Siamo in guerra: nulla è paragonabile a ieri. Chi ha responsabilità di comando le deve assumere a pieno titolo e non speculare per scaricarle su altri.
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Siamo in guerra: nulla è paragonabile a ieri. Chi ha responsabilità di comando le deve assumere a pieno titolo e non speculare per scaricarle su altri.
Il vuoto di leadership all’interno dell’Ue potrà essere occupato dall’Italia e dalle proposte che offrirà al rafforzamento delle politiche di integrazione.
Può traghettarci fuori dalla tragedia e rinascere su valori di democrazia, fratellanza e giustizia sociale. Oppure rimanere immobile, e affondare.
Superata la crisi, a ragion veduta, dovremo fare tesoro anche della tragicità che questa emergenza ha generato, per ripensare le nostre priorità.
L’imprevista realtà del virus ha messo a nudo le nostre fragilità pubbliche e private, psicologiche e di sistema, di persone e istituzioni. Ma anche altro
In queste circostanze si misura la capacità di governare situazioni di emergenza e si misura il livello di civiltà che siamo riusciti a raggiungere
Scrive Ranieri sul Fatto che Conte ha parlato “da uomo dello stato”: condivido. Il motivo per cui ci torno su però non riguarda tanto Conte. Quanto noi.
Una cosa è gestire l’emergenza, altra cosa è approfittare dell’emergenza per imporre un altro modello di comando istituzionale
“Ne usciremo diversi”, si sente dire. E sarà certamente così. Ma almanaccare sulle forme che assumerà in futuro la nostra convivenza non è il tema di oggi.