Il governo italiano insista con determinazione sulla linea indicata dal premier Conte e dal ministro Gualtieri, impegnati in una complessa negoziazione

Il governo italiano insista con determinazione sulla linea indicata dal premier Conte e dal ministro Gualtieri, impegnati in una complessa negoziazione
Dobbiamo dire la verità. Ci aspettano mesi ancora difficili. Il nostro compito è creare le condizioni per convivere con questo virus. Ritorno alla normalità? Prima possibile ma non si può dare una data: si andrà per gradi. Stiamo preparando un Piano sanitario in cinque punti. 1. Protezione e distanziamento sociale finché non ci saranno terapie e vaccino. 2. Rafforzare le reti sanitarie territoriali, velocità nell’individuare i positivi e isolare i loro contatti. 3. Ospedali Covid sui territori per limitare i contagi. 4. Uso dei tamponi secondo le priorità Oms e impiego dei test sierologici su un campione. della popolazione. 5. Tracciamento dei contatti e telemedicina per seguire i pazienti a casa attraverso un’apposita app.
C’è un problema nel modo in cui la Germania esercita la sua leadership, che non è all’altezza delle responsabilità di questo grande Paese. Un intellettuale prestigioso come Ulrich Beck ha coniato qualche anno fa il termine merchiavellismo, cioè la crasi di Merkel e machiavellismo, spiegando che la cancelliera ha l’abitudine di utilizzare la tattica dell’esitazione come strumento per domare le controversie. Condivido il giudizio. C’è un muro di gomma tedesco ed è stato evidente nella condotta di Merkel all’ultimo Consiglio europeo. Una riforma del capitalismo è inevitabile perché è già cambiata ovunque la costituzione materiale dei rapporti tra Stato e mercato. Le responsabilità pubbliche diventano preminenti e non possono limitarsi all’erogazione di denaro. Da titolare dell’ultimo governo che, con la riforma Bindi, è intervenuto a sostegno della sanità pubblica e sostenitore di un ministro, Roberto Speranza, che dopo venti anni di tagli ha ottenuto una inversione di tendenza, spero ci si renda conto che tante campagne che hanno presentato il sistema sanitario come fonte di sprechi e disservizi erano sbagliate. Draghi? Non gli rende onore chi lo associa a operazioni di basso profilo.
Il governo si è trovato ad affrontare un’emergenza straordinaria e mai vissuta e si è mosso correttamente – come dichiarato dalla stessa OMS – sulla linea di contenimento e mitigazione del contagio del Covid 19. Per quanto riguarda le ricadute economiche della emergenza sanitaria, il primo decreto di marzo ha dato una serie importanti di risposte per lavoratori e imprese, a cui seguirà un secondo decreto ad aprile per completare un’azione difficile e complessa nel tentativo – da noi fortemente condiviso – di “non lasciare indietro nessuno” in questa crisi. In queste settimane così difficili è difficile se non impossibile fare previsioni, anche perché il mondo non sarà più lo stesso perché molti nodi economici, sociali e ambientali sono stati portati in superficie dal coronavirus e nessuno può pensare di riprendere come se niente fosse successo. L’Europa è a un bivio storico: bisogna cambiare passo.
Il nostro presidente del Consiglio sta dimostrando di possedere doti umane e politiche – proprio nel momento più difficile della nostra vita nazionale – che sorprendono positivamente e rappresentano un elemento di fiducia per tutta la popolazione, che infatti lo ripaga con un consenso altissimo. Massacrato da molti media per la “colpa” di non aver avuto esperienza politica prima della nomina a capo del governo, dopo anni in cui gli stessi media, però, avevano massacrato la “casta” per esaltare le virtù della società civile, Conte ha ben presto dimostrato un’ottima capacità di evolvere dalla sua dimensione professionale a quella politico-istituzionale, per diventare un uomo politico ben più capace, abile e professionale di tanti “professionisti” di lungo corso. La sua fermezza verso gli egoismi e nazionalismi dei paesi nordici non ha mai sconfinato nel pericolo della aggressività o della minaccia di sbattere la porta, come pure l’Italia – autolesionisticamente – potrebbe essere tentata di fare. Al contrario, mantenendo un forte ancoraggio allo spirito comunitario dei padri fondatori, ha voluto far leva sui valori della solidarietà e visione virtuosa del futuro comune al fine di ottenere l’auspicato salto di qualità nella vita politica della modesta Europa degli ultimi anni.
La povertà non è una colpa. Meno che mai lo è per tanti cittadini e famiglie che vi stanno precipitando per uno choc non preventivabile. Se vogliamo dare concretezza al proposito “nessuno deve restare indietro”, servono strumenti per raggiungere davvero tutti. E probabilmente dovranno essere strumenti differenziati. Il virus ha mostrato la pericolosità sociale di situazioni che si sono incancrenite nel tempo e che, dobbiamo dirlo, sono state “tollerate”. Emerge la criticità di un mercato del lavoro frammentato, con alcune tipologie contrattuali che nei fatti non prevedono tutele o le prevedono in modo non sufficiente. Il sistema delle tutele, della protezione, deve diventare universale. Allo stesso tempo, lo strumento che interviene nella fragilità più radicale, il Reddito di cittadinanza, va perfezionato. Sinora abbiamo agito in modo inedito e deciso ampliando gli ammortizzatori sociali e con la novità dell’intervento per gli autonomi e per altre figure come gli stagionali del turismo o i lavoratori dello spettacolo. È il protrarsi di questa situazione che ci spinge ad andare oltre e fino in fondo nella tutela di ogni singolo cittadino.
La lotta alla pandemia non può essere utilizzata come purtroppo sta accadendo in più parti del mondo, come pretesto per un attacco globale ai diritti umani e alla democrazia nel mondo. Mentre si sta facendo il possibile per fermare il contagio e si comincia a pensare come uscirne sul piano sociale ed economico, è necessario valutare anche i rischi democratici e per i diritti umani ovunque. È indispensabile prendersi cura “adesso” anche della democrazia e dei diritti, perché “dopo” vi è un concreto rischio di regressione e senza di essi il nostro futuro sarà solo più buio. In questo contesto l’Europa non può derogare dal suo ruolo guida nella tutela dei diritti umani, e bene hanno fatto quindi, lo scorso mercoledì 25 marzo, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Commissione europea a presentare una proposta congiunta al Consiglio europeo per adottare una decisione “sul Piano UE sui diritti umani e la democrazia 2020-2024”, che include tra l’altro il rafforzamento della leadership dell’UE nella promozione e protezione dei diritti umani e della democrazia nel mondo, e l’individuazione delle priorità d’azione, massimizzando il ruolo dell’Unione sulla scena mondiale espandendo la “cassetta degli attrezzi per i diritti umani”.
I Paesi del nord probabilmente continuano a sottovalutare la portata dell’epidemia e tendono a ragionare secondo gli schemi collaudati della crisi finanziaria del 2007-08, peraltro errati. La debolezza attuale della Merkel non aiuta certo. Ma il ministro delle Finanza Scholtz è della SPD ed è anche lui più un falco che una colomba. Il problema vero oggi non è certo quello dei disavanzi pubblici o del debito pubblico, bensì quello di evitare il collasso dell’intera economia continentale. Qui non si tratta di chiedere o concedere “flessibilità”, ma di avere una strategia comune per la crisi e per la ricostruzione: gli eurobond potrebbero essere utili, il Mes non sarebbe risolutivo. a cosiddetta ‘helicopter money’, vale a dire il trasferimento diretto di potere d’acquisto ai cittadini e alle imprese sarebbe di grande utilità soprattutto per garantire un liquidità di sopravvivenza alle piccole imprese, ai lavoratori autonomi, a quelli precari, alle famiglie prive di altre fonti di sopravvivenza. Governo Draghi? Ipotesi sono fondate sul nulla e hanno il solo effetto (e l’obiettivo) di indebolire il governo attuale senza produrre niente di positivo e praticabile.
Tutto il mondo ci sta copiando, poi è vero ci saranno anche stati errori, ma come avviene davanti alle cose sconosciute siamo andati per aggiustamenti successivi e abbiamo fatto bene. È la sanità di territorio la vera arma contro il coronavirus. È evidente che in dieci anni c’è stata una riduzione sul Pil nella sanità delle regioni, oltre alla storia dei numeri chiusi per i medici. È evidente che si paga qualcosa dei dieci anni pregressi, ma c’è stato un andamento anche per approssimazione che ci ha permesso di restare in piedi nonostante tutto. Il sistema ha i nervi a fior di pelle e nei prossimi giorni abbiamo un problema che si chiama tenuta. Per affrontare la situazione dobbiamo occuparci di tre questioni e la prima riguarda gli operatori sanitari, medici e infermieri. Certo che sono eroi, ma servono loro gli strumenti. Se teniamo ferma la linea – operatori, famiglie, imprese, credito – noi possiamo affrontare questa emergenza non dico con tranquillità ma senza nervosismi eccessivi. E questo significa mettere in quarantena la politica. Ci manca solo che qualcuno pensi che sia l’occasione per destabilizzare il governo…