Fornaro: ecco perché senza il proporzionale il governo non c’è

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Valerio Valentini, Il Foglio

Garantiamo lealtà ma pretendiamo altrettanta lealtà. Abbiamo votato il taglio dei parlamentari, ora chiediamo ai nostri alleati di rispettare quanto stabilito nel documento dei capigruppo della maggioranza. Solo la formula proporzionale può aiutare a correggere le storture, sento invece già discussioni su modelli presi in prestito dall’estero, che mi convincono poco. Il sistema spagnolo? Se è la stabilità che si cerca, non mi pare saggio prendere a riferimento un paese dove nel giro di due anni si è già votato tre volte. Prima di ragionare sul tetto, accordiamoci sulle fondamenta della casa. Eviterei di ipotizzare sistemi elettorali di corto respiro disegnati per impedire l’espansione di un certo partito, anche perché poi queste strutture non reggono.

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D’Alema: Erdogan bombarda i nostri valori, non solo i curdi

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Francesco Bei, La Stampa

In Siria è in gioco l’autorevolezza delle grandi democrazie e del mondo occidentale. E purtroppo non si può contare sugli americani. I curdi sono stati in prima linea contro l’Isis, hanno difeso la nostra sicurezza. Ma rappresentano anche un’esperienza singolare di democrazia, tolleranza, eguaglianza tra uomini e donne. Quello che Erdogan vuole cancellare è quanto di più simile ai nostri valori esiste in quella parte del mondo. Quando l’Occidente aveva una leadership forte e la Serbia invase il Kosovo, facemmo la guerra per impedirlo. Nell’incontro tra Barr e i servizi italiani non vedo alcun giallo: una normale collaborazione tra due alleati.

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Speranza: superticket, ora basta, 500 milioni per togliere una tassa iniqua

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Michele Bocci, la Repubblica

A pagina 104 della Nota di aggiornamento al Def per la prima volta si afferma con nettezza che il superticket aumenta le discriminazioni e le diseguaglianze tra i territori e nei territori. E che l’obiettivo di tutto il governo è di superarlo progressivamente. Da ministro della Salute mi batterò perché questo avvenga nel tempo più breve possibile. So di avere il sostegno di tutti, a partire da Conte. Ogni volta che un cittadino non accede alla sanità per ragioni di natura economica siamo di fronte a una sconfitta dello Stato. Prima di tutto difendo l’articolo 32 della Carta, che al primo comma dice: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Parte tutto da lì. È il mio programma di fondo e lavorerò giorno e notte perché la realtà della sanità del nostro Paese si avvicini il più possibile a quell’orizzonte. L’universalità del sistema sanitario nazionale è il patrimonio più importante del Paese, da difendere come una pietra preziosa. Non mi interessano le battaglie ideologiche, ma il modello che difendo è l’universalismo. Non è così in tutto il mondo, visto che ci sono Paesi dove ci si cura solo se assicurati o con la carta di credito. Vorrei che gli italiani percepissero fino in fondo la differenza tra i due modelli e quanto è forte e bello il nostro.

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#UNICA: i video di tutti i dibattiti alla nostra Festa del Lavoro

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UNICA. La nostra Festa del Lavoro Città dell’Altra economia, largo Dino Frisullo, Roma 18-22 settembre 2019 CLICCA PER I VIDEO DI TUTTI I DIBATTITI   Mercoledì 18 settembre Ore 18 e 30: APERTURA DELLA FESTA – Arturo Scotto , Sabrina Alfonsi e Piero Latino Ore 19: DIGNITÀ AL LAVORO – Vincenzo Colla, Mauro Lusetti, Enzo Maraio, Guglielmo Epifani. Coordina … Continued

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Bersani: adesso diamo un orizzonte al patto tra sinistra e 5 Stelle

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Pier Luigi Bersani, Il Fatto quotidiano

Caro Padellaro, fra sommatoria e federazione c’è di mezzo un percorso che ci aiuti tutti a staccarci dagli ormeggi programmatici e politici di questi anni. Penso a una chiamata larga e aperta a tutte le forze interessate a costruire un’alternativa civica, sociale e politica a una destra regressiva in nome di una sinistra plurale. Bisogna partire subito, partire ieri, per creare un ambiente politico coerente con la fase aperta dal nuovo governo, che non può vivere in solitudine né tantomeno può rafforzarsi se invece di muovere e aprire il campo lo si riduce al gioco dei quattro cantoni con uno che va di qua e l’altro che va di là. In politica, Bersani non decide di Bersani. Non funziona così. Posso però esprimere un’opinione. Quando c’era da fare uno strappo, l’ho fatto con convinzione e a spese mie. Non ho ragione di pentirmene. Per quello che è avvenuto in questi anni e per le ammaccature delle forze in campo, mi vedo più adatto a spingere che a tirare (metafora del contadino col carro!). In ogni caso, sarà con tutte le mie forze.

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Fornaro: prima del taglio dei parlamentari serve un accordo sulle riforme

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Andrea Fabozzi, Il manifesto

Prima dell’8 ottobre come maggioranza dobbiamo trovare un’intesa su alcuni punti e garanzie costituzionali. Noi siamo per rispettare gli impegni, e questo vale anche per i 5 Stelle: la riduzione dei parlamentari deve vedere contemporaneamente l’avvio di un processo di riequilibrio. Proponiamo di cambiare l’articolo 57 della Costituzione per un senato non più eletto su base regionale. Questo consentirebbe di andare incontro ai problemi di rappresentanza che si aprono con il taglio dei parlamentari. Serve una legge elettorale proporzionale: più rappresentanza per colmare il fossato tra elettori ed eletti. È una bufala che solo il maggioritario garantisca stabilità. L’abolizione del vincolo di mandato proposta da Di Maio? Non è nel programma di governo: discorso chiuso. Ma lo spettacolo di entrate e uscite dai gruppi non è edificante.

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D’Attorre: perché l’uscita di Renzi è un’opportunità per la sinistra

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Alfredo D’Attorre, Il Foglio

La riflessione di Bettini sui compiti del Pd post-renziano è molto interessante. Non solo per l’autorevolezza dell’autore, ma per lo sforzo di misurarsi fino in fondo con una realtà radicalmente mutata rispetto al momento di nascita di quel partito. Il Pd è nato male non perché ha provato a costruire una sintesi nuova tra radici culturali inconciliabili, ma perché ha rinunciato fin quasi dal principio a questo tentativo, attestandosi su un nuovismo post-ideologico che si è rivelato ben presto la foglia di fico di una totale subalternità alla narrazione iper-ottimistica della globalizzazione neo-liberale. Erano gli anni in cui i libri e gli editoriali sul perché “il liberismo è sinistra” trovavano diverse orecchie attente nei fondatori del Pd (e, a essere onesti, nei DS non meno che nella Margherita). Sta qui il paradosso di un partito che, nato all’insegna della retorica del superamento del Novecento e delle vecchie appartenenze, si è ritrovato a essere culturalmente anacronistico già pochi mesi dopo la sua fondazione, allo scoppio della grande crisi globale e del tramonto delle illusioni liberiste. Se il Pd ascolterà Bettini e aprirà questa discussione sui fondamentali, non sarà una discussione che interesserà e riguarderà soltanto chi oggi è nel Pd.

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D’Attorre: l’uscita di Renzi certifica l’inadeguatezza originaria del Pd

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Alfredo D’Attorre, strisciarossa.it

L’uscita di Renzi, al di là delle sue ambizioni o illusioni, è semplicemente la certificazione finale dell’inadeguatezza del progetto originario del Pd. In un mondo in cui torna la politica e la necessità di idee e identità forti, la suggestione di un partito in grado di reggersi solo su presupposti metodologici – l’apertura, le primarie, il pluralismo -, senza una cultura politico-economica e una lettura della fase storica minimamente condivisa, mostra definitivamente la corda. Allo stesso tempo (e qui c’è un elemento di riflessione per chi come me e altri a un certo punto ha diviso il proprio percorso da quello del PD), esso rimane un giacimento grande e indispensabile di energie democratiche, nonostante gli errori e le sconfitte degli anni scorsi. Si tratta allora di affrontare adesso assieme al Pd un duplice compito. Accettare in termini costruttivi la sfida egemonica di Renzi e far prevalere nel centrosinistra una cultura politica e un’agenda programmatica in grado di rispondere al bisogno di protezione, dignità del lavoro, riduzione delle disuguaglianze, ricostruzione dello Stato, che la società italiana ha espresso nel voto del 4 marzo. E fare in modo che questo nuovo indirizzo strategico del centrosinistra si traduca in una efficace azione di governo.

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Bersani: a sinistra serve un patto nuovo che vada oltre il Pd

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Annalisa Cuzzocrea, la Repubblica

Basta inseguire un centro che è l’araba fenice, serve un progetto largo per combattere la destra, che è ancora qui. Se cerchiamo di farlo con i vecchi attrezzi, le soluzioni organizzative, le porte girevoli, ci arriviamo l’anno del mai. Serve un gesto politico forte e generoso. Un passaggio creativo. Senza inseguire equilibrismi centristi. Che sia un’alleanza, una federazione, o qualcosa di completamente nuovo, si decide nel percorso. Articolo Uno vuole essere il fermento di questo processo, come si vede in questa festa, dove abbiamo invitato Conte, Tsipras, Marco Bellocchio. Renzi insegue la sua vocazione con altri mezzi. Che avesse in testa un partito personale, orientato al centro, per tagliare ogni ponte perfino coi simboli della sinistra, lo ha dimostrato negli anni in cui è stato nel Pd. Ha aperto un varco alla destra nei ceti popolari, e quella destra ha buttato giù una a una le nostre roccaforti. È stata questa l’origine del nostro strappo, non si azzardino a paragonarlo ad altri.

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