PNRR: le osservazioni e le proposte dei parlamentari di Liberi e Uguali

Politica e Primo piano

LE NOSTRE PRIORITÀ: SALUTE, AMBIENTE, INFRASTRUTTURE SOCIALI E MEZZOGIORNO

Il Next generation EU ha un impianto preciso ed estremamente illuminato, poiché lega in modo indistricabile la crisi sociale a quella ecologica.

In quest’ottica è però essenziale rintracciare una strategia chiara, che connetta l’infrastruttura sociale (Salute, Politiche sociali, Istruzione e formazione) con le tematiche green, individuando progetti equilibrati sotto questo duplice asse: quella che anche l’enciclica di Papa Francesco ha chiamato Ecologia integrale[1].

Anche al fine di non disperdere risorse che sono essenziali per il futuro del nostro Paese, non ci si può affidare, nel PNRR, ad una sorta di collage microprogettuale, di cui si perda la visione di fondo. Occorre invece compiere scelte politiche di lungo periodo, strategiche appunto, per quanto riguarda temi essenziali come le scelte energetiche (rispetto alle quali le finalità dei progetti illustrati nel materiale messo a disposizione sembrano essere contraddittorie) e la scelta di assegnare un ruolo centrale alle infrastrutture sociali pensate per le persone che hanno bisogno di cura – bimbi, anziani non autosufficienti e persone con gravi disabilità – per uscire dalle secche delle politiche sociali del nostro paese.

Un ulteriore asse strategico non può che riguardare il Sud, perché è principalmente per colmare il suo divario dal resto dell’Italia che nel piano di ripresa e resilienza europeo ci sono stati assegnati 209 miliardi, la quota più significativa tra i paesi dell’unione, per la cui quantificazione sono prevalsi parametri come il reddito pro capite, il tasso di disoccupazione, le diseguaglianze sociali, il tasso di coesione del paese.

Di questi temi ci occupiamo, con maggiore approfondimento, in quanto segue.

Ma prima di tutto vogliamo sottolineare, come nostra priorità assoluta, la necessità di potenziare significativamente il finanziamento della Salute.

Anche considerando l’apporto di alcuni programmi trasversali, i fondi aggiuntivi destinati alla Salute, nella bozza attuale del PNRR, pari a soli 9 miliardi, sono largamente insufficienti in ragione di una lunga stagione di tagli e di depauperamento delle risorse economiche e umane destinate al Servizio sanitario nazionale. L’investimento nel Servizio sanitario nazionale, universale, ha per noi un’importanza strategica irrinunciabile, a tutela del diritto fondamentale alla Salute che deve essere garantito a tutti i cittadini, superando ogni discriminazione legata alla condizione economica, al territorio di residenza, all’età e al genere. Le risorse aggiuntive devono essere in primo luogo indirizzate all’assistenza di prossimità (case della Comunità, Assistenza domiciliare e telemedicina, ospedali di comunità) e a servizi di integrazione socio sanitaria.

 

PRIMA PARTE: TRANSIZIONE GREEN, INFRASTRUTTURE SOCIALI E MEZZOGIORNO

La prima parte di queste osservazioni è centrata sui tre assi strategici citati in premessa: transizione green, infrastrutture sociali e Mezzogiorno.

  • TRANSIZIONE GREEN

Sul tema del green gli assi portanti sono 2: mitigazione della crisi climatica e transizione ecologica ed energetica. Va premesso che sul fronte della crisi climatica è necessario e non più rinviabile l’aggiornamento e la revisione degli obiettivi del PNIEC, in coerenza col processo di revisione in sede europea (Fit for 55 package).  In questo contesto è evidente come sia da rifiutare con fermezza qualsiasi operazione di greenwashing, nonché il prestare attenzione ai piccoli progetti che non consentono di rintracciare l’impostazione strategica di cui sopra.

Le osservazioni relative alla Missione RIVOLUZIONE VERDE e TRANSIZIONE ECOLOGICA riguardano nello specifico le seguenti macro-azioni.

Impresa verde ed economia circolare

  • È da segnalare negativamente, anche per la criticità degli impatti ambientali, la previsione della Realizzazione di un Hub per la decarbonizzazione con tecnologie CCUS (Carbon Capture Sequestration and Utilization) localizzato a Ravenna. Un progetto che sembra avere come unico obiettivo quello di non far dismettere le piattaforme a ENI. Si ricorda che la sperimentazione in Europa di questo tipo di progetti con questa tecnologia è già finita sotto indagine della Corte dei Conti Europea. L’adozione delle tecnologie CCS è critica per diversi motivi: lo stoccaggio nel sottosuolo è rischioso perché non sono noti i suoi effetti sismici. Non esistono tecnologie mature e verificate per catturare la CO2 dall’aria, e catturarla all’interno di impianti di conversione di biomasse in energia avrebbe un forte impatto sull’uso del suolo agricolo e sulle emissioni di metano e Nox. Si tratta di 1,35 miliardi che potrebbero essere ricollocati al finanziamento della Salute.
  • Non è possibile valutare compiutamente, per l’insufficienza delle informazioni a disposizione, i seguenti macro progetti:
  1. Riduzione della CO2 mediante trattamento e recupero degli affluvi. Non è chiaro di che si tratta, ma è comunque bene sottolineare che l’aumento degli assorbimenti delle emissioni di gas ad effetto serra deve avvenire prevalentemente attraverso pozzi naturali, foreste, conservazione e rigenerazione dei suoli (fermare il consumo del suolo) in conformità agli obiettivi della Strategia UE sulla biodiversità e di quelli della costruenda Strategia per la protezione del suolo (Suolo sano per una vita sana)[2].   Le risorse potrebbero quindi essere meglio utilizzate per progetti che realmente abbattono la CO2, come quelli di forestazione urbana;
  2. Sviluppo di una soluzione tecnologica di riciclo chimico. Va chiarito cosa sia.

Questo, come il progetto precedente, potrebbe essere sostituito, o quanto meno integrato, da misure a favore delle PA che utilizzano negli acquisti i criteri ambientali per stimolare la domanda pubblica di prodotti green e da incentivi ad imprese che riconvertono i loro processi produttivi verso la sostenibilità; nonché da investimenti per migliorare la qualità dell’aria;

Realizzazione nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti ecc. Si segnala che servono soprattutto impianti di compostaggio nonché la riconversione di TMB, sostituendoli con tecnologie avanzate per la selezione ed il recupero delle materie, invece che per la produzione di CSS. Non si comprende inoltre se il revamping di impianti sia solo per i RAEE cosa auspicabile e non per termovalorizzatori.

Transizione energetica e mobilità locale sostenibile:

Investimenti nella filiera dell’idrogeno e progetti europei: in linea con European Hydrogen Strategy, è necessario precisare che gli investimenti debbono essere prioritariamente rivolti all’idrogeno verde e non a quello cosiddetto blu[3].

Il gas, risorsa climalterante, deve avere un utilizzo residuale, volto solo a consentire una rapida transizione verso l’utilizzo del 100% delle rinnovabili.

Nella macro azione Trasporti locali sostenibili, ciclovie… andrebbe meglio finalizzata agli obiettivi della riconversione ecologica l’ipotesi di nuovi incentivi in favore della sostituzione di veicoli.

Forestazione e tutela dei boschi come segnalato sopra, sarebbe importante concentrarsi su progetti di forestazione urbana. Bisognerebbe inoltre prevedere investimenti di potenziamento dei controlli sugli incendi e investimenti in riforestazione.

Efficienza energetica e riqualificazione edifici

È necessario un maggior investimento sulla transizione energetica dell’edilizia residenziale pubblica anche per una maggiore equità sul fronte sociale.

Nella macro-azione Trasferimento di tecnologia (ISTRUZIONE E RICERCA):

nel progetto Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali ecc. è necessario precisare che le attività da finanziarie non devono essere riconducibili alle tecnologie OGM né all’idrogeno cosiddetto blu (tantomeno all’idrogeno grigio o marrone, da escludere assolutamente).

Nella macro-azione Rigenerazione urbana ed Housing sociale (VULNERABILITÀ, INCLUSIONE SOCIALE, SPORT E TERZO SETTORE):

nel progetto Rigenerazione urbana è necessario precisare che gli interventi non devono determinare consumo di suolo, ma devono attuarsi anche mediante azioni di rinaturalizzazione dei suoli consumati in modo reversibile e con il recupero dei servizi ecosistemici.

  • INFRASTRUTTURE SOCIALI

Le infrastrutture sociali non sono in alcun modo un asse strategico della bozza del PNRR. In questo modo si indebolisce in maniera incomprensibile e inaccettabile la terza linea strategica – Inclusione sociale – e, indirettamente, per la non adeguata considerazione del valore sociale del tema della cura nel nostro paese, la quarta linea, relativa alla Parità di genere.

Il potenziamento delle infrastrutture sociali, e con esse dei servizi pubblici di cura per la prima infanzia, per gli anziani non autosufficienti e per le persone con gravi disabilità, attraverso investimenti pubblici, può produrre impatti positivi attraverso tre canali:

  • Per quanto riguarda gli asili nido: la riduzione dei forti divari di opportunità di cura ed educazione che caratterizzano il nostro Paese e che sono alla base dei processi di riproduzione e ampliamento delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali (politica di contrasto delle disuguaglianze); per quanto riguarda i servizi, e la ristrutturazione di abitazioni, per anziani non autosufficienti e persone con gravi disabilità: l’ampliamento delle potenzialità di vita indipendente e il miglioramento della qualità della vita per i diretti interessati e per i loro famigliari.
  • La maggiore domanda di lavoro in un settore – quello della cura – ove è più alta la presenza femminile (politica di stimolo alla domanda di lavoro femminile);
  • L’alleggerimento dei carichi di cura tradizionalmente gestiti nella sfera familiare, che stimolerebbe una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro (politica di conciliazione vita-lavoro e stimolo all’offerta di lavoro femminile), con il risultato di innalzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e migliorare la qualità dell’occupazione femminile.

Nell’attuale stesura del PNRR manca la consapevolezza della rilevanza prospettica di questo tipo di investimento.

Per quanto riguarda gli asili nido si propone un investimento aggiuntivo, rispetto agli attuali 1,6 miliardi di euro, presenti nel tendenziale, di soli 800 milioni. Non è chiaro come sia possibile associare alla somma totale di 2,4 miliardi un aumento dei posti di ben 772.595 unità, contro un costo medio di un posto per bimbo stimato normalmente non inferiore ai 10 mila euro.

Per quanto riguarda gli interventi in infrastrutture sociali a favore di anziani non autosufficienti e persone con grave disabilità, non vi è una chiara individuazione di una linea di intervento. Se ne parla nell’ambito della Missione PARITÀ DI GENERE, COESIONE SOCIALE E TERRITORIALE, con riferimento alla macro-azione Politiche sociali a supporto delle donne lavoratrici, che destina 1,7 miliardi a contribuiti a favore dei comuni e dove la parte delle infrastrutture sociali è definita come “servizi sociali a supporto di donne lavoratrici che hanno nel proprio nucleo familiare anziani e portatori di handicap”. Si confonde in questa presentazione l’aspetto della spesa in conto capitale (una tantum e finanziabile con il Next Generation Eu) con la spesa di gestione corrente, che va considerata nelle politiche di bilancio, ma non è finanziabile a regime con le risorse europee. Inoltre si dipingono gli interventi sociali unicamente come strumenti di conciliazione per le donne lavoratrici, e non, come dovrebbero prioritariamente essere, come interventi a sostegno del benessere delle persone che ne hanno bisogno. E poi a sostegno di donne e uomini che devono, entrambi potere e dovere conciliare cura e lavoro. Si usa poi il termine desueto di “portatori di handicap” che è stato giustamente sostituito con quello di “persone con disabilità” in coerenza con l’ispirazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006.

Occorre ridare centralità nel Recovery plan agli interventi sulle infrastrutture sociali, inserendole in riforme profonde che coinvolgeranno, negli anni a venire, anche le politiche di bilancio, in quanto comporteranno a regime assunzioni di personale e quindi spese correnti permanenti.

  • MEZZOGIORNO

Appare incoerente che il piano di utilizzo del Recovery Fund, approvato dalla Camera nella seduta del 13 ottobre 2020, nel quale si individua come prioritaria la prospettiva di trasformare il Mezzogiorno in una grande piattaforma capace di rappresentare il vero “porto d’Europa”, sia scomparso nella bozza del PNRR in cui, nel generico capitolo “Parità di genere, equità sociale e coesione territoriale”, troviamo un paragrafo, articolato in alcuni progetti, del tutto inadeguato all’obiettivo dichiarato.

Gli investimenti nel Mezzogiorno non possono essere solo una posta del piano, peraltro del tutto insufficiente, né tantomeno ritenersi assorbiti dalle linee di intervento generali che riguardano la digitalizzazione e l’ambiente, che hanno carattere orizzontale e riguarderanno tutto il territorio nazionale, né soddisfatti dal finanziamento di opere già in corso, come ad esempio l’alta capacità ferroviaria Napoli-Bari, imprimendo alle risorse un carattere sostitutivo e non aggiuntivo, come si è finora fatto per i fondi strutturali europei con i risultati che conosciamo.

L’infrastrutturazione del Mezzogiorno deve essere una missione strategica di un piano complessivo che coordini i fondi europei del bilancio e del recovery plan e quelli nazionali inseriti nella legge di bilancio.

Il Consiglio Europeo del primo trimestre del 2021 si appresta a varare un nuovo “Piano di vicinato meridionale”, che riconosce la centralità del mare nostrum nella prospettiva socio economica del continente finora sbilanciata verso est: un’occasione storica per il Sud, per l’Italia, per l’Europa.

 

SECONDA PARTE: ALTRI TEMI RILEVANTI

La seconda parte delle nostre osservazioni riguarda un insieme di altri temi che consideriamo rilevanti.

  • FORMAZIONE SUPERIORE E RICERCA

Il sistema nazionale della formazione superiore e della ricerca è da tempo caratterizzato da alcune criticità che incidono sulla sua capacità di fornire all’economia, nonché all’intera società, il diffuso accesso a competenze avanzate e ad una cultura scientifica aperta e dinamica richiesto per fronteggiare i continui cambiamenti del contesto operativo, a livello sia nazionale sia internazionale.

Occorre investire in misure che rimuovano i fattori che attualmente ostacolano la capacità del nostro sistema di formazione superiore di attrarre i nostri giovani, ampliando la propria dimensione internazionale, e al contempo soddisfare i bisogni formativi del mondo produttivo e della società tutta.

Prioritariamente occorre investire nel potenziamento della didattica e nel diritto allo studio, con azioni mirate al sostegno della popolazione con redditi più bassi, anche al fine di permettere che la crescita dei laureati italiani sia in linea con la media europea. A tal fine è necessario potenziare le azioni dirette al sostegno del diritto allo studio, al supporto dei servizi abitativi e rivedere le politiche di detassazione e contribuzione, con azioni mirate verso gli studenti con disabilità.

Bisogna poi rafforzare la ricerca pubblica ed il ruolo di atenei ed enti di ricerca come motore di un diffuso adattamento delle conoscenze e dei modelli organizzativi di imprese ed istituzioni al continuo avanzamento della tecnologia e delle relazioni internazionali, sostenendo la cultura del cambiamento e dell’integrazione.

È infine fondamentale il potenziamento delle grandi infrastrutture di ricerca e la contaminazione tra formazione, ricerca di base, ricerca orientata e coinvolgimento della società perché saranno i driver principali di misure volte ad avvicinare le imprese all’innovazione per consentire al paese di affrontare le sfide strategiche che lo attendono.

  • AGRICOLTURA SOSTENIBILE

Fra i tanti interventi che possono essere finanziati con fondi europei, quelli più specificamente funzionali all’utilizzo delle risorse dell’RRF, a fianco di quelli, già previsti, circa l’efficientemente dell’uso della risorsa idrica, riguardano le infrastrutture. Sono, in particolare, necessari investimenti pubblici per il miglioramento delle reti di collegamento logistico per la connessione delle zone rurali remote.  Investimenti pubblici per le connessioni digitali e sviluppo della fibra in profondità. Sostegno agli investimenti infrastrutturali delle imprese agricole per la mitigazione dei cambiamenti climatici e ambientali di ampliamento della gestione del rischio (es. strutture di protezione da gelo e grandine). Altrettanto importanti sono interventi a favore del miglioramento delle filiere e investimenti in ricerca e sviluppo delle innovazioni tecniche genetiche anche in riferimento alle nuove biotecnologie, così come interventi in Agricoltura 4.0, che non sembrano sufficientemente valorizzati nella bozza di PNRR in essere: incentivazione al ricorso a tecniche di precisione per il miglioramento dei processi produttivi; incentivi per l’ammodernamento del parco macchine con focus su mezzi sostenibili; sostegno alle progettualità innovative di utilizzo delle nuove tecnologie di data analysis, Internet of things e programmazione di colture, semine e raccolte;  sistema premiale di transizione anche tecnologica per la riduzione dell’uso di pesticidi come da obiettivi Farm to Fork.

  • LA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Nelle opere di infrastrutturazione per una mobilità sostenibile, accanto all’alta velocità di rete, deve essere implementato un programma di ammodernamento delle reti regionali ferroviarie per migliorare il servizio fruito quotidianamente da milioni di pendolari, con un’attenzione particolare alle linee interregionali. Sono necessari investimenti sul trasporto regionale.

  • TURISMO

Le attuali previsioni del PNRR riguardanti il turismo sono insufficienti se si tiene conto che l’industria turistica è una delle più colpite dalla crisi pandemica ed è uno dei principali settori dell’economia italiana. Si rende quindi necessario un piano di investimenti straordinario attraverso la creazione di un fondo finalizzato alla riqualificazione delle strutture e della rete ricettiva. Questo potrà consentire al comparto di fare un salto di qualità rispetto alle strutture ricettive e sviluppare una significativa riorganizzazione della rete dell’offerta turistica  dell’incoming attraverso lo sviluppo di tour operator, favorendo processi di aggregazione al fine di promuovere una piattaforma nazionale di incontro domanda e offerta per una adeguata presenza sui mercati internazionali.

  • L’IMPORTANZA DEI COMUNI E DELLE PROVINCE

Nell’ambito dei diversi programmi (edilizia scolastica ecc.) occorre ricordare che i comuni, così come molte province, hanno dimostrato di poter garantire una velocità di “messa a terra” degli investimenti nettamente superiore a quella di altri settori della pubblica amministrazione.

Al tempo stesso, l’esperienza del recente passato, impone che per quanto riguarda l’infrastrutturazione tecnologica per abbattere il digital divide sia esercitato un controllo adeguato sull’attività degli operatori per evitare il rischio di perpetuare un inaccettabile ritardo dei programmi di realizzazione nelle aree marginali collinari e montane.

  • LE CONDIZIONI DEL MERCATO DEL LAVORO

Gli investimenti previsti dal Recovery plan possono e devono essere accompagnati da interventi strutturali nel mercato del lavoro per creare sana e buona occupazione, a cominciare da una riforma degli ammortizzatori sociali e dall’approvazione della legge sulla rappresentanza che metta fine all’attuale giungla contrattualistica. Ciò si rende particolarmente urgente anche a fronte dell’attivazione di tanti investimenti nel campo dell’edilizia pubblica, per favorire la legalità e sicurezza del lavoro e contrastare fenomeni di caporalato.

Devono essere inoltre previsti investimenti pubblici a supporto della lotta alle Agromafie e al Caporalato in agricoltura.

 

TERZA PARTE: ALCUNI ASPETTI METODOLOGICI E DI GOVERNANCE

  • IL COINVOLGIMENTO DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

Il Recovery plan deve rappresentare un momento di svolta nella pubblica amministrazione a tutti i livelli, con l’immissione stabile di tecnici e professionalità all’altezza delle sfide del digitale e della riconversione ecologica.

È importante che si traduca in un processo di apprendimento da parte delle Amministrazioni Pubbliche a tutti i livelli, su come si imposta un progetto, come se ne valuta l’impatto ex ante, come lo si monitora in corso d’opera e come lo si rendiconta.

  • LA VALUTAZIONE DI IMPATTO, COMPRESO L’IMPATTO DI GENERE

È fondamentale che i singoli progetti, o, dove non è possibile, le singole macro-azioni,. siano accompagnate da un’analisi di impatto: non solo per quanto riguarda l’impatto ambientale, quello economico su Pil e occupazione, e quello sulla digitalizzazione, ma anche per quanto riguarda l’impatto di genere. L’approccio di gender mainstreaming dovrebbe infatti essere uno degli elementi innovativi, anche sul piano culturale, del nostro Recovery plan. Si tratta di una innovazione particolarmente rilevante e urgente, data l’arretratezza culturale, economica e sociale del nostro paese circa i ruoli di genere.

  • LA GOVERNANCE

Sul tema della governance, ribadiamo l’esigenza di creare strutture agili, con il coinvolgimento dell’alta dirigenza ministeriale, con una cabina di regia politica e un coinvolgimento, anche nella fase di monitoraggio, del Parlamento.

Sarà cruciale inoltre il coinvolgimento di Comuni e regioni e il confronto con le parti sociali.

 

Roma, 28 dicembre 2020

[1] “È un invito a una visione integrale della vita, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso e che, come ci ha ricordato la pandemia, siamo interdipendenti gli uni dagli altri, e anche dipendenti dalla nostra madre terra”.

[2] Rimettere il carbonio nel terreno non diminuisce solo gli effetti del cambiamento climatico ma migliora la salute umana e la produttività, aumenta la sicurezza alimentare e la qualità di aria e acqua. Il terreno assorbe l’anidride carbonica attraverso le piante, grazie alla fotosintesi. La CO2 può rimanere nel sottosuolo per migliaia di anni, alimentando i microorganismi.

[3] Siamo a sostegno di un investimento massiccio, come previsto esplicitamente nella strategia  europea per l’idrogeno, sull’idrogeno verde:  implementando lo sviluppo dell’idrogeno da rinnovabili anche nel nostro paese, puntando con decisione sullo sviluppo delle filiere degli elettrolizzatori e degli idrogenodotti; favorendo la penetrazione massiccia delle fonti rinnovabili, aumentando al contempo la capacità degli accumuli, anche tramite la produzione di idrogeno, e attraverso l’autoproduzione e le comunità energetiche.