D’Alema: il Cile di Allende ci sembrava un modello

| Esteri e Primo piano
Fabio Martini, La Stampa

La vicenda del Cile ha avuto un’influenza sulla storia italiana: il compromesso storico e la solidarietà nazionale nascono in gran parte a partire da una riflessione sul tragico epilogo dell’esperienza di Unidad popular. Il Pci prese atto che in un mondo diviso dalla guerra fredda doveva allearsi con forze come la Dc. Probabilmente senza l’appoggio americano il golpe non si sarebbe consumato. Santiago fu speculare a Praga. Il dramma di Moro e Berlinguer a un certo punto fu condividere una strategia invisa a entrambe le superpotenze.

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Oggionni: usciamo dalla guerra e dalla sua logica

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Domani

Se non abbassiamo le armi da entrambe le parti, quelle militari e quelle economiche, non solo continueremo ad avere una guerra raccapricciante nel cuore del nostro Continente. Ma da ottobre ci troveremo ovunque a fronteggiare, e in Italia più che in altri Paesi europei, anche problemi drammatici in termini di inflazione, ulteriori aumenti delle bollette per famiglie e imprese, disastri nelle catene di approvvigionamento e conseguenti pesanti contraccolpi sul terreno occupazionale. Di fronte a questioni fondamentali per il nostro futuro occorre lucidità e onestà intellettuale.

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D’Alema: l’Occidente non ha aiutato Gorbaciov e gli effetti li paghiamo ora

| Esteri e Primo piano
Francesca Sforza, La Stampa

Oggi come allora sbagliammo strategia con la Russia. Gorbaciov contava sul fatto che l’Occidente lo avrebbe aiutato ma è stato lasciato a se stesso, così si è aperta la strada a Eltsin e a tutto ciò che ha generato Putin. Era una persona con una fortissima dimensione etica. Pensava che l’identificazione tra la sinistra e il blocco sovietico fosse un peso insostenibile proprio per la sinistra. Oggi non riesco a capire quale sia la strategia occidentale verso la Russia. È giusto aiutare l’Ucraina a difendersi da una aggressione intollerabile. Ma qual è l’obiettivo?

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Scotto: i curdi traditi in nome della Nato. Il cinismo unica bussola

| Esteri e Primo piano
Arturo Scotto, Globalist.it

Quando il cinismo diventa l’unica bussola delle relazioni internazionali, parlare di universalismo dei diritti umani è solo retorica buona per i comizi. In mezzo ci finiscono i popoli innocenti. Che vengono idolatrati, poi masticati e infine sputati dalla logica della guerra. Anche quando essa viene accompagnata dall’enfasi della lotta per la democrazia. Oggi tocca ai curdi, domani paradossalmente potrebbe accadere agli stessi ucraini. Non si sa mai che Putin non ritorni a sedersi al tavolo dei grandi e tornare utile alla bisogna.

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Oggionni: l’Holodomor fu una tragedia, non un genocidio anti-ucraino

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Huffington Post

Spingere il Parlamento italiano a riconoscere come genocidio il cosiddetto Holodomor, e cioè la morte per carestia tra il 1932 e il 1933 di un numero strabiliante (gli storici affermano superiore ai 3 milioni) di ucraini: malgrado alle spalle della mozione parlamentare presentata dal Pd ci siano studi e approfondimenti di assoluto valore, mi pare che questa operazione non sia esente né dal rischio della banalizzazione né da quello della strumentalizzazione. A cosa serve tagliare un tema così delicato e complesso, di carattere storico, con l’accetta di un dispositivo parlamentare?

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Scotto: gli aggrediti vanno difesi, in Ucraina come in Palestina

| Esteri e Primo piano
Arturo Scotto, Globalist.it

Nessuno parla più di Stato di Palestina: una parola proibita per una pace proibita. Nessuno si azzarda a ricordare che se è giusto aiutare un popolo che si difende da un’aggressione – oggi la guerra in Ucraina dice questo – è impossibile voltarsi dall’altra parte davanti ad altri popoli umiliati e offesi nel loro diritto all’autodeterminazione da più di mezzo secolo. Ora va riconosciuto lo Stato di Palestina come leva fondamentale per riaprire un negoziato efficace e risolutivo. Non si è mai fatta la pace tra chi è troppo debole e chi è troppo forte. Quando i rapporti di forza sono troppo sbilanciati non resta che la strada della resa o dell’annessione.

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Per la pace, sempre. Tocca all’Europa impostare il negoziato

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Eldar Mamedov, Anna Colombo, Huffington Post

Aiutare i civili ucraini e impedire la terza guerra mondiale sono prospettive coincidenti e si possono realizzare attraverso il negoziato. Quando questa guerra sarà finita, dovranno essere evitati i vecchi errori. L’Ue deve offrire un percorso realistico e credibile per la ricostruzione dell’Ucraina, ma al tempo stesso trovare la via per integrare la Russia in un progetto europeo comune. Questo sforzo deve cominciare oggi.

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Oggionni: un’Europa soggetto di pace sia protagonista del negoziato

| Esteri e Primo piano
Simone Oggionni, Domani

Colpisce l’assoluta predominanza di una costruzione narrativa del conflitto nei termini di uno scontro sul terreno morale, tra Bene e Male. A partire da un postulato indubitabilmente giusto, e cioè che esiste un aggredito e un aggressore, scompaiono responsabilità profonde della storia. Che non giustificano, ma spiegano. Una chiamata alle armi in nome di uno scontro di civiltà tra Occidente democratico e Oriente illiberale è pericolosa per due ragioni. Per le conseguenze che potrebbero determinarsi, laddove la chiamata alle armi produce una vera e propria escalation militare e coinvolge potenze nucleari. E perché il presupposto che si agita è infondato.

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Panzeri: diritti umani prevalgano su interessi economici e alleanze politiche

| Esteri e Primo piano
Pier Antonio Panzeri, Huffington Post

Quando la politica lascia il primato alle armi, e succede troppo spesso, i primi a essere sacrificati sono i diritti umani. A cominciare da quelli dei tanti che a causa di guerre, persecuzioni e conflitti, il Mediterraneo provano a traversarlo in cerca di dignità e di futuro ma vi rimangono invece per sempre, adagiati senza nome e senza giustizia nel cimitero liquido, particolarmente nella sua parte centrale. È davvero possibile pensare di mettere a fuoco una “agenda positiva” per il futuro dell’area mediterranea senza che questa problematica veda la dovuta centralità e le risposte umanitarie a questo dramma trovino il necessario concerto e urgenza?

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