Speranza: abbattere la diga tra centrosinistra e Cinquestelle

Politica e Primo piano

Intervento su Strisciarossa.it

di Roberto Speranza

Ho letto l’articolo di Michele Prospero su Strisciarossa e vorrei provare a ragionare partendo da un dato di realtà. Siamo dinanzi al più clamoroso spostamento a destra dell’elettorato del nostro Paese. Lega e Fratelli d’Italia assieme superano il 40%. Non era mai avvenuto prima nella storia d’Italia che forze esplicitamente collocate nella destra politica ottenessero un risultato così alto. È necessario indagarne le ragioni politiche e quelle sociali. Queste ultime sono le più interessanti e profonde e riguardano larga parte dei paesi occidentali, non solo il nostro Paese.

La sinistra ha prima trascurato, poi abbandonato, la questione sociale e ha smesso di interpretare la domanda di protezione che emerge dai ceti sociali più deboli e dai ceti medi impoveriti dalla crisi. La nuova destra della protezione è riuscita dove noi abbiamo fallito e ci ha, a mano a mano, sostituito sul piano elettorale e ancor prima sul piano della rappresentanza sociale. Così si spiega il “recinto” del centrosinistra, chiuso elettoralmente nelle aree urbane, tra i ceti benestanti e ben istruiti.

 

LA SFIDA DELLA LISTA UNITARIA LEGATA AL PSE

Alle elezioni europee ho sostenuto, assieme alla comunità di Articolo Uno, la lista unitaria legata alla famiglia del Pse, lanciata da Nicola Zingaretti. Il suo risultato è certamente un punto di partenza, ma il limite vero che vedo è che il blocco sociale che rappresenta non è mutato rispetto a quello ristretto del 4 marzo. Questa è la ragione di fondo per cui, per voltare pagina, serve una svolta vera a partire dalle questioni economiche e sociali. Dobbiamo parlare prima di tutto a chi negli ultimi anni ci ha votato le spalle. Ad oggi non ci siamo riusciti.

Analizzando le ragioni politiche dello sfondamento della destra, invece, non possiamo non evidenziare la scelta scellerata di aver favorito la saldatura tra Lega e 5 stelle dopo il 4 marzo.

L’esperienza di governo giallo verde ha spostato l’asse del Paese a destra, spingendo un movimento, in cui dentro convive tutto e il contrario di tutto, verso posizioni da noi lontanissime. I 5 stelle perdono alle ultime elezioni europee 6 milioni di voti rispetto alle politiche. È un dato impressionante che dà il senso della crisi che ha attraversato il movimento negli ultimi mesi. Secondo gran parte delle analisi dei flussi, la maggioranza di questi voti finisce nell’astensione. Una parte significativa va alla Lega, proprio perché l’esperienza di governo ha aperto il ponte levatoio dei consensi tra le due forze. Solo una piccolissima percentuale finisce alla lista unitaria. È lecito chiedersi perché e provare a capire come porvi rimedio, se si vuol costruire un equilibrio politico diverso.

 

IL RAPPORTO CON I CINQUE STELLE

La strategia del dopo 4 marzo ha alzato una diga invalicabile nel rapporto tra 5 stelle e Centrosinistra. Descriverli, come ha fatto troppo spesso l’opposizione, come degli incapaci, cialtroni e incompetenti non è il modo migliore per parlare ad un elettorato mobile ed in buona parte deluso dalle politiche fatte dal governo. Quell’elettorato aveva riposto le proprie speranze nei 5 stelle perché li aveva percepiti come capaci di interpretare i loro bisogni e rispondere alle loro domande.

Ora il tema che abbiamo davanti è: siamo in grado di capire quelle domande e, senza dare giudizi sprezzanti, offrire risposte all’altezza?

Voglio essere ancora più chiaro. I 5 stelle sono segnati e compromessi da questa esperienza di governo che proprio in queste ore, dopo le dichiarazioni del presidente del consiglio, dimostra ancora di più tutta la sua inconsistenza. Ma per me l’avversario è e resta la destra di Le Pen, Orban e Salvini. Sono convinto che, se vogliamo costruire l’alternativa alla destra è prioritario abbattere la barriera di incomunicabilità che è stata alzata negli ultimi anni nei loro confronti. Non sto immaginando nuove maggioranze parlamentari. Sto parlando dell’obiettivo di dare dignità politica alle domande di fondo di un pezzo largo di elettorato che ha chiesto loro un cambiamento radicale, a partire da questione sociale e questione morale. È il nostro terreno. E noi dobbiamo avere il coraggio di affrontarlo.