Speranza: né col Pd né con la sinistra antagonista. Noi fedeli al vero progetto di LeU

Politica e Primo piano

Intervista ad Huffington Post 

di Alessandro De Angelis

Speranza, che fine avete fatto? Anche voi sembrate afoni, ancora sotto shock, incapaci di indicare una prospettiva. Vi state anche lacerando al vostro interno.

Le parlo con franchezza: sono rammaricato e incazzato, scriva proprio così.

Incazzato?

Parliamoci chiaro: LeU è oggettivamente paralizzata sul piano politico e organizzativo e divisa sulla prospettiva strategica. Questo status quo non è più sostenibile e i nodi che ci sono vanno definitivamente sciolti.

Vanno sciolti i nodi o vi state sciogliendo voi?

Siamo in un ritardo clamoroso rispetto alla costruzione di una prospettiva. È innegabile che ci siano problemi e differenze tra noi. Io dico questo: avevamo accettato il troppo lento percorso a due fasi approvato dall’assemblea del 26 maggio per spirito unitario. Ora però è il momento di una svolta e serve una operazione verità su come stanno le cose.

Ce l’ha con Grasso, se capisco bene. Lui dice che siete in attesa di capire ciò che accade nel Pd e frenate sulla costruzione di un soggetto unitario.

È semplicemente surreale e scorretto che si continui impropriamente ad alimentare una cultura del sospetto attorno ad un fantasioso ritorno nel Pd a cui nessuno di noi pensa. È ancora più grave che questo avvenga da parte di chi così sta rinunciando a svolgere una funzione di garanzia per tutti, Grasso appunto. Voglio ricordare a lui e a tutti che siamo gli unici ad aver dato in tutte le fasi la disponibilità reale a superare Mdp per costruire un partito nuovo. La nostra comunità merita più rispetto.

Non volete tornare nel Pd se vince Zingaretti?

Nessuno vuol tornare nel Pd. Rispetto il loro dibattito ma non vedo quel cambiamento di cui c’è bisogno, quella discontinuità profonda che invochiamo da tempo. Anzi le dico di più, io credo che il Pd, per come è, abbia esaurito la propria missione storica e la propria funzione originaria. Il 4 marzo si è aperta una fase nuova in Italia ed in Europa. Per tutti. È da qui che bisogna partire.

Sia più esplicito.

Il Pd ha fallito, ma è altrettanto sbagliata la strada di una semplice riunificazione nell’ennesimo cartello elettorale di tutte le forze della sinistra radicale e antagonista. A questa opzione, politicamente legittima e formalmente adottata da Sinistra Italiana nella ultima direzione senza alcun confronto condiviso, noi diciamo no. Essa è in contraddizione con lo spirito originario dello stesso progetto di LeU. E poi ci dicono pure che siamo noi…

Sta dicendo: no a un ritorno nel Pd e no a una lista radicale o sovranista di sinistra. Concretamente questo “né né” come si traduce?

La nostra ambizione è e resta la nascita di un partito politico nuovo e autonomo della Sinistra e del Lavoro che sia il motore di un campo dell’alternativa al consolidarsi del blocco giallo verde. Mdp è da sempre disponibile a superare se stesso e a confluire in una forza più grande per questo obiettivo. Gli altri che fanno? Serve un soggetto che sia l’innesco per la costruzione di una sinistra popolare con ambizione di governo, in contrapposizione alla destra nazionalista. Questo è il vero progetto di LeU. Per queste ragioni ho proposto e insisto ancora oggi per la lista autonoma di LeU alle europee senza annacquarci in un fronte repubblicano e senza consegnarsi al ruolo di testimonianza settaria. Qualcuno mi spiega perché non si può fare? Chi non vuole la lista di LeU alle europee non vuole LeU perché ha altri progetti. Questa è la verità.

Non capisco come possiate andare avanti in questo percorso. Siete divisi all’interno tra una componente che vuole l’accordo con Rifondazione comunista e una più progressista, avete un leader non riconosciuto, si registrano crescenti difficoltà di partecipazione.

Sì può e si deve fare. E subito. Sciogliendo i nodi politici. Serve all’Italia una sinistra nuova e popolare autonoma dal Pd come da Rifondazione. Io però non voglio più aspettare. Andremo avanti con chi ci sta su questa linea. Ora LeU venga definitivamente liberata dalle rendite di posizione, dagli accordi pattizi e dalle nomine dall’alto. Si dia voce immediatamente ai nostri iscritti e militanti, coinvolgendo il massimo numero di persone e conciliando le nuove forme di adesione digitale con gli irrinunciabili strumenti della partecipazione e deliberazione nei luoghi fisici dei circoli e delle sezioni. Fa riflettere che mi siano stati proposti astrusi meccanismi in cui si vota solo on line che negano la nostra storia di radicamento sul territorio e di rapporto reale con le persone. Per tutte queste ragioni chiedo una svolta. Ora o mai più.

Lei dice che il Pd ha esaurito la sua missione storica. Ma non pensa che, a maggior ragione, l’ha esaurita, sul nascere, anche il suo partito? Non sarebbe il caso di ragionare su un campo largo di centrosinistra, in Italia e in Europa?

Di sinistra, direi. Dobbiamo stare dentro la ricerca più ampia di una sinistra nuova perché le attuali famiglie europee non sono più sufficienti da sole per contrastare l’asse sempre più solido tra il Ppe e la nuova destra nazionalista. Io mi sento ecosocialista, so che Il Pse attraversa una crisi molto seria, ma non si può non vedere che proprio al suo interno personalità come Sanchez, Costa e lo stesso Corbyn si battono per un processo di rinnovamento molto significativo, che parte da una critica radicale alla sbornia liberista dell’ultimo decennio.

Il ragionamento che fa è chiaro, ma i soggetti politici e le alleanze nascono nel fuoco di una battaglia. Io questo fuoco non lo vedo, anzi proprio sulla manovra ognuno recita a soggetto la sua opposizione, anche tra di voi.

Il nostro giudizio è drasticamente negativo sulle scelte operate nel Nadef e nella Legge di Bilancio. Il tema non è mai stato l’applicazione ortodossa del pareggio di bilancio e dei parametri europei. Il punto è come quelle risorse vengono impiegate e quali interessi vanno a colpire per rilanciare lo sviluppo e l’occupazione. È la manovra della iniquità e della furbizia. Lo chiamino come vogliono, nei fatti c’è il condono, che fa rialzare la testa di nuovo a quell’Italia allergica alle regole basilari del patto repubblicano. Dove è finito “onestà, onestà”?

Registro che con la manovra anche per voi è sparito dall’agenda il tema del rapporto con i Cinque Stelle.

Resta, come c’è sempre stato, quello del rapporto con milioni di elettori che hanno votato M5s perché delusi dalla sinistra e ora si ritrovano il condono e le deportazioni dei migranti. A loro bisogna offrire un soggetto credibile della sinistra, partendo da una battaglia di opposizione dura che parta dalla questione sociale. Lo spazio c’è ed è enorme, tra il partito “Forza spread” e l’improvvisazione demagogica di questa stagione. Bisogna rimettere al centro Lavoro, Sanità, Scuola pubblica, Progressività fiscale.

Insisto, con i M5s è possibile o no dialogare?

È sempre più difficile. I Cinque stelle sono diventati il servo sciocco di Salvini tradendo larga parte dei propri elettori. Ed emerge ancor di più il disastro di aver favorito da parte del Pd la saldatura del blocco gialloverde. Adesso siamo di fronte a un governo egemonizzato dalle pulsioni della destra regressiva, inserita pienamente dentro un ripiegamento delle società democratiche occidentali, agganciata ai neonazionalismi crescenti, chiusa nell’intolleranza verso qualsiasi forma di differenza, disumana nei confronti dei migranti. I Cinque Stelle vanno comunque sfidati, anche in nome delle aspettative che hanno suscitato e deluso.