Scotto: oggi Craxi e Andreotti passerebbero per sovversivi

| Esteri e Primo piano
Umberto De Giovannangeli, L’Unità

Chiamiamola come vogliamo: pausa o tregua umanitaria, ma bisogna fermare questa carneficina. Incredibile il tentativo di delegittimare l’Onu, non porterà nulla di buono. C’è stato un tempo in cui le classi dirigenti avevano una lettura più problematica sulle conseguenze dei conflitti. L’Italia pesa se, nel rispetto delle sue alleanze tradizionali, riesce a muoversi negli interstizi della diplomazia per spingere obiettivi di pace. È il ruolo che la storia e la geografia ci assegnano. Usiamolo.

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Scotto: rischiamo la guerra mondiale a pezzi, torni la diplomazia

| Esteri e Primo piano
Erasmo Palazzotto e Arturo Scotto, Il Fatto quotidiano

Abbiamo bisogno di ritrovare la bussola della politica, usare gli strumenti della diplomazia e del negoziato – che includa anche l’ipotesi di una forza di interposizione a protezione dei civili sul modello di Unifil in Libano. Serve un rinnovamento e un rilancio dell’Autorità nazionale palestinese, serve ricostruire un ponte di dialogo con quella larga parte della società israeliana che vuole bonificare i giacimenti d’odio e liberarsi del lungo ciclo di guerra e terrorismo. Due popoli due stati, testardamente, nell’ora più buia di una terra disperata.

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D’Alema: il Cile di Allende ci sembrava un modello

| Esteri e Primo piano
Fabio Martini, La Stampa

La vicenda del Cile ha avuto un’influenza sulla storia italiana: il compromesso storico e la solidarietà nazionale nascono in gran parte a partire da una riflessione sul tragico epilogo dell’esperienza di Unidad popular. Il Pci prese atto che in un mondo diviso dalla guerra fredda doveva allearsi con forze come la Dc. Probabilmente senza l’appoggio americano il golpe non si sarebbe consumato. Santiago fu speculare a Praga. Il dramma di Moro e Berlinguer a un certo punto fu condividere una strategia invisa a entrambe le superpotenze.

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Oggionni: usciamo dalla guerra e dalla sua logica

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Domani

Se non abbassiamo le armi da entrambe le parti, quelle militari e quelle economiche, non solo continueremo ad avere una guerra raccapricciante nel cuore del nostro Continente. Ma da ottobre ci troveremo ovunque a fronteggiare, e in Italia più che in altri Paesi europei, anche problemi drammatici in termini di inflazione, ulteriori aumenti delle bollette per famiglie e imprese, disastri nelle catene di approvvigionamento e conseguenti pesanti contraccolpi sul terreno occupazionale. Di fronte a questioni fondamentali per il nostro futuro occorre lucidità e onestà intellettuale.

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D’Alema: l’Occidente non ha aiutato Gorbaciov e gli effetti li paghiamo ora

| Esteri e Primo piano
Francesca Sforza, La Stampa

Oggi come allora sbagliammo strategia con la Russia. Gorbaciov contava sul fatto che l’Occidente lo avrebbe aiutato ma è stato lasciato a se stesso, così si è aperta la strada a Eltsin e a tutto ciò che ha generato Putin. Era una persona con una fortissima dimensione etica. Pensava che l’identificazione tra la sinistra e il blocco sovietico fosse un peso insostenibile proprio per la sinistra. Oggi non riesco a capire quale sia la strategia occidentale verso la Russia. È giusto aiutare l’Ucraina a difendersi da una aggressione intollerabile. Ma qual è l’obiettivo?

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Scotto: i curdi traditi in nome della Nato. Il cinismo unica bussola

| Esteri e Primo piano
Arturo Scotto, Globalist.it

Quando il cinismo diventa l’unica bussola delle relazioni internazionali, parlare di universalismo dei diritti umani è solo retorica buona per i comizi. In mezzo ci finiscono i popoli innocenti. Che vengono idolatrati, poi masticati e infine sputati dalla logica della guerra. Anche quando essa viene accompagnata dall’enfasi della lotta per la democrazia. Oggi tocca ai curdi, domani paradossalmente potrebbe accadere agli stessi ucraini. Non si sa mai che Putin non ritorni a sedersi al tavolo dei grandi e tornare utile alla bisogna.

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Oggionni: l’Holodomor fu una tragedia, non un genocidio anti-ucraino

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Huffington Post

Spingere il Parlamento italiano a riconoscere come genocidio il cosiddetto Holodomor, e cioè la morte per carestia tra il 1932 e il 1933 di un numero strabiliante (gli storici affermano superiore ai 3 milioni) di ucraini: malgrado alle spalle della mozione parlamentare presentata dal Pd ci siano studi e approfondimenti di assoluto valore, mi pare che questa operazione non sia esente né dal rischio della banalizzazione né da quello della strumentalizzazione. A cosa serve tagliare un tema così delicato e complesso, di carattere storico, con l’accetta di un dispositivo parlamentare?

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Scotto: gli aggrediti vanno difesi, in Ucraina come in Palestina

| Esteri e Primo piano
Arturo Scotto, Globalist.it

Nessuno parla più di Stato di Palestina: una parola proibita per una pace proibita. Nessuno si azzarda a ricordare che se è giusto aiutare un popolo che si difende da un’aggressione – oggi la guerra in Ucraina dice questo – è impossibile voltarsi dall’altra parte davanti ad altri popoli umiliati e offesi nel loro diritto all’autodeterminazione da più di mezzo secolo. Ora va riconosciuto lo Stato di Palestina come leva fondamentale per riaprire un negoziato efficace e risolutivo. Non si è mai fatta la pace tra chi è troppo debole e chi è troppo forte. Quando i rapporti di forza sono troppo sbilanciati non resta che la strada della resa o dell’annessione.

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Per la pace, sempre. Tocca all’Europa impostare il negoziato

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Eldar Mamedov, Anna Colombo, Huffington Post

Aiutare i civili ucraini e impedire la terza guerra mondiale sono prospettive coincidenti e si possono realizzare attraverso il negoziato. Quando questa guerra sarà finita, dovranno essere evitati i vecchi errori. L’Ue deve offrire un percorso realistico e credibile per la ricostruzione dell’Ucraina, ma al tempo stesso trovare la via per integrare la Russia in un progetto europeo comune. Questo sforzo deve cominciare oggi.

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