Sarebbe “reazionario” un partito che “resista” al presunto “progresso” attuale, che vede sulla scena, al più, marchi politici occupati da leader ingombranti

Sarebbe “reazionario” un partito che “resista” al presunto “progresso” attuale, che vede sulla scena, al più, marchi politici occupati da leader ingombranti
Proporre la soluzione di un governo ‘neutrale rispetto alle forze politiche’ è stato come certificare un’assenza, un vuoto, una privazione. Ossia, l’impossibilità per le forze politiche di proporre, far nascere, ‘rappresentarsi’ in un esecutivo. Una mancanza di capacità rappresentativa che fa il paio con l’altra, relativa invece al corpo elettorale. Per la quale cresce la sfiducia, cresce l’astensione, e il Parlamento non è più specchio di alcunché.
Il proporzionale sollecita la mediazione politica, fa funzionare il Parlamento come tale e non come grancassa maggioritaria di qualche Capo, rappresenta il Paese invece di tracciare solchi, ‘apre’ la politica al confronto dei partiti invece di minacciare la sua chiusura già “dalla domenica sera del voto”.
Abbiamo letto con molto interesse l’intervento di Lucrezia Ricchiuti su questo Magazine. Molto contenuto dell’intervento è condivisibile. Ma c’è una ‘cornice’, diciamo così, una tesi di fondo che non condividiamo affatto: l’idea che si sia comunicato male, e che il punto sia principalmente quello.
Il destino della sinistra è il destino stesso del Paese: perché la sinistra italiana è nazione, cittadinanza, partiti, istituzioni, classi subalterne, partecipazione, articolazione sociale e mediazione alta. Ripristinare questo scenario, o meglio opporsi al presente andazzo maggioritario-personalistico è il punto politico numero uno. Ridare corpo a una democrazia articolata e partecipata è la prima condizione.
Molto probabilmente il voto non produrrà maggioranze omogenee, così che dare un voto ‘utile’ a far ‘vincere’ qualcuno (magari Renzi), rinunciando ai propri ideali, col naso turato, quasi schifati, sarebbe una grande sciocchezza, mentre è necessario votare ‘utilmente’ per la rinascita della sinistra.
Anche a sinistra, moltissimi sono convinti che la comunicazione venga prima, al posto e in surroga della politica, e che la politica stessa debba essere seconda, ancillare, attenuata, sennò non si ‘vince’. Segno che il renzo-berlusconismo è passato anche da noi.
Il mutamento in corso rappresenta per la politica di sinistra una sfida, proprio mentre l’«altro» accresce la propria alterità
Dove regna la rete e il suo tessuto policentrico, regna anche la sua crisi in termini di mediazione e articolazione dei rapporti umani. L’una produce l’altra?