Speranza: il tempo è finito, l’attesa di Pisapia è diventata una soap opera. Il 19 novembre noi partiamo

Politica e Primo piano

Intervista al Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

«Il tempo è finito».

Roberto Speranza, vi siete stancati di aspettare Godot?
«Abbiamo parlato troppo di noi, ora basta. Bisogna correre. Dobbiamo offrire all’Italia un’alternativa che riparta dal lavoro e dalla lotta alle diseguaglianze».

Convocherete quella assemblea costituente per la quale Pisapia non si sente ancora pronto?
«Per me il 19 novembre è la data giusta per una grande assemblea democratica, in cui finalmente un popolo possa trovare una casa».

Le primarie della sinistra?
«Faremo votare la gente in tutta Italia, chiameremo migliaia di persone a eleggere i propri rappresentanti nell’assemblea e a condividere un progetto in cui tutte le forze abbiano pari dignità».

Il leader di Campo progressista non è convinto. Non si fida del tutto di lei, Bersani, D’Alema, Errani?
«Pisapia è naturalmente protagonista di questa storia, ma non si può più perdere un solo minuto e neanche stare lì a parlare tutti i giorni di nomi dei big, invece che di proposte. È diventata una soap opera insopportabile».

Una «soap» i litigi tra Campo progressista e Mdp?
«Noi siamo quelli del lavoro, della progressività fiscale, della sanità pubblica. Dico con forza basta a una discussione autoreferenziale che la gente non capisce, ora si va avanti. Il mio è un appello a tutti, ognuno prenderà le sue decisioni».

Pensa che Pisapia si alleerà con Renzi?
«No, da lui ho sentito parole chiare di alternativa alle politiche del renzismo. Però ora basta aspettare, bisogna correre. Serve una grande forza popolare, inclusiva, con ambizioni di governo e radicale nel messaggio di cambiamento. Aperta al civismo, all’ambientalismo e al cattolicesimo democratico. Vogliamo prendere un voto più degli altri, altro che ridotta».

Insomma, avanti anche senza Pisapia?
«Mi sembra di essere stato chiarissimo. Noi andiamo avanti e l’auspicio è che lui ci sia. Ognuno valuti tranquillamente, ma questa è una operazione più grande, non si ferma davanti a una singola personalità. In gioco c’è il futuro del Paese e della sinistra italiana. Il tempo è ora, non possiamo andare oltre novembre».

Avanti a sinistra, con Fratoianni e Civati? Il 1° luglio vi eravate impegnati a costruire un nuovo centrosinistra.
«La nostra proposta è e resta larga, aperta, plurale e alternativa alle politiche di Renzi. Non basta un cartello elettorale, si parte da una lista per costruire una nuova soggettività. La mia cultura politica è di centrosinistra, non mi interessa una stretta identitaria».

Renzi ha aperto alla coalizione, perché non andate a vedere le sue carte? Volete regalare il Paese alle destre?
«Apertura mi sembra una parola generosa. Il Pd non sarà mai il nostro nemico. Ma le alleanze si fanno sulla linea politica e le fratture sono state troppe. Il Jobs act ha aumentato la precarietà, la Buona scuola ci ha messo contro insegnanti e studenti, al posto degli investimenti si sono scelte le regalie fiscali e invece della rivoluzione ecologica sono spuntate le trivelle. Se si mette al centro una radicale discontinuità sono pronto a confrontarmi con tutti».

Boccerete il Rosatellum?
«Sì, è sbagliato perché disegna alleanze farlocche. Siamo di fronte all’ennesimo accordo Renzi-Berlusconi, oggi sulla legge elettorale e domani sul governo. Avremo il record mondiale di nominati e questo è indegno. Il nostro emendamento che chiedeva un solo programma per la coalizione è stato bocciato, che apertura è quella di Renzi? Noi presenteremo un candidato in ogni collegio all’uninominale».

Se Pisapia non raccoglie il vostro appello chi sarà il leader? D’Alema, Bersani, Errani, o lei?
«La sinistra rinasce se parte dalla vita degli italiani e non dai nomi dei leader. Prima il progetto, poi le personalità. Mi piace molto la nuova generazione in campo, che ha idee chiare su cosa serve al Paese».

Senza Pisapia riuscirete a superare la soglia del 3%?
«Non sono uscito dal Pd per fare un partitino, ma per costruire una grande forza popolare a due cifre. Ci sono milioni di persone che non sono di destra, non vogliono votare per Grillo, ma non si fidano più del Pd di Renzi. Lavorerò incessantemente per offrire agli italiani una nuova proposta progressista vincente».