Bugani: Bersani, Lepore e la possibile riunificazione del centrosinistra

Politica e Primo piano

Pubblicato su Repubblica Bologna

di Max Bugani

Cari Pierluigi Bersani e Matteo Lepore, i vostri interventi su Repubblica di questi giorni stanno riscaldando molti cuori raggelati dagli eventi politici degli ultimi mesi. Fra questi, anche il mio.

In questa epoca in cui tutti cercano di mostrarsi come superuomini, forti, infallibili e invulnerabili, io non voglio nascondere la mia tristezza per ciò che sta accadendo nel centrosinistra italiano. Per anni ho seguito e sostenuto il percorso di Giuseppe Conte verso la collaborazione con il Pd e le altre forze di sinistra, per cercare di unire il fronte progressista, per costruire una vera alternativa di governo alla destra che si sapeva che sarebbe andata compatta al voto. Del resto la legge elettorale obbligava a costruire alleanze chiunque avesse l’ambizione di governare.

A Bologna abbiamo costruito qualcosa di solido e strutturato attraverso il dialogo, il confronto, la contaminazione. Abbiamo cercato di unire l’esperienza di alcuni interpreti alla freschezza e all’energia di altri, la visione e i sogni di alcuni al pragmatismo e al realismo di altri. E ci siamo riusciti. Invece a livello nazionale questa strada si è persa. Per un anno intero abbiamo visto buona parte del Pd che voleva inspiegabilmente veder morto il M5S e, dal 25 settembre ad oggi, invece, vediamo buona parte del M5S che vuole vedere morto tutto il Pd. In tutto questo, la parte migliore del M5S e del Pd non si parlano.

Il M5S, finita la sbornia data dalla resurrezione elettorale (a mio avviso scontata perché soli contro tutti si prendono anche i voti dei “contro tutti”), ripartirà da mille contraddizioni al suo interno e da mille problemi che Conte non può risolvere né con la bacchetta magica, né con la frusta. Nel M5S non ci sono solo Conte, Appendino e Patuanelli, e lo sanno tutti. Il Pd, uscito tramortito dalle urne, è entrato in una spirale di accuse interne, ma ha davanti un’occasione unica per uscire dai salotti e far nascere un nuovo soggetto politico con grande esperienza, ma più vicino al popolo e meno alle banche.

Per intenderci, una nuova forza politica, che assomigli di più a Lepore e meno a Ruberti, è possibile. Ma se invece questi due mondi continueranno a guardarsi in cagnesco, ad agire esclusivamente per la supremazia sull’altro, saranno entrambi i migliori alleati di Giorgia Meloni, di questa destra e anche di Matteo Renzi, indipendentemente da chi avrà 2 o 10 punti percentuali in più dell’altro.

Gianroberto Casaleggio è stato dipinto per anni come l’uomo antisistema che voleva distruggere tutto, ma chi come me ha lavorato per anni al suo fianco, sa perché nel 2013 mise in votazione per le quirinarie 10 nomi e non solo 5. Lo fece semplicemente perché Romano Prodi era arrivato al nono posto nelle preferenze degli iscritti e poteva rappresentare un primo punto di contatto e di equilibrio per il bene del Paese. Gianroberto aveva già capito che per prendere più voti conveniva attaccare tutti, ma per cambiare davvero le cose bisognava per forza dialogare con qualcuno e trovare una mediazione.

Allo stesso modo io credo che chiunque si riconosca in un campo progressista e di centrosinistra abbia oggi il dovere morale di unirsi. E non smetto di sperare che Bologna, così come suggerito da Bersani e Lepore, possa davvero diventare l’esempio da seguire, quello che indica la luna anche a chi in questo momento sta fissando solo il dito. Qui si aprono porte di dialogo e di confronto. Noi a Bologna facciamo così.

Diceva Schopenhauer: “Ogni separazione ci fa pregustare la morte. Ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione.”