Rutigliano: cara Myrta Merlino, non ci sto a dire che è tutto come a marzo

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Carlo Rutigliano, Huffington Post

Non è vero che tutto è come a Marzo. Certo, serve fare di più e meglio, e farlo presto è un imperativo morale prima ancora che politico. Quale Governo può riparare in sei mesi a ritardi ed errori accumulati negli ultimi vent’anni? Comprare ventilatori e produrre mascherine è una cosa, altra gli ospedali da allestire. Servono medici, infermieri e anestesisti la cui formazione non si acquista con una gara pubblica. Occorre tempo. Non è la difesa del Governo che mi interessa. Non mi appassiona nessuno spirito di partigianeria. Ma da giovane (ancora per poco) con la passione per la politica, penso che per affrontare la complessità che ci è piovuta addosso, oltre la responsabilità, occorre un grande senso di equilibrio. Serve andare in profondità sulle questioni per leggerle e raccontarle. Troppo facile rimuovere il passato, dividere il campo tra vittime e colpevoli e derubricare ad una questione di politica nazionale un dramma come quello che stiamo vivendo.

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Speranza: recuperariamo lo spirito di marzo, avremo ragione del virus

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Annachiara Valle, Famiglia cristiana

Sono certo che l’umanità avrà ragione del virus, ma intanto non dobbiamo abbassare la guardia. Se non debelliamo il contagio l’economia resterà in crisi. In molti hanno pensato che la battaglia contro il coronavirus fosse vinta. Adesso va recuperato lo spirito di marzo e aprile, quando grazie allo straordinario comportamento degli italiani e al grande lavoro svolto da tutti gli operatori sanitari e dalle istituzioni, siamo riusciti a piegare la curva. È stato un merito di tutti gli italiani. Ora bisogna ripetere quell’impresa. Una volta trovato il vaccino, dovrà essere messo a disposizione di tutti. Nessuno potrà essere lasciato indietro, anche perché da questa pandemia si uscirà solo tutti insieme. La ricerca è anche molto avanti nel campo delle cure. Sono convinto che l’umanità avrà ragione sul coronavirus.

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Scotto: il moralismo non c’entra, da Padoan un cattivo esempio

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Arturo Scotto, Globalist.it

Il moralismo non c’entra niente. C’entra invece un’idea delle istituzioni, del rispetto del mandato popolare, della separazione tra politica e finanza. Che il Professor Padoan sia un economista stimato – questo non significa automaticamente che sia stato un buon Ministro dell’Economia – non giustifica la scelta di saltare dalla Camera dei Deputati alla Presidenza di Unicredit senza soluzione di continuità. Un fatto inedito e singolare. Che fa strame di qualsiasi retorica sul conflitto d’interesse che nel corso degli ultimi anni anche il centrosinistra ha agitato contro i suoi avversari politici. Se hai guidato per quattro anni il dicastero più importante del Governo e poi sei stato alla Camera dei Deputati in Commissione Bilancio non puoi andare a presiedere una grande Banca. Siccome il qualunquismo mi fa schifo, temo che i maggiori propulsori di questa antica malattia italiana siano quegli esponenti dell’establishment che la mattina organizzano convegni sul populismo senza accorgersi di esserne i principali sponsor.

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Oggionni: Berlinguer incarnava la diversità comunista

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Simone Oggionni, Domani

Il libro che Piero Ruzzante ha scritto insieme ad Antonio Martini e ha da poco pubblicato per Utet (Eppure il vento soffia ancora) non è un saggio su Enrico Berlinguer. È un diario, un album di memorie, individuali e collettive, che ripercorre con grande rigore, ora dopo ora, gli ultimi giorni della vita del segretario comunista. Attraverso il racconto di quei giorni emergono alcuni dei grandi temi che hanno segnato la vita e l’azione politica di Berlinguer. Ruzzante li affronta suggerendo talvolta tesi storiografiche innovative. Questo groviglio di questioni, di urgenze, di progetti parla ancora alla nostra società e ai nostri tempi. Parla della nostra società e dei nostri tempi.

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Visco: niente terze vie, il liberismo non è mai stato di sinistra

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Vincenzo Visco, Domani

Negli ultimi anni (decenni?) la sinistra non è stata più percepita come tale, è stata vittima di una perdita di consapevolezza di sé, di un mimetismo nei confronti delle posizioni della nuova destra e di un complesso nei confronti dell’ideologia dominante, quasi che le posizioni di destra fossero le uniche innovative e quelle di sinistra inevitabilmente conservatrici. Si è affermato un sincretismo sintetizzato in un ossimoro: «il liberismo è di sinistra», confondendo due modelli storicamente e logicamente non conciliabili. In questa situazione, la sinistra vede la sua identità posta in discussione, spesso per buone ragioni, e perde la sua autonomia culturale. Il progresso e il cambiamento vengono identificati con la cultura liberale e non di rado con le posizioni liberiste. Sono queste le questioni che andrebbero poste in discussione per un recupero di identità e cultura a sinistra (e non solo in Italia). C’è un intero mondo che va riorganizzato e chiamato a raccolta. E ciò non può essere fatto senza un’analisi critica e autocritica.

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Fornaro: per le comunali niente spartizioni, primarie a rischio col Covid

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Stefano Rizzi, Lo Spiffero

La politica deve riprendersi il suo ruolo e i gruppi dirigenti non possono fare Ponzio Pilato dicendo: ci pensano gli elettori. Un tavolo nazionale ci può essere ed è giusto che ci sia un confronto tra i partiti che governano il Paese di fronte a una scadenza elettorale molto importante, ma non vedo né le condizioni organizzative e politiche né sarei favorevole a una spartizione romana. Ogni città è una storia a sé. Però il dialogo tra le forze di governo deve esserci anche sui territori, questo non necessariamente comporta dar corpo ad alleanze. Prima di parlare di nomi sarebbe opportuno riflettere su un progetto di città e un profilo di candidato in cui si possa riconoscere tutto il centrosinistra, ma che abbia anche una sua capacità attrattiva al secondo turno verso l’elettorato grillino, ma non solo. A Torino un civico avrebbe il vantaggio di poter guardare avanti.

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Guerra: un fisco “modello tedesco”, progressivo e senza salti

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Roberto Ciccarelli, Il manifesto

Un’aliquota media continua per la riforma dell’Irpef. È una proposta che è stata avanzata tempo fa da Vincenzo Visco sulla quale sono d’accordo. La principale caratteristica di questo sistema è la flessibilità, che permette di calibrare il carico fiscale per garantire una progressività dolce e senza salti. Chi sostiene la riforma del sistema fiscale a due o tre aliquote sottovaluta che questo schema, a parità di gettito, continua a scaricare l’onere sulle classi medie. Noi vogliamo invece fare una riforma che riduca l’anomalia del sistema fiscale che penalizza queste persone, mantenendo le esenzioni per la fasce di reddito più basse. Abusi sul reddito di cittadinanza? Vorrei dire a chi si indigna che questo avviene sempre, in grandezze più significative, per tutte le prestazioni sociali. Il vero problema è l’evasione fiscale.

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Fornaro: via le liste bloccate, hanno fallito. Ora avanti col proporzionale

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Tommaso Rodano, Il Fatto quotidiano

Condivido la campagna del Fatto per il superamento delle liste bloccate e per un sistema più vicino alla volontà degli elettori. Attenzione però: il pensiero comune che fa coincidere la fine delle liste bloccate con l’introduzione delle preferenze rischia di essere una trappola. Ci sono altre soluzioni, come il collegio uninominale proporzionale utilizzato per il Senato fino al 1992. Le preferenze vanno maneggiate con cura, perché circoscrizioni elettorali grandi richiedono campagne elettorali molto costose, favorendo i più ricchi o incoraggiando raccolte fondi aggressive e compromettenti. Poi c’è un dato di fatto: non sempre il voto di preferenza premia i candidati più competenti.

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Speranza: dobbiamo resistere altri sei mesi, a fine inverno saremo salvi

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Annalisa Cuzzocrea, la Repubblica

Una cura e un vaccino per il Covid sono vicini. Basta polemiche inutili sulla scuola, non è un problema della ministra Azzolina, ma di tutti noi. Dobbiamo portare il servizio sanitario nazionale nelle case delle persone. La parola d’ordine deve essere vicinanza, prossimità. Abbiamo un’occasione irripetibile. Io sono favorevole al Mes, ma non mi interessa da dove arrivino i soldi, non ne guardo il colore: che vengano dal Mes, dal Recovery fund, dal bilancio dello Stato, ma che arrivino. Alle regionali si doveva fare di più per correre uniti. Ci vuole più coraggio da parte di tutti. E parlo sempre a partire da me stesso. Non è possibile che siamo al governo del Paese e abbiamo paura di andare insieme a guidare una Regione o un piccolo Comune. Ma credo che il processo politico sia inarrestabile e che si vada verso un nuovo bipolarismo, con da una parte la nuova destra della protezione, identitaria, del sovranismo e dall’altro lato un campo democratico che dobbiamo costruire tutti insieme. 

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