Speranza: sanità, nuove assunzioni. Analisi anche in farmacia

Politica e Primo piano

Intervista a Il Messaggero

di Mauro Evangelisti

Più risorse per rafforzare gli organici degli ospedali, ma anche ammodernare macchinari e immobili. Sfruttare la rete di 50mila studi medici e 19mila farmacie, con la possibilità di decentrare gli accertamenti meno complessi, in modo da liberare i pronto soccorso dall’assedio quotidiano. E due punti fermi: resta la linea dell’obbligatorietà dei vaccini e vigilanza attenta sulla crisi dei rifiuti di Roma, per la quale in più occasioni l’Ordine dei medici ha lanciato l’allarme. Roberto Speranza, ministro della Salute, sintetizza così le mosse del governo, nelle ore in cui la legge di bilancio è in discussione al Senato.
Una stagione di assunzioni negli ospedali non rischia di riaprire le porte alla deriva degli sprechi?
«No, al contrario. Dai primi anni Duemila c’è un modello di programmazione della spesa sanitaria per tetti. Uno di questi è quello del personale, per il quale si deve spendere l’1,4 per cento in meno rispetto, appunto, al 2004. Dai territori, anche dalle regioni più virtuose, ormai sulla carenza del personale arriva un costante grido di dolore. Questa è una battaglia di natura nazionale».
Come l’affrontate?
«Nel 2019 c’è stato un correttivo: si poteva aumentare la cifra nriservata al personale del 5 per cento della quota aggiuntiva del fondo sanitario nazionale, che era di un miliardo. Noi abbiamo deciso, d’accordo con le Regioni, di andare oltre, nel nuovo patto della salute. La quota aggiuntiva del fondo sanitario nazionale è stata raddoppiata a 2 miliardi di euro e la parte per il personale sale al 15 per cento. Detta in estrema sintesi: abbiamo moltiplicato per sei la possibilità di spendere per le assunzioni, ovviamente per la parte che riguarda la quota aggiuntiva del fondo sanitario».
Rischiamo di arrivare tardi. Ci saranno tempi lumaca per i concorsi. E allo stesso tempo in Italia, in tutte le regioni, c’è una reale emergenza perché mancano i medici delle varie specialistiche.
«In Senato stiamo facendo approvare due emendamenti. Si potrà attingere, per le assunzioni, dalle graduatorie esistenti. Così i tempi saranno molto più rapidi. E allarghiamo le maglie della legge Madia per la stabilizzazione dei precari. Sui medici, dobbiamo aumentare le borse per le specializzazioni. Faremo un cospicuo investimento in questa direzione. Oggi, purtroppo, molti laureati in medicina non possono avere accesso alle borse di specializzazione. Vanifichiamo l’investimento che lo Stato e le famiglie hanno fatto su di loro, perché poi se ne vanno all’estero».
A Roma, ma anche nel resto d’Italia, i pronto soccorso sono costantemente affollati.
«Partiamo da un dato: la popolazione è sempre più anziana e sono sempre più diffuse le cronicità. Dobbiamo puntare su un servizio sanitario nazionale che rafforzi le risposte sul territorio. In Italia abbiamo due punti di forza: 50mila studi di medici di famiglia e 19mila farmacie, presenti anche nel paese di collina dove non c’è l’ospedale. Nella legge di bilancio abbiamo previsto 235 milioni di euro per l’acquisto della strumentazione diagnostica negli studi medici, in modo che lì il paziente potrà fare alcune accertamenti di base, per i quali non è necessario che vada in ospedale. Allo stesso modo proseguiamo con la sperimentazione delle farmacie di servizio, in modo che non siano solo “distributori di farmaci” ma offrano anche altre possibilità, come già in parte avviene, come alcuni test di prima istanza o la prenotazione di visite specialistiche».
Perché avete deciso di impegnare oltre mezzo miliardo per l’abolizione del superticket dal primo settembre?
«Perché è inaccettabile che vi fossero cittadini che rinunciavano a curarsi perché non se lo potevano permettere. Il nostro programma è indicato dall’articolo 32 della Costituzione, che riconosce il diritto fondamentale alla salute e cure gratuite agli indigenti. Per questo abbiamo deciso di chiudere una stagione di tagli nella sanità. Ora si ricomincia a investire, anche con i due miliardi per l’edilizia sanitaria e per l’aggiornamento tecnologico».
Con il precedente governo c’è stata una fase di incertezza, che ha creato confusione anche tra le famiglie, sull’obbligatorietà dei vaccini, con il divieto di entrare a scuola per i bambini da 0 a 6 anni introdotto dalla legge Lorenzin.
«Sui vaccini abbiamo una posizione netta e chiara e voglio esporla nel modo più rapido e semplice: di fronte a questioni che hanno a che fare con la salute, dobbiamo abbassare le bandierine della politica e affidarci alla scienza, che su questo tema dà indicazioni univoche. La legge Lorenzin è in vigore e va rispettata».
Si concluderà il percorso della Regione Lazio per l’uscita dal commissariamento della sanità?
«Per la parte che riguarda il mio ministero dico di sì, perché gli indicatori dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, sono tutti rispettati».
Sulla crisi dei rifiuti a Roma l’ordine dei medici in più occasioni ha lanciato l’allarme.
«Teniamo molto alta la soglia di attenzione. Su questa materia siamo pronti alla massima collaborazione con Roma Capitale e Regione».