Scotto: uranio al bando, ora serve il cessate il fuoco su iniziativa europea

Politica e Primo piano

Intervista a Il Fatto quotidiano

di Giampiero Calapà

“La discussione sul disarmo è bloccata e adesso sappiamo che il governo inglese è pronto a utilizzare proiettili di uranio impoverito, come già fa la Russia. Eppure la retorica della superiorità democratica deve essere dimostrata distinguendoci dalle autocrazie”. Arturo Scotto – 44 anni, deputato del Pd proveniente da Articolo Uno – lavora per portare il partito alla contrarietà rispetto all’invio delle armi a Kiev e, intanto, è il primo firmatario di una mozione contro l’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito siglata anche da parlamentari 5Stelle e rossoverdi. “Chiediamo il voto in aula il prima possibile”.

Il Pd potrebbe anche accogliere favorevolmente questa mozione, ma ha sempre votato per l’invio delle armi…

Sono convito che nel Pd di Elly Schlein ci sia una sensibilità diversa e una inclinazione a valorizzare il ruolo della diplomazia per giungere quanto prima a un necessario cessate il fuoco.

La nuova segretaria, però, non pare abbia cambiato la posizione del Pd, mi sbaglio?

È chiaro che su questo punto c’è ancora continuità con l’esperienza precedente della segreteria Letta, ma intanto finalmente una discussione si apre: ci sono diversi parlamentari democratici che non guardano certo a un pacifismo etico, ma che si chiedono dove stiamo andando in Ucraina? Qual è il punto di caduta di questo conflitto? Zelensky persegue, parole sue, l’integrità territoriale ucraina, compresa la Crimea. Cioè, vogliamo arrivare alla riconquista della Crimea con la guerra? La comunità internazionale, l’Occidente, sono d’accordo con questa visione? Mi pare sempre più evidente che sia necessario ritornare a un processo politico e diplomatico, ma per farlo bisogna iniziare a mettere le armi da parte, non annunciare l’invio di proiettili all’uranio impoverito o di F16. Aggiungo, però, che Schlein si è detta contraria all’aumento al 2 per cento delle spese militari in rapporto al Pil: non è una novità da poco per il Pd che vogliamo costruire.

Molti in questi giorni hanno equiparato, parlando di 25 Aprile, la Resistenza al nazifascismo alla guerra in Ucraina…

I partigiani, che impararono gli orrori della guerra sulla loro pelle, scrissero nella Costituzione che l’Italia la ripudia la guerra.

L’Unione europea ha rinunciato a una ricerca della via diplomatica, apparendo sempre più come un pezzetto della Nato o un’enclave di Washington. O no?

La penso come il professor Romano Prodi: l’Ue deve ritornare a perseguire con forza il dialogo tra Est e Ovest, senza lasciare a Stati Uniti e Cina l’esclusiva della risoluzione delle controversie internazionali. Per questo ho giudicato molto positivamente anche le recenti posizioni del presidente francese Macron, che certamente non amo politicamente, ma che ha fatto bene a smarcarsi dagli Stati Uniti, perché gli europei non possono esserne vassalli, ma alleati alla pari.

Resta il fatto che se si rivotasse domani sull’invio delle armi nel Pd avreste un problema di compattezza o no?

Credo che sia presto per dare un giudizio alla nuova segreteria, ma credo che con Elly Schlein sia più facile aprire un confronto anche su questi temi.

Se si votasse domani lei come si comporterebbe in aula?

Continuerei a non votare l’invio. Vede, il rapporto Sipri di Stoccolma ci dice che rispetto allo scorso anno le spese militari sono aumentate del 3,7 per cento: paradossale che dopo la pandemia anziché investire in sistemi di welfare si finanzi l’industria bellica.