamo di fronte alla riproposizione di un modello manipolatorio e centralistico di intervento sulle intelligenze che ricorda il versante più triste del 900. Il nuovo soggetto di sinistra faccia sua una battaglia per la riforma dei sistemi di valutazione nel più ampio orizzonte di un mutamento di paradigma culturale
Dopo il Brancaccio e la piazza di Pisapia la sinistra ha bisogno di fare una strada comune. Con buona pace dei pontieri, la mutazione del Pd è irreversibile
Martin Buber ed Edith Stein ci insegnano che ciò che unisce la comunità, e la differenzia dal gruppo o dall’associazione, non sono le parole con cui i suoi membri si dicono eredi di una certa visione, ma i comportamenti con i quali praticano un’esperienza di senso che li anticipa e li precede. In pratica, la fede.