Arturo Scotto, Globalist.it
Non si possono liquidare gli insulti al Presidente Mattarella di alcuni manifestanti che sfilano con il tricolore come una semplice sgrammaticatura. Ho l’impressione che sia più che altro la manifestazione esplicita di un sentimento di estraneità alla Repubblica, alle sofferenze che l’hanno attraversata, alle paure che l’hanno animata, alle fratture che ne hanno scandito il percorso. Il video di Globalist squarcia questo velo in maniera implacabile, ivi comprese le manine alzate al risuonare dell’inno di Mameli. Chi insulta il Presidente della Repubblica non compie soltanto il reato di vilipendio, ma straccia un pezzo di storia del paese. Lo calpestano, dopo averla calpestata durante il ventennio, come fece il monarca che si consegnò mani e piedi al Duce. E come tradì la Repubblica chi abbassò la testa davanti alla mafia che sparava, metteva le bombe, invadeva l’economia legale. Non so dove fosse la destra quando accadeva questo, so da che parte era gente come Sergio Mattarella. Mi aspetto una presa di distanza da Salvini, Meloni e Tajani.