Pubblicato su Huffington Post
di Antonio Panzeri (in collaborazione con Maria Arena, Presidente Human Rights Committee – European Parliament)
La drammatica crisi che stiamo vivendo a seguito dell’epidemia Covid-19, probabilmente determinerà innumerevoli cambiamenti a livello politico, economico e sociale per cui non è azzardato prevedere che il mondo, e in particolare la nostra società e il nostro modello di vita “occidentale” così come lo abbiamo conosciuto, non saranno più come prima. Il “mondo migliore” che la generazione precedente alla nostra ha costruito dopo la Seconda guerra mondiale, pur con tutti i suoi limiti, rischia di essere travolto e azzerato.
Non stiamo “parlando d’altro”. Anzi. Mentre si sta facendo il possibile per fermare il contagio e si comincia a pensare come uscirne sul piano sociale ed economico, è necessario valutare anche i rischi democratici e per i diritti umani ovunque. È indispensabile prendersi cura “adesso” anche della democrazia e dei diritti, perché “dopo” vi è un concreto rischio di regressione e senza di essi il nostro futuro sarà solo più buio.
Tre questioni emergono tra le altre:
1. Da un lato assistiamo alla progressiva “sospensione” delle garanzie democratiche: mentre alcune misure di limitazione della libertà personali o della privacy possono essere giustificate e comprese per ragioni sanitarie, soprattutto se saranno temporanee, altre sono inaccettabili e pericolosissime. La letterale cancellazione della democrazia attuata da Orban non può che vedere una veemente reazione europea. Una dittatura non può far parte dell’Europa.
2. Un secondo aspetto riguarda una sorta di regolamento finale e silenzioso dei conti sul terreno dei diritti umani. Molti paesi prendendo il pretesto del Covid-19 stanno restringendo spazi e qualità della democrazia e approfittando della mancanza di reazione dell’opinione pubblica mondiale cercano di eliminare oppositori e difensori dei diritti umani.
Solo per citare alcuni esempi: in Iran le autorità stanno reprimendo brutalmente le proteste antigovernative; in Egitto viene arbitrariamente prolungata la carcerazione di Ibrahim Ezz El-Din, difensore dei diritti umani; in Arabia Saudita il principe Salman Bin Abdulaziz al Saud, è stato immotivatamente prelevato dai suoi arresti domiciliari e non se ne conosce più il destino; in Algeria Karim Tabbou viene condannato in appello senza la presenza dei suoi avvocati; in Turchia vengono confermate condanne per i manifestanti di Gezi Park, tra cui Osman Kavala; e in Thailandia chiunque critichi le azioni del governo sul Covid-19 o riveli scandali e corruzioni nel settore sanitario subisce pesanti ritorsioni. E l’elenco potrebbe purtroppo proseguire.
3. Infine, ultimo ma non ultimo, nell’emergenza non vanno dimenticati anche i rifugiati dei campi profughi, i detenuti in ogni paese del mondo, i senza tetto, che hanno il diritto di essere protetti e tutelati per quanto possibile contro l’epidemia.
In questo contesto l’Europa non può derogare dal suo ruolo guida nella tutela dei diritti umani, e bene hanno fatto quindi, lo scorso mercoledì 25 marzo, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Commissione europea a presentare una proposta congiunta al Consiglio europeo per adottare una decisione “sul Piano UE sui diritti umani e la democrazia 2020-2024”, che include tra l’altro il rafforzamento della leadership dell’UE nella promozione e protezione dei diritti umani e della democrazia nel mondo, e l’individuazione delle priorità d’azione, massimizzando il ruolo dell’Unione sulla scena mondiale espandendo la “cassetta degli attrezzi per i diritti umani”.
Ma una mossa importante è stata la proposta che le questioni relative alla politica dell’Ue in materia di diritti umani nel mondo non debbano più essere soggette all’unanimità ma al voto a maggioranza qualificata, per evitare veti e dinieghi da parte di paesi ormai in pericolosa deriva. Senza fare paragoni irriverenti, mentre infuriava il secondo conflitto mondiale, dal suo confino di Ventotene Altiero Spinelli pensava e immaginava una nuova Europa prospera e libera e lo stesso facevano Jean Monnet e altri. Crearono i presupposti affinché Schuman, De Gasperi, Adenauer e Spaak dessero vita e corpo a quel sogno.
Noi oggi ci troviamo in guerra: dobbiamo combattere senza scordare il nostro passato, senza rinnegare i nostri valori e le ragioni ancora valide che hanno dato origine al sogno europeo. Il compito per la nostra generazione è questo: far sì che l’Europa si mostri all’altezza di questa sfida storica.