di Andrea Carugati
Arturo Scotto, il Pd chiede a Israele il rispetto del diritto internazionale a Gaza. Ma quel diritto è già violato dai bombardamenti di questi giorni.
Quando si colpiscono i civili non siamo nel solco del diritto internazionale. Questo non aiuta Israele, ma contruibuisce a isolarla e non serve a sradicare il terrorismo di Hamas. Se l’obiettivo è separare i palestinesi da Hamas serve la politica, non un’azione militare.
La premier Meloni ha detto che senza azione militare Hamas non si sconfigge.
La solidarietà verso Israele dopo la barbarie del 7 ottobre è totale. I responsabili di quei fatti devono essere colpiti. Ma non si può fare bombardando in maniera indiscriminata, uccidendo civili e bambini. In Parlamento Meloni ha definito le vittime palestinesi «danni collaterali». Non si possono definire così vittime innocenti. Mi preoccupa l’idea di una normalizzazione della guerra come fatto ordinario: una guerra che ripulisce, rende giustizia e mette ordine. Dopo il 7 ottobre la prospettiva di un’estensione del conflitto è concreta. Per questo indebolire le istituzioni internazionali a partire dall’Onu è un errore.
Mercoledì le opposizioni in Parlamento si sono divise con mozioni diverse. Solo Sinistra e Verdi hanno chiesto un cessate il fuoco immediato.
Le opposizioni hanno presentato una mozione unitaria il 10 ottobre con una netta condanna di Hamas e l’appello per evitare un’escalation. Il tema che ci accomuna è arrivare a un cessate il fuoco. Una tregua umanitaria è la premessa per arrivarci. Il passo successivo è una forza di interposizione internazionale sul modello della missione Unifil in Libano. Pd, sinistra e M5S sono concordi anche sull’obiettivo dei due stati per due popoli, cui si può arrivare passando dalla fine dell’occupazione dei territori palestinesi e dal rispetto delle risoluzioni Onu. È la destra che non ha votato queste nostre proposte.
Insisto, mercoledì vi siete nuovamente divisi.
Ci sono stati voti incrociati tra di noi, le risoluzioni non parlavano solo di Medio Oriente ma di tutti i temi in agenda al consiglio Ue, compresa l’Ucraina.
Se oggi al governo ci foste voi, con una maggioranza tipo Conte 2, l’Italia sarebbe senza una politica estera.
Non sono d’accordo. Tutti condividiamo due principi fondamentali: il diritto internazionale e l’azione diplomatica. Sull’Ucraina nessuno mette in dubbio le responsabilità di Putin e la necessità di una nuova conferenza sul modello di quella di Helsinki. Non sto dicendo che non ci siano differenze, ma punti comuni su cui lavorare. Vedo più differenze a destra tra Meloni che vede il rischio di una scontro di civiltà e Salvini che chiama le piazze con Le Pen a difesa dell’Occidente.
Oggi ci saranno manifestazioni promosse da associazioni laiche e cattoliche per chiedere il cessate il fuoco. Il Pd non manderà una delegazione, andrà chi vuole. È una piattaforma troppo pacifista per voi?
Sarà una piazza che condanna il terrorismo, per la fine dell’occupazione e per i due stati. Sono parole d’ordine che condivido, dove si parla di pace noi ci siamo, come è successo qualche giorno fa a Firenze a una manifestazione con l’imam e il rabbino capo.
«Due popoli due stati» in questa situazione appare un richiamo retorico.
La mia generazione è cresciuta con la stretta di mano tra Rabin e Arafat. Purtroppo in questi decenni in Palestina è cresciuta Hamas, che usa le ragioni di quel popolo come alibi. Se vogliamo ricostruire quell’utopia bisogna dare prospettive concrete alla Palestina laica e democratica, che resta maggioritaria. Se l’idea di uno Stato autonomo non apparirà concreta, Hamas continuerà a speculare su quella causa