A questo link diretta streaming di Diventare l’alternativa, l’Assemblea nazionale di Articolo Uno in corso all’hotel Radisson. #Uno #diventarelalternativa

A questo link diretta streaming di Diventare l’alternativa, l’Assemblea nazionale di Articolo Uno in corso all’hotel Radisson. #Uno #diventarelalternativa
Per difendere il Sud dovremmo anche creare un intergruppo di eletti al Sud. Per il Mezzogiorno quest’autonomia è come il cappio per l’impiccato. Soprattutto se i trasferimenti si calcoleranno in base alla ricchezza media, le Regioni più povere avranno soltanto meno servizi e meno risorse. Ma non c’è soltanto la questione del Mezzogiorno: con questo modello salterebbero i servizi comunali, che oggi i sindaci finanziano con i loro tributi locali. Sull’autonomia non ci sono pregiudiziali da parte nostra. Ma soltanto se si andrà verso una riforma complessiva della nostra architettura costituzionale. Pensiamo alle Province, che il governo precedente ha provato a cancellare, ma sono ancora previste dalla Carta. E il Pd prenda una posizione netta e non più balbettante: una forza che vuole essere alternativa alla Lega, non può appiattirsi sui desiderata del Carroccio
Fare opposizione non è lo stessa cosa che stare all’opposizione. Fare opposizione è una funzione politica decisiva nella democrazia; una delle condizioni che legittimano il governo della maggioranza. A confronto degli altri, il nostro Paese mostra un’insufficienza dei gruppi dirigenti e una pochezza di proposta politica. Le forze che si ispirano alla sinistra appaiono incapaci di rappresentare il malessere delle classi popolari, di proporre politiche unitarie che si occupino efficacemente di contrastare la disoccupazione, fermare l’erosione dei ceti medi e l’impoverimento dei lavoratori, degli impiegati, dei pensionati. Incapaci di offrire alternative praticabili e dignitose a una generazione di giovani che è costretta a scegliere la via dell’emigrazione. L’attuale classe dirigente della sinistra sembra priva di strumenti concettuali e valoriali che orientino nella conoscenza e nell’interpretazione del mondo, paralizzata di fronte alla politica dell’audience che questo governo incarna così prepotentemente. Pensiamo che il Pd debba cambiare passo, ridefinire la propria identità, attrezzarsi di un linguaggio e di programmi che diano vigore all’opposizione e alla sinistra tutta. Rilanciare, riconfigurare e rafforzare il campo della sinistra italiana è oggi più che mai nell’interesse della democrazia.
A chi dice che il regionalismo differenziato andrebbe a vantaggio del Mezzogiorno rispondo che alle condizioni date sarebbe come la corda per l’impiccato.
Si avvicina l’appuntamento con “Diventare l’alternativa”, la nostra assemblea nazionale di sabato prossimo 13 luglio a Roma, hotel Radisson blu a Termini
Non è vero che il carico fiscale è eccessivo nel suo complesso, lo è invece per chi paga le tasse. Il problema di fondo rimane l’evasione di massa, quei 100,150 miliardi che mancano all’appello. Se non si risolve questo problema, è chiaro che il fisco rimarrà sempre un terreno di conflitto. Se vogliamo finanziare un sistema di welfare, le tasse sono necessarie. La riforma della destra, una flat tax con un’unica aliquota, al massimo due per tutti i redditi, non è una risposta adeguata, finirebbe per farci perdere ulteriore gettito, ed è regressiva, quindi penalizza i poveri e premia i ricchi.
Dobbiamo decidere quale società vogliamo, se si vuole uno Stato in cui a ciascuno viene dato il suo si deve fare in modo di ridurre le tasse a chi è tartassato e di farle pagare a chi non le paga, creando nel Paese un clima in cui la giustizia si possa toccare con mano. Una misura risolutiva per combattere l’evasione sarebbe l’introduzione di ritenute alla fonte per tutti, anche per i redditi d’impresa, alla quale andrebbe aggiunto l’uso sistematico delle ínformazioni bancarie e finanziarie e altre misure minori, con l’applicazione della tecnologia dei big data l’evasione può sparire del tutto. In realtà la flat tax è un regime forfettario per imprese e professionisti con redditi medio-alti che non ha giustificazione. Ha creato non solo disparità di trattamento ma anche una nuova possibilità di evasione dell’Iva perché i forfettari sono diventati consumatori finali. Il limite di 65 mila euro di fatturato include la quasi totalità dei professionisti italiani e nessuno è in grado di verificarlo, insomma se la cantano e se la suonano. E quando Di Maio controbatte dicendo che la Flat tax deve andare solo a vantaggio dei ceti medi è un ossimoro: l’imposta piatta a parità di gettito va a incidere proprio sui ceti medi, rispetto ai ricchi e ai poveri.
DIVENTARE L’ALTERNATIVA, Assemblea nazionale di Articolo Uno a Roma il 13 luglio (Radisson blu Hotel – Termini, via Turati 171) dalle ore 10 alle 16 circa
Siamo probabilmente in presenza di una autoriduzione dell’evasione dell’Iva determinata dall’obbligo della fatturazione elettronica. Su base annua, se il trend attuale risulta confermato, il maggior gettito potrebbe essere di oltre 6 miliardi. E l’incremento avrebbe potuto essere molto maggiore (più di 10 miliardi, dato che la fatturazione elettronica sarebbe in grado, se ben realizzata, di eliminare tutta l’evasione relativa a ricavi e costi fatturati ma non dichiarati che si verifica lungo la catena della produzione) se l’amministrazione avesse sostenuto la misura presso il pubblico, e si fosse attrezzata per tempo per sfruttare i dati ottenuti non solo per controllare i versamenti, ma anche per avviare i controlli specifici necessari. Dato lo scarso entusiasmo governativo, non è detto che il risultato sia acquisito; servono controlli consapevoli e dedicati. Se poi si volesse ricorrere solo a controlli automatici gli effetti della misura potrebbero essere vanificati in breve tempo. Altri interventi sarebbero possibili e necessari e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe condurre in poco tempo all’eliminazione pressoché completa del fenomeno. Non si dica quindi che l’evasione non si può sconfiggere: gli strumenti esistono; il problema è solo una questione di scelta politica.