Documenti: l’intervento di Fornaro sull’informativa del ministro Tria

Politica e Primo piano

Signor Presidente, signor Ministro, i nodi stanno venendo al pettine. Oggi più che mai siamo isolati in Europa e un anno di propaganda antieuropeista dei due Vicepremier non ha prodotto alcuna modifica alle regole sul Patto di stabilità, modifiche che sarebbero state utili e necessarie. Il Paese ha bisogno di tutto meno che di una nuova guerra contro l’Europa a soli fini elettorali.

Siamo dunque favorevoli a un confronto serrato, se necessario, sulla reale utilità, o meglio dannosità, delle politiche di austerity imposte dal pensiero neoliberista in questi anni e di regole attente solo ai parametri del debito e non, ad esempio, ai tassi di disoccupazione. L’obiettivo comune e condiviso di Unione europea e Italia dovrebbe essere più crescita, accompagnata da più occupazione e meno diseguaglianza. La crescita, meglio se attraverso una rivoluzione verde, e non l’austerità può abbattere il debito. L’Italia è un grande Paese e può farcela anche da sola a condizione che con l’Europa si imposti un rapporto di reciproco rispetto e non una guerra mediatica costante e quotidiana. Una campagna elettorale infinita, dentro e fuori il Governo, non solo non ha aiutato, ma ha fortemente danneggiato l’immagine e la credibilità dell’Italia nei confronti dei mercati.

E, guardate, anche la vicenda recente che ha coinvolto quest’Aula relativa ai mini-BOT la dice lunga, è paradigmatica: un’iniziativa, quella di una mozione, che sappiamo essere ben differente da una legge, è stata interpretata dai mercati nella maniera peggiore possibile, perché c’è stato chi autorevolmente dai banchi della maggioranza ha usato parole come “uscita dall’euro”, come “strumento di moneta parallela”; cose che in quest’Aula non sono mai risuonate e che, evidentemente, avrebbero portato a ben diversi comportamenti parlamentari. Ebbene, questa vicenda è paradigmatica perché i mercati giustamente vogliono un Governo che governi e non uno stillicidio di attacchi continui e costanti tra ministri e partner di Governo, attacchi all’Europa quotidiani in chiave populista, alla ricerca sempre di un nemico a cui contrapporre la pochezza della propria strategia in materie economiche.

E, se ci aveste ascoltato, signor Ministro – lei ricorderà i nostri interventi, credo e spero, durante il DEF, durante la NADEF – non saremmo arrivati qui. Noi abbiamo detto fin dall’inizio che si poteva, si doveva contrattare con l’Europa, a costo anche di un confronto serrato, maggiore flessibilità, ma non per spesa corrente, quella avremmo dovuto farcela a carico noi, il problema della povertà era un problema di cui dovevamo farci carico noi con risorse nazionali, ma una maggiore flessibilità per investimenti, che invece, come è stato ricordato, continuano a stagnare, come sono stagnati in questi anni.

E quindi – lo diciamo chiaramente – noi saremo molto attenti che alla fine di tutto questo percorso non siano i soliti noti, i dipendenti e i pensionati, a pagare il conto salato di tagli alla sanità e alla spesa sociale, nonostante le rassicurazioni del signor Ministro quest’oggi in quest’Aula. Non siamo convinti che alla fine non siano, come dicevo prima, i soliti noti a pagare il conto. E poi dovremmo anche ricordare in questa sede che nelle sue raccomandazioni l’Europa ci chiede lotta all’evasione fiscale, riduzione del tetto per il pagamento dei contanti, un contrasto al lavoro sommerso. Perché di tutto questo non si parla? Perché su tutto questo è in atto un blackout totale? Perché non si dice che l’Europa ci chiede di fare maggiori investimenti? Noi dobbiamo ripartire da qui, da una lotta all’evasione fiscale a tutto campo per ritrovare risorse da investire per far riprendere l’economia e per dare respiro a chi fa fatica a raggiungere fine mese. Si apra, quindi, un confronto serio, aperto, riconoscendo anche la correttezza di alcune delle sollecitazioni che arrivano dall’Europa su questo fronte. Saremo più forti, molto più forti, nella difesa degli interessi nazionali e nella richiesta di modificare le regole del Patto di stabilità, perché – e concludo, signor Presidente – il principio costituzionale che chi ha di più dia di più è l’esatto contrario di una generalizzazione di uno strumento iniquo come la flat tax, checché se ne dica, e in Europa i mercati su questo sono più attenti e conoscitori di quello che spesso sappiamo fare noi.

Dunque, signor Ministro – non mi rivolgo a lei, evidentemente, rispetto all’intervento onesto che lei ha fatto in quest’Aula, ma mi rivolgo, in particolare, al resto della compagine governativa -, basta propaganda, ma un serio confronto di merito per rilanciare l’economia stabilmente nel segno dell’equità.