Tozzo: il PNRE che serve all’Italia di oggi e del dopo 2026

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David Tozzo, Huffington Post

Le disuguaglianze sono il vero grande spettro che s’aggira ben oltre l’Europa, ben prima del Covid. Ciò che serve al Paese, in parallelo e giustapposizione al PNRR, è un PNRE, un Piano Neutrale di Ripresa ed Eguaglianza, un piano di azione (civile, morale, politica) permanente non perdendo di vista quelle che sono le direttrici sulle quali provare davvero a tener fede a quel tenero mantra tra il naïve e il sacrosanto del “ne usciremo migliori”; per farlo, dobbiamo uscirne e se ne esce solo se tutte e tutti assieme, nessuno più diseguale di prima da nessun altro.

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Visco: sciocchezza ridurre l’Irap, non capita sua logica molto moderna

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Simona Temperini, Adnkronos

È un’operazione spicciola e aggraverà la disparità tra diversi tipi reddito e di lavoro, stanno solo cancellando un pezzo alla volta. L’Irap era un’imposta che aveva una logica molto moderna e ciò non è mai stato capito però ne avremo bisogno in futuro. Se sostituisco un’imposta a larga base, per recuperare il gettito su singole imposte con base minore tipo l’Ires devo aumentare le aliquote molto, e questo è sbagliato. In prospettiva ci saranno di nuovo gli stessi problemi e poi, in futuro, dovremo ristrutturare i sistemi fiscali in una direzione del tutto diversa da quello che ora le attuali maggioranze o composizioni parlamentari immaginano. Non si possono ridurre le tasse se contemporaneamente non si recupera l’evasione.

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D’Alema: una donna al Quirinale, poi la legge elettorale alla tedesca

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Massimo D’Alema, Huffington Post

Il primo compito di un nuovo capo dello Stato deve essere quello di consolidare la stabilità del governo in carica. Interrompere, o anche soltanto indebolire l’azione del governo in carica sarebbe contrario agli interessi fondamentali del nostro paese. Se venticinque anni fa l’esigenza prioritaria era quello dello sblocco della democrazia, oggi il problema è quello di una sua ricostruzione a partire dalla necessità di ritessere un rapporto forte tra cittadini e istituzioni. Se allora ci appassionava – giustamente – il tema della governabilità, mi sembra evidente che oggi le necessarie misure volte a garantire la stabilità dei governi non possano che fondarsi su una rinnovata capacità di rappresentanza della società nelle istituzioni. Positivo che Roberto Speranza e Articolo Uno abbiano aderito alle Agorà democratiche.

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Guerra: la violenza sulle donne è favorita dalle discriminazioni economiche

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Rosaria Amato, la Repubblica

Bisogna rovesciare l’idea che le donne manipolano, mentono, esagerano, che è colpa loro se non sanno reagire, e rimuovere i vincoli che impediscono loro di ribellarsi. Noi abbiamo provvedimenti che vanno in questa direzione, dall’accesso alle case pubbliche alla decontribuzione per il datore di lavoro, ma bisogna sradicare anche in campo economico tutte le discriminazioni che riducono l’autonomia delle donne e favoriscono gli elementi che preparano la violenza: il controllo della donna passa anche per le risorse di cui dispone. Io penso che il contesto socio-economico sia cruciale in termini di prevenzione. Un percorso nel mercato del lavoro come quello italiano, così svilito e così condizionato dalla maternità, favorisce la violenza. Una donna che fa figli ha una probabilità di mantenere un lavoro a tempo pieno qualificato molto più bassa rispetto a una donna che non fa figli, per non parlare rispetto agli uomini.

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Oggionni: subito legge su salario minimo e su rappresentanza sindacale

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Simone Oggionni, Huffington Post

La complementarietà tra le due esigenze è essenziale, soprattutto in un Paese come l’Italia in cui il sistema della contrattazione collettiva è per sua natura decisivo nella determinazione dei salari. Da una parte, dunque, occorre un salario minimo (cioè un minimo di retribuzione, al netto di tredicesima, Tfr e contributi datoriali) che fissi una soglia sotto la quale gli accordi collettivi o i contratti privati non possono scendere, ma a partire dalla quale inizia la contrattazione. Dall’altra parte, e insieme, serve una legge sulla rappresentanza che contrasti la moltiplicazione parossistica dei contratti (siamo a oltre 900, molti dei quali pirata) e che rafforzi il valore erga omnes della contrattazione dei soggetti rappresentativi, che è di per sé la prima garanzia che i minimi già previsti dai CCNL diventino validi per tutti e non possano essere derogati insieme a tutti gli altri diritti.

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Rutigliano: perché il Movimento giovanile della sinistra aderisce alle Agorà

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Carlo Rutigliano, Huffington Post

Vogliamo portare la nostra lettura e le nostre proposte in una discussione più larga di noi stessi, una discussione senza steccati e oltre gli attuali contenitori. Per troppi anni la sinistra è stata subalterna al neoliberismo. Si è abbandonata al mercato confidando nella sua capacità di generare ricchezza e benessere per tutti, rinunciando, un po’ alla volta, alla sua visione del mondo. Così abbiamo smarrito l’anima e perso la nostra gente. Per colmare quel vuoto è necessario ricominciare dai fondamentali. Abbiamo una grande responsabilità. La nuova alleanza progressista avrà forza e possibilità di vincere se la nostra generazione non si tirerà indietro di fronte alle sfide e avrà il coraggio di tenere alte le proprie bandiere. Abbiamo il dovere di esserci.

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Visco: Draghi è adulato, ma la manovra è all’acqua di rose

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Antonello Caporale, Il Fatto quotidiano

È il migliore, ma non basterebbero le sue capacità se non godesse anche di un trattamento di favore, diciamo così, dei partiti. A Giuseppe Conte non gliene facevano passare una, anzi creavano gli incidenti, alimentavano polemiche, ogni sorta di ostacolo. L’unanimità gli consente di prendere decisioni, come sul green pass, che un governo politico non sarebbe riuscito mai ad approvare. Solo lui può dare un po’ di ordine per iniziare almeno a preparare il terreno alla transizione ecologica che non è affatto una passeggiata. È una rivoluzione che costerà lacrime e sangue. Se andasse al Quirinale poi al governo ci sarebbe il caos. Non vorrei che il Paese ci scoppiasse in mano.

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Guerra: basta bandierine, chi propone la flat tax dica come finanziarla

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Luca Monticelli, La Stampa

Al tavolo sul fisco lo sforzo di tutti i partiti della maggioranza è quello di arrivare a un punto di caduta il più possibile condiviso, che significa accettare una mediazione rispetto ai desiderata di ciascuno. Abbiamo fatto delle ipotesi, altre ne abbiamo scartate. Il Mef ci fornirà delle simulazioni che ci aiuteranno a tirare le conclusioni. Non c’è l’intenzione di frammentare gli interventi, ci coordineremo su alcuni elementi significativi. Al di là del taglio delle tasse, io ritengo che l’obiettivo più importante sia una distribuzione del carico fiscale in modo equo: quello che non funziona è che c’è chi paga e c’è chi non lo fa. Questo è il vulnus più grave del nostro sistema.

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Guerra: nessuno tocchi il catasto? Vediamo chi ha interesse a protestare

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Maria Cecilia Guerra, Left

A chi sembrerebbe logico pagare l’Irpef sul reddito percepito anni fa e non su quello corrente, o l’Iva sui consumi dell’anno scorso e non su quelli di quest’anno, o l’imposta di bollo sul patrimonio finanziario di dieci anni fa e non su quello attuale? Perché per gli immobili si deve seguire una regola diversa? Chi ha paura di perdere i propri privilegi ha anche più forza per fare sentire la propria voce, e lo fa puntando su argomenti tendenziosi in quanto infondati. La paura di pochi privilegiati è che quando i dati fossero disponibili la verità della sperequazione diventerebbe visibile ai più, e chi ha oggi il privilegio di pagare un’Imu fortemente sottovalutata farebbe fatica a difendere questo privilegio.

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