Speranza: alle europee niente ammucchiate, serve una proposta laburista

Politica e Primo piano

Intervista ad Avvenire

di Roberta D’Angelo

“Il contesto in cui siamo non può che suscitare grande preoccupazione. Ho sempre detto che le regole europee vanno cambiate e che i decimali non sono un tabù. Ma il punto è la credibilità dell’Italia, e questo governo non ne ha”. Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, invita tutti a “lavorare per scardinare l’asse Lega – 5 Stelle”. Ma il fronte comune con le opposizioni si ferma alle porte di palazzo Chigi. Per le europee il deputato di LeU non auspica “un fronte anti sovranista indistinto”, ma piuttosto “un fronte laburista”.

Cosa la preoccupa? Voi siete sempre stati contrari ai vincoli stretti dell’Europa.

Io sono europeista ma credo che l’Europa vada cambiata, non sono un rigorista. Ma come si spendono questi decimali? Qual è la finalità? Quel numeretto che continuano a sventolare, il 2,4, da solo non dice nulla. E’ surreale che il Def non abbia ancora un testo. Il punto è se usi le risorse per far ripartire il Paese o – come sembra – solo per pagare l’obolo delle promesse elettorali. E continua a non essere smentita l’ipotesi di tagli al welfare, in particolare alla sanità…

Eppure negli annunci ci sono molte cose che vi trovano concordi… Lo scardinamento della legge Fornero…

Siamo anche favorevoli a una misura universale di contrasto alla povertà. Ma la sensazione è che il Paese paghi la rincorsa a chi fa più propaganda tra Salvini e Di Maio. La scena del balcone di palazzo Chigi è il simbolo di una politica che guarda solo gli interessi di partito. Finora non abbiamo visto una carta, una tabella. Smentiscano i tagli al welfare.

Non sono stati smentiti neppure i tagli alle detrazioni. 

Le detrazioni sui mutui sono una boccata di ossigeno per le famiglie. Se si tratta solo di fare il gioco delle tre carte, non si va da nessuna parte. E’ sconvolgente il dilettantismo e il pressapochismo.

Si mira a uscire dall’euro? 

Noi siamo per cambiare l’Europa, che così com’è ha prodotto questi risultati. Ma è l’Europa l’orizzonte nel quale ci muoviamo. Qui Conte dice una cosa, Tria un’altra, altri il contrario: si dica con chiarezza dove si vuole andare.

Gli attacchi ai tecnici e alle figure di garanzia sono il tentativo di avere più margini decisionali per il governo? 

La strategia è quella di indicare sempre un nemico, come se ci fosse da dare alla piazza un capro espiatorio. C’è una concezione proprietaria del potere, se penso alla Rai, alla volontà di occupare il potere in tutte le sue forme, anche i poteri indipendenti come il Csm…

Voi avreste governato con il M5S. Sarebbe stato diverso?

Penso sia stato un errore gravissimo favorire la saldatura tra Lega e 5 Stelle. Nei 5 Stelle c’è tutto e il contrario di tutto. Hanno preso il voto di tantissimi elettori di sinistra. Dovevamo sfidarli in un governo a caratura progressista.

Come vede oggi il Pd?

Le piazze di domenica sono un fatto positivo. Vedo tanti richiami unitari, ma l’unità ha senso solo se la premessa è il cambiamento. Non la somma di gruppi dirigenti sconfitti. Non vedo ancora nel Pd la consapevolezza della necessità di cambiare.

Fate il tifo per Zingaretti? 

Zingaretti lo abbiamo sostenuto nel Lazio con i nostri voti decisivi. Ma il punto non è solo un nome.

Alle europee andare insieme avrebbe un senso, in chiave antisovranista? 

Fare ammucchiate senza un punto di vista chiaro favorisce solo quelli che vogliamo sconfiggere. Vorrei una proposta riconoscibile di sinistra. Renzi ha firmato un appello con Ciudadanos, io in Spagna guardo a Sanchez. A una forza di ispirazione socialista-laburista.