Non se ne esce con una Scelta civica un po’ più grande, con l’establishment che si riorganizza, con un fronte europeista neutrale sui conflitti sociali

Non se ne esce con una Scelta civica un po’ più grande, con l’establishment che si riorganizza, con un fronte europeista neutrale sui conflitti sociali
Non si può guardare agli ultimi anni con superficialità, dando vita a un riposizionamento e trasformismo evidenti e indigesti.
senza sindacati, senza partiti, senza “ponti” tra il potere ed i cittadini, se la rabbia popolare cerca di esprimersi ha soltanto un bersaglio: il presidente della Repubblica
Non tutto dipende da noi, ma dobbiamo impostare un progetto nuovo, pensando ad Articolo Uno non come un approdo, ma come l’avvio di qualcosa di più ampio
Se non si rimetterà in piedi un soggetto-partito nuovo e si ripiegherà ancora sul loft, sulla lista occasionale, sul micro-partito identitario, sul Capo, sulla tecnica, sui media, allora il destino sarà compiuto e dovremmo farcene tutti una ragione. Se non lo fa la sinistra, chi altri dovrebbe farlo?
Il prossimo 16 dicembre ci vedremo a Roma. Non so come andrà. Ma l’esigenza della Ricostruzione, sulla base delle nostre Fondamenta, è indifferibile
La sinistra deve misurarsi con parole e idee nuove sulla base del discrimine (libertà, uguaglianza) che distingue progressisti e conservatori
Sinistra è tensione, etica e politica, verso il superamento dei propri limiti. Con piena coscienza del fatto che ogni autosufficienza è una contraddizione in termini.
Non serve autoconvocarsi, né servono aggregazioni orizzontali, assemblearismo o viceversa un’identità esibita accanitamente.