Speranza: over 60 vaccinati entro giugno, in estate saremo più sicuri

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Tommaso Ciriaco

Per la destra leghista è il ministro delle chiusure. Roberto Speranza pensa più semplicemente di aver messo sempre davanti la salute dei cittadini. «Salvini sta al governo, ma si comporta come fosse all’opposizione. Non dobbiamo vendere illusioni». Sia chiaro: il ministro della Salute crede che, accelerando con i vaccini, questa estate sarà diversa, «migliore». «Ci potremo consentire molte più libertà», a patto di mantenere alcune precauzioni, come le mascherine. Non scommette sulle aperture anticipate di aprile, questo no. Ma punta sul fatto che a maggio si tornerà a zone gialle. E sui vaccini indica due novità che segnano una svolta. La prima: il richiamo di Pfizer e Moderna a 42 giorni, non più a 21 e 28. E la possibilità per gli over 60 di presentarsi davanti agli hub vaccinali per farsi immunizzare con AstraZeneca senza prenotazione, con le dosi eccedenti della giornata.

Speranza, partiamo da quello che non va: la Spagna è a 400 mila somministrazioni al giorno, la Francia a 500 mila, la Germania a 650 mila. L’Inghilterra a un passo dall’immunità di gregge. Segno del fallimento della nostra strategia vaccinale?

«No, assolutamente. Il confronto con l’Inghilterra non ha senso. Sono partiti molto prima e hanno più dosi. Con gli altri tre Paesi, invece, siamo allineati: tutti poco sopra le 21 somministrazioni su cento abitanti. Noi, con una media di 310 mila al giorno negli ultimi tre giorni, siamo in crescita. C’è però una verità in quel che dice: loro hanno avuto dei picchi molto alti negli ultimi giorni. Per tutti, però, il collo di bottiglia è nella disponibilità di dosi. E quindi, con dieci milioni di vaccini in trenta giorni si può anche toccare un picco, ma poi si rallenta. E questo vale per tutti».

Quindi siamo destinati a non crescere nelle somministrazioni?

«Al contrario: i numeri sono sempre più incoraggianti. E noi dobbiamo accelerare ancora, questo è chiaro. Il lavoro di Figliuolo va in questa direzione. In questo trimestre attendiamo 50 milioni di vaccini. E 7,3 milioni di Johnson & Johnson».

Questa azienda pare abbia già programmato tagli. Non era l’arma salvifica, essendo monodose?

«È un vaccino importante. Questa settimana arriveranno le prime dosi. Saranno 4-500 mila ad aprile. E 7,3 milioni nel trimestre al momento sono confermate».

In Francia aprono all’utilizzo di Astra tra i 55 e i 60 anni. Si può fare anche da noi, per correre di più?

«La nostra raccomandazione è sopra i 60».

Sempre Parigi progetta la somministrazione di Pfizer e Moderna con un richiamo non più a 21 e 28 giorni, ma a 42 giorni, per allargare la platea. Potremmo farlo anche noi?

«Aifa ha già espresso un parere in cui dà la possibilità di una seconda dose al 42esimo giorno. Si recuperano due o tre settimane e può essere utile in questa fase. È un passo avanti. Anche se ribadisco che la vera svolta è avere più vaccini: avere 50 milioni permetterà la vera accelerazione».

Un altro modo per correre è quello che ha deciso la Puglia: permettere agli over 60 di presentarsi allo sportello senza prenotazione e vaccinarsi a fine giornata, se avanzano dosi di AstraZeneca. Si può fare a livello nazionale?

«Ora la priorità sono le persone sopra gli 80 anni e poi quelli tra 70 e 80. Tra qualche settimana sarà così».

Con la circolare di Figliuolo avete cambiato i criteri del piano. Priorità a over 60 e fragili. “Congelati”, invece, sanitari non esposti, personale scolastico, forze dell’ordine. Sbagliavate prima? Perché non è stato così da subito?

«Era già così. Nel piano che presentai il 2 dicembre al Parlamento era prevista la priorità assoluta per il personale sanitario impegnato in prima linea, per le Rsa e gli ultraottantenni. Modificammo i criteri quando AstraZeneca venne autorizzata solo per gli under 65, effetto della prima sperimentazione circoscritta ai più giovani. Dovevamo decidere se tenere le dosi in frigo o usarle. Scegliemmo di destinarle in particolare alla scuola, che è un pezzo fondamentale del Paese. Una mossa utile, oggi, per consentire la ripartenza delle lezioni in presenza. Poi AstraZeneca è stata autorizzata per tutti e siamo tornati alla declinazione originaria del piano».

Nel frattempo le Regioni hanno destinato almeno due milioni di vaccini alla categoria “altri”. Una delle ragioni per l’alto livello di mortalità ancora oggi, pare. Di chi è la colpa?

«Con le Regioni c’è collaborazione. Ma le scelte fuori dalle indicazioni del piano sono state errate. Adesso l’ultima ordinanza rafforza in modo ancora più perentorio criteri che erano già prescrittivi. E dice che l’obiettivo fondamentale del governo è vaccinare tutte le persone che possono perdere la vita con il virus. I numeri sono chiari: il 60% dei deceduti ha più di 80 anni, il 95% delle vittime è over 60. Quindi sono la nostra priorità assoluta. A loro le Regioni devono destinare tutte le energie e le dosi».

Quando completeremo gli over 80? E per quando tutti gli over 60 d’Italia avranno ricevuto almeno la prima dose?

«Gli over 80 entro aprile. Poi credo che entro il trimestre quindi entro fine giugno si possono mettere in sicurezza tutti gli over 60, che sono altri 18 milioni circa».

Al Sud la situazione è difficile. Molte segnalazioni di gravi ritardi sugli over 80 in Calabria, Sicilia, Campania. Cosa farete per loro?

«C’è una particolare attenzione per il Sud, ma le Regioni vanno viste una per una, senza dare un giudizio sommario. Io dico: collaboriamo, ma pretendiamo che le indicazioni date vengano rispettate rigorosamente. A questo punto le priorità sono chiarissime e non vanno più commessi errori».

Dice Zaia: c’è un mercato parallelo sul quale altri Paesi Ue attingono dosi aggiuntive. È vero? E pensa che siano possibili accordi bilaterali tra l’Italia e Big pharma?

«A me non risulta. Tutti i Paesi europei si sono impegnati ad acquisti congiunti e ad evitare trattative parallele con singole aziende con cui tratta anche la Commissione europea. Più in generale, credo che una guerra tra Stati, un “tutti contro tutti”, non ci avrebbe aiutato. Questo non toglie che paghiamo un prezzo per gli errori nella negoziazione dei contratti siglati dalla Commissione e che per il futuro vanno previsti vincoli maggiori per le aziende farmaceutiche, affinché quello che è accaduto non succeda più».

Come sono i dati su AstraZeneca? Le disdette sono tante?

«I dati sono leggermente più bassi degli altri vaccini, ma la campagna con AstraZeneca procede a ritmi incoraggianti».

Parlavamo delle riaperture. Per Salvini lei è l’uomo delle chiusure, mentre Draghi la difende.

«Una premessa: le scelte sono fatte partendo dall’evidenza scientifica. E seguendo un unico obiettivo a cui sarò sempre fedele, che mi assegna la Costituzione: tutelare la salute delle persone. Il quadro è tuttora complesso: la curva delle ultime settimane si è piegata grazie alle misure attuate. Ma a causa della variante inglese il livello di contagio è ancora molto alto e la pressione sui presidi sanitari assai significativa: 3585 ricoverati in terapia intensiva. Basta alzare lo sguardo e vedere Francia e Germania: la prima in zona rossa nazionale, la seconda che pensa di estendere il lockdown».

Torniamo alle riaperture, che la Lega vuole dal 20 aprile. Possibile?

«Penso che ad aprile convenga tenere ancora la massima prudenza. Ma credo anche che nelle prossime settimane l’incrocio tra l’effetto delle misure delle zone rosse e il contemporaneo significativo aumento delle somministrazione dei vaccini ci metterà nelle condizioni di guardare con ragionata fiducia al futuro. Un futuro a cui stiamo già lavorando».

Ad aprile non si apre, dunque. Ma a maggio si può tornare alle zone gialle? Draghi dice che siamo prossimi a riaprire.

«Guardi che in realtà abbiamo già invertito la tendenza. Da oggi 30 milioni di persone passeranno dal rosso all’arancione. Un processo inverso rispetto a marzo. A maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili un nuovo fondamentale criterio che abbiamo fissato ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle della zona gialla. Però voglio essere chiaro».

Dica.

«Dobbiamo avere grande cautela e prudenza. Continuare con un percorso di gradualità, l’unico che ci consente di governare la curva e non vanificare i sacrifici fatti. Così potremo rilasciare progressivamente le misure restrittive».

Insisto: non è quello che chiede Salvini, che la indica come problema politico e cavalca pure la piazza. Come replica?

«Io non voglio mai fare polemica con nessuno. Detto questo, tutti sanno che le scelte fatte dal governo sono sempre passate dal cdm e approvate all’unanimità. Su Salvini dico solo che trovo incomprensibile l’atteggiamento di chi sta al governo e si comporta come se fosse all’opposizione, con l’obiettivo mal celato di raccattare qualche voto sulle difficoltà vere di tante persone. A quelle persone non dobbiamo vendere illusioni, ma dare risposte concrete: significa sostegni e costruzione di un percorso di graduale riapertura».

C’è anche da confermare la disponibilità a ospitare la partita inaugurale degli Europei a Roma. La darete?

«È prematuro decidere oggi, ma faremo ogni sforzo per tenere quella partita nella Capitale».

Che estate sarà, ministro? Con i ristoranti aperti la sera, i cinema e i teatri di nuovo con il pubblico, senza coprifuoco? E potremo addirittura togliere la mascherina?

«Alcune misure andranno mantenute. Ma immagino un’estate molto diversa dai mesi che stiamo vivendo. Certo, serve attenzione e gradualità, non c’è un’ora X in cui scompaiono le misure. Ma sono ottimista. Se riusciremo a vaccinare la maggior parte della popolazione, questa estate ci potremo consentire molte più libertà».

Ci crede davvero?

«Sì, a patto che non sia un “liberi tutti” che ci farebbe piombare in una situazione complicata. Ma sarà possibile recuperare spazi di libertà. Andranno mantenute alcune regole fondamentali, a partire dalle mascherine, ma il vaccino è davvero il “game changer” di questo incubo».