Fornaro: astensionisti intermittenti, quei 7,8 milioni di fantasmi

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Federico Fornaro, Il Fatto quotidiano

Il declino della partecipazione elettorale in Italia a partire dagli anni Ottanta è attribuibile, in aggiunta agli effetti dell’aumento del distacco tra cittadini e politica, al fenomeno in costante crescita dell’astensionismo intermittente. La partita delle prossime elezioni politiche, indipendentemente da quando si svolgeranno, si giocherà dunque su due piani. Vincerà chi riuscirà a mobilitare in misura maggiore il proprio elettorato tradizionale e saprà nel contempo attrarre il maggior numero di “astensionisti intermittenti”. Se, ad esempio, l’offerta politica della Lega dovesse limitarsi a convincere gli elettori che hanno votato il Carroccio alle europee, il partito di Salvini potrebbe fermarsi alle politiche ben al di sotto della quota del 30%, mentre quasi tutte le chance di recupero di Di Maio sono legate alla capacità di riconquistare la fiducia della maggioranza degli “astensionisti intermittenti”, che avevano largamente premiato il M5s nelle politiche 2018. Infine, la costruzione dell’alternativa alla destra a trazione salviniana passa, in larga misura, proprio dalla riconquista della fiducia di questo segmento astensionista: un “partito fantasma” che riapparendo nelle urne potrebbe sovvertire i pronostici della vigilia.

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Speranza: il Paese cresce solo se cresce il Mezzogiorno

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Roberto Speranza, Il Quotidiano del Sud

Il titolo scelto dai sindacati confederali per la manifestazione di oggi a Reggio Calabria, “Ripartiamo dal Sud per unire il Paese”, non poteva essere più adatto. Unire il Paese che al suo primo articolo si dichiara fondato sul Lavoro. C’è bisogno di riscatto per le regioni meridionali. E la partecipazione dei lavoratori, dei giovani, delle donne rende questa meta più raggiungibile. Il governo deve capire che i tanti Sud d’Europa si salvano se si rilanciano gli investimenti e si danno prospettive, futuro e speranza alle nuove generazioni. Siamo in piazza per dire che il Paese cresce se cresce il Mezzogiorno, per dire no ad un progetto di autonomia differenziata che viola i principi costituzionali di sussidiarietà e solidarietà.

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D’Alema: qualche volta avrò sbagliato, ma da professionista

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Vittorio Zincone, Sette – Corriere della Sera

È vero, ho fatto errori e ne ho pagato le conseguenze. Ma la strategia l’ho sempre scelta bene. Almeno, e cito Paolo Conte, “era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”. Considero inutile e vecchio il dibattito se guardare a sinistra o al centro. Il problema è sanare la frattura tra la sinistra e il mondo del lavoro. La sinistra si è trovata disorientata di fronte a una globalizzazione che ha acuito le disuguaglianze. Il blairísmo, che allora abbiamo frequentato con moderazione, negli anni Novanta aveva un senso. La crisi si è aperta in modo drammatico a partire dal 2007-2008. In alcuni Paesi la sinistra ha capito che doveva recuperare la sua ragione sociale, in Italia ci si è esibiti in un revival del blairismo fuori tempo massimo. Sono favorevole a una nuova unità e a un rinnovamento del centrosinistra, ma sono un militante disciplinato. Farò quel che decideremo insieme ai miei compagni.

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Fornaro: dopo Radio Radicale ora salviamo cooperative e testate locali

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Daniela Preziosi, Il manifesto

Nel voto trasversale su Radio Radicale è emersa una larga maggioranza a favore del pluralismo, ora si passi dalle parole ai fatti. Bisogna riconoscere alla Lega di aver dato, magari non nei termini in cui si poteva, un segnale concreto. Ma la strada è in salita. Radio Radicale è importante, ma ci sono anche i giornali delle cooperative e le testate locali. Dobbiamo fare uno sforzo per tenere tutti insieme e salvaguardare questo patrimonio della democrazia italiana.

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Visco: il condono e il rischio di lavare i soldi sporchi della criminalità

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Vincenzo Visco, Inpiu.net

L’idea di un condono che “svuoti” le cassette di sicurezza non è nuova. Fu accarezzata anche da Renzi proprio nei giorni in cui nel controsoffitto di Fabrizio Corona furono trovati borsoni pieni di banconote. Corona ritornò in carcere e dell’ipotesi non si parlò più. Ricordo un’efficace battuta di quei giorni di Pierluigi Bersani che suonava più o meno: “Voglio credere che l’idea sia di Fabrizio Corona, che a questo punto potrebbe candidarsi a sottosegretario”. Nulla, o poco, di nuovo sotto il cielo. Gli effetti dell’operazione sarebbero ovvi: la sanatoria non riguarderebbe solo il “nero”, cioè l’evasione fiscale effettuata utilizzando il contante, ma soprattutto i proventi del riciclaggio di ogni genere di traffico: droga, armi, donne, contraffazione, corruzione, estorsioni. La domanda che si pone a questo proposito è d’obbligo: come è possibile che a qualcuno possa venire in mente un’operazione del genere?

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Guerra: riecco il condono. Il governo della continuità colpisce ancora

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Maria Cecilia Guerra, Huffington Post

Come raccogliere soldi senza perdere consensi? Li chiamano, con grande ipocrisia, “pace fiscale”, ma sempre di condoni si tratta. Salvini rilancia a Porta a Porta (il vero luogo di elaborazione delle proposte di governo) il condono sui contanti. Anche questo non è una novità. È già stato fatto. ma qui non si tratta “solo” di fare un regalo agli evasori fiscali (quelli grossi, perché quelli piccoli, o quelli in difficoltà economica a cui spesso si fa riferimento per giustificare i condoni a tutti, non hanno certo dei soldi o dei gioielli in una cassetta di sicurezza), ma si corre il rischio di favorire il riciclaggio di denaro che viene da reati ancora più gravi (per esempio il famoso traffico di droga, quella vera, non la cannabis light, contro cui Salvini si è scatenato).

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Arturo Scotto

Scotto: Berlinguer non era un protogrillino, non facciamone un’icona

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Arturo Scotto, Huffington Post

Berlinguer va tolto dall’album delle figurine in cui l’abbiamo relegato e riportato alla sua dimensione di dirigente politico della sinistra. Invece, negli anni è venuta avanti una sorta di canonizzazione del leader comunista, di cui si citava solo l’intervista di Eugenio Scalfari sulla questione morale – che era l’esatto opposto dell’anticipazione dell’ondata giustizialista di questi decenni – e si dimenticava la natura profondamente di parte del suo messaggio politico. Sì, perché Berlinguer era indubbiamente un uomo stimato da tutti, ma non ha mai pensato di essere un padre della patria. Era il capo della classe operaia, era colui che si era candidato a guidarla fino al Governo del Paese e, in quanto tale, si faceva carico degli interessi generali. Insomma, Berlinguer è una personalità complessa, pienamente dentro la faticosa costruzione della democrazia italiana dopo il ventennio fascista, figlio dei ristretti margini di autonomia che la guerra fredda aveva consegnato al movimento comunista italiano. Sarebbe sbagliato guardarlo attraverso le lenti della miseria politica in cui siamo precipitati oggi.

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Documenti: l’intervento di Fornaro sull’informativa del ministro Tria

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I nodi stanno venendo al pettine. Oggi più che mai siamo isolati in Europa e un anno di propaganda antieuropeista non ha prodotto modifiche alle regole

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Speranza replica a Renzi sulla caduta di Letta: “Forse gli manco…”

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Giovanna Casadio, la Repubblica

Scopro che avrei deciso non solo di fare cadere Letta ma anche di avere imposto Giovanni Legnini come vice presidente del Csm. Cosa dire? Che non pensavo di avere tutto questo potere. Una vera dittatura dell’allora minoranza. Gli italiani non sono stupidi e sono in grado di capire come sono andate le cose. Alle affermazioni di Renzi, sorrido. Anzi, aggiungo: lui non voleva fare il premier, abbiamo dovuto costringerlo!

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