Paolo Russo, La Stampa
Portare da 114,5 a 118 miliardi il finanziamento della sanità pubblica, cancellando il superticket da 10 euro su visite e accertamenti, dando al contempo il via a un grande piano di assunzioni. Il tutto facendo pagare il conto a banche, assicurazioni e fondi di investimento. Il neo-ministro della Salute Roberto Speranza dice di dover “ancora mettere la testa sulla sanità perché la mia nomina è arrivata inaspettata”. Ma poi precisa che “la priorità qui come altrove è ridurre le disuguaglianze rafforzando il sistema pubblico”. “E su come farlo – aggiunge – qualche idea è già nel disegno di legge che ho presentato un anno fa alla camera”. Vita breve dovrebbe avere il superticket su visite specialistiche e accertamenti, che in aggiunta alle singole quote dovute per ciascuna prescrizione oggi produce costi a carico degli assistiti a volte più alti di quelli praticati nel privato. Le sorti della nostra sanità pubblica non si risollevano però senza medici e infermieri, sempre meno numerosi e arruolati “a gettone”, con quel che ne consegue in termini di qualità e sicurezza delle cure. Lo sa bene Speranza, che dopo la parziale abrogazione dei vincoli di assunzione realizzata dall’ex ministro Giulia Grillo, propone un’ulteriore accelerazione assumendo sempre più professionisti in pianta stabile.