La montagna della propaganda governativa ha generato una Nota di aggiornamento al DEF confusa, contradditoria e iniqua, nonostante alcune parti condivisibili

La montagna della propaganda governativa ha generato una Nota di aggiornamento al DEF confusa, contradditoria e iniqua, nonostante alcune parti condivisibili
L’attribuzione del premio Nobel per la pace 2018 a Nadia Murad e a Denis Mukwege porta all’attenzione della comunità mondiale un tema troppo a lungo rimosso. Nell’ambito dei conflitti armati, lo stupro non è solo un attacco al corpo della donna, ma anche una violenza, uno sfregio, una umiliazione rivolta a uomini, a religioni e culture, a interi gruppi etnici che in una certa visione di quel corpo si identificano: un’arma di guerra. Che esercita i suoi nefasti effetti ben oltre il tempo della guerra.
Le elezioni in Brasile sono un test molto importante non soltanto sulla democrazia brasiliana, ma anche per capire dove va questa parte del mondo. Tenendo conto, in più, che la sinistra brasiliana non è populista. Lula ha dato ai poveri brasiliani coscienza di sé e della propria forza. Altrimenti è inspiegabile il rapporto che lui ha con il popolo. Se Haddad andrà al ballottaggio, può vincere. Le donne si sono mobilitate contro la deriva sessista di Bolsonaro e sabato scorso hanno riempito le piazze con lo slogan “Quello no”.
La povertà non è sempre e non è solo legata a mancanza di lavoro. Le politiche di contrasto non vanno affidate ai centri per l’impiego, ma ai comuni. Non si può davvero credere che le politiche attive del lavoro possano fare miracoli (“abolire la povertà”): la disoccupazione non dipende, se non in misura marginale, dalla scarsa volontà o informazione degli individui circa le opportunità di lavoro presenti nel mercato del lavoro locale. Rendere punitive queste politiche, perseguendo l’inserimento lavorativo a qualsiasi costo, rischia di favorire la proliferazione di forme di lavoro senza dignità, precarie e mal retribuite, e di rafforzare, invece che rompere, il circuito del lavoro povero.
Serve responsabilità. Quello che colpisce guardando a quegli anni, a quella storia, è la velocità con cui gli umori dell’opinione pubblica possono cambiare
È in atto una controffensiva di classe, ma le democrazie hanno anticorpi e il contesto internazionale è meno incline di un tempo a sopportare eventuali torsioni autoritarie. Sembra paradossale ma un uomo oggetto di una campagna demolitrice portata avanti da un’informazione di una faziosità incredibile, è per la maggioranza dei brasiliani un leader rispettato e da seguire. Haddad, “il candidato di Lula”, può tenere a sinistra e rassicurare il centro moderato. C’è anche una forte reazione democratica della società brasiliana ed è guidata dalle donne.
Fare ammucchiate senza un punto di vista chiaro favorisce solo quelli che vogliamo sconfiggere. Vorrei una proposta riconoscibile di sinistra: Renzi ha firmato un appello con Ciudadanos, io in Spagna guardo a Sanchez, a una forza di ispirazione socialista-laburista. Quel numeretto che Salvini e Di Maio continuano a sventolare, il 2,4, da solo non dice nulla. È surreale che il Def non abbia ancora un testo. Il punto è se usi le risorse per far ripartire il Paese o come sembra solo per pagare l’obolo delle promesse elettorali. Continua a non essere smentita l’ipotesi di tagli al welfare, in particolare alla sanità, e il paese paga la rincorsa a chi fa più propaganda. La scena del balcone di Palazzo Chigi è il simbolo di una politica che guarda solo gli interessi di partito.
Si possono cambiare mille cose, ma non è soltanto una questione di costi. Bisogna tenere a mente come far funzionare il Parlamento nel modo migliore. La riforma della Costituzione è un argomento di primaria importanza. Per questo motivo prima di esprimere una posizione dobbiamo capire quali saranno nel dettaglio i contenuti della proposta della maggioranza. Poi potremo valutare. L’importante è il funzionamento dello Stato.
Il grande pubblico italiano forse non ha una informazione precisa su quanto accade in Brasile. Lula è vittima di una persecuzione priva di qualsiasi fondamento. La sinistra ha cercato di dare un’anima politica alla globalizzazione. Questo pensiero si è dimostrato non in grado di governare il mondo. Anzi, ha portato a una sottovalutazione delle diseguaglianze che si determinavano proprio per i caratteri assunti da una globalizzazione selvaggia. La crisi della sinistra è lì. Non è un destino ineluttabile. La sinistra deve lavorare a costruire una nuova stagione. Ma per farlo deve necessariamente partire da una riflessione critica su questa esperienza.