L’ordine del giorno approvato dal Coordinamento nazionale del 19 ottobre

Politica e Primo piano

Pubblichiamo il documento approvato dal coordinamento nazionale di Articolo 1 Mdp del 19 ottobre con 2 voti contrari e 4 astenuti.

E’ il tempo delle scelte. 

Articolo Uno ha investito tutto, con generosità e passione, nel processo di Liberi e Uguali. 

Ne è stata l’anima politica, l’architrave organizzativa, l’innesco decisivo.

Quel progetto ha conseguito un risultato elettorale al di sotto delle aspettative, ma ha riportato tante donne e tanti uomini alla militanza ed ha rappresentato un argine, dentro la crisi strategica dell’area progressista, rispetto alla gigantesca fuga a destra dell’elettorato il 4 marzo scorso.

Le ragioni per cui è necessario fondare un Partito della Sinistra, largo e popolare, restano ancora valide nella realtà storica italiana.

Di fronte al blocco Salvini-Di Maio serve oggi più che mai una soggettività della sinistra autonoma in grado di rappresentare un’alternativa rispetto al disegno nazionalista e autoritario rappresentato da questo Governo.

Avevamo visto per tempo lo smottamento di popolo che si era realizzato tra il principale partito del centrosinistra e il suo elettorato, la rottura sentimentale che aveva prodotto una crescita esponenziale delle forze che promettevano una rottura radicale con il sistema dei partiti cosi come si era presentato nell’ultimo quarto di secolo.

Non torneremo a vincere e pesare nella società italiana se non mettendo radicalmente in discussione le politiche di questi anni condizionate da un’ispirazione neoliberista che ha svalorizzato il lavoro, ridimensionato lo stato sociale, non compreso e contrastato per tempo gli effetti redistributivi di una globalizzazione priva degli adeguati controlli.

Dunque è il tempo delle scelte.

Innanzitutto, sulla politica economica di questo Governo. 

Il nostro giudizio è drasticamente negativo sulle scelte operate nella Nadef e nella Legge di Bilancio. 

Il tema non è mai stato l’applicazione ortodossa e acritica del pareggio di bilancio e dei parametri europei. 

Il punto è come quelle risorse vengono impiegate e quali interessi vengano tutelati e quali invece colpiti per rilanciare lo sviluppo e l’occupazione e garantire una distribuzione più equa sia nel mercato che attraverso l’intervento pubblico.

Una manovra furba, iniqua, inefficace.

Furba perché fa rialzare la testa di nuovo a quell’Italia allergica alle regole basilari del patto repubblicano: il condono fiscale rappresenta uno schiaffo a milioni di cittadini e lavoratori onesti che le tasse le hanno sempre pagate. 

Iniqua perché attraverso la Flat Tax mette in discussione il principio fondativo della nostra Costituzione: chi ha di più paga di più, chi ha di meno paga di meno. Perché penalizza ancora una volta le piccole imprese a cui viene tolto l’Iri, l’Ace e il superammortamento, a favore delle più grandi. Perché adotta soluzioni parziali a problemi reali, come quello dell’allungamento dell’età pensionabile, penalizzando ancora una volta giovani e donne.

Inefficace perché gli investimenti pubblici sono ancora insufficienti, il welfare universalistico, sanità e scuola pubblica subiranno ulteriori tagli lineari ed il reddito di cittadinanza sarà molto ridimensionato rispetto alle aspettative.

Occorre aprire una fase di opposizione dura e di merito, in grado di mostrare al paese che c’è una via diversa tra chi si limita a difendere l’austerity e l’improvvisazione demagogica di questa stagione politica che rischia di danneggiare il lavoro e i risparmi degli italiani.

L’attuale compagine di Governo è sempre più egemonizzata dalle pulsioni della destra regressiva, inserita pienamente dentro un ripiegamento delle società democratiche occidentali, agganciata ai neonazionalismi crescenti, chiusa nel bozzolo dell’intolleranza verso qualsiasi forma di differenza, disumana nei confronti dei migranti.

Una destra della protezione ha scalzato la destra liberista, mettendo in circolo ricette che allargano ulteriormente le diseguaglianze sociali, generazionali, territoriali, di genere.

Una destra della protezione che aumenterà la insicurezza nel nostro paese, con una dissennata liberalizzazione nell’uso delle armi, che distruggerà la coesione sociale spingendo nell’illegalità migliaia di persone non più coperte dai permessi di soggiorno umanitari e svuotando di fatto lo Sprare cioè l’unico sistema di accoglienza finalizzato a rendere possibile l’integrazione.

Una destra retriva sotto il profilo dei diritti civili, retrograda sui temi delle relazioni famigliari e della sessualità femminile, come ben testimoniato dal disegno di legge Pillone dalle campagne antiabortiste che hanno ripreso vigore.

A questa destra rispondiamo con la necessità di un progetto alternativo credibile che punti ad offrire un’altra uscita dalla crisi economica e sociale del nostro paese. 

La manovra ha indubbiamente un impatto negativo, a noi il compito di avanzare una proposta di reale rottura con quell’impianto.

La povertà e le diseguaglianze vanno combattute con strumenti di redistribuzione, attraverso la progressività fiscale, abbassando le imposte per i redditi bassi e medi e promuovendo un prelievo sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari la cui distribuzione è ancora più sperequata di quella dei redditi.

Occorre che tutte le risorse liberate dal deficit vadano in investimenti pubblici e per quel piano verde del lavoro che è la priorità assoluta in un paese che chiede cura del territorio, infrastrutture sicure e una svolta energetica per combattere i cambiamenti climatici.

Il welfare universalistico, a partire da sanità e scuola, va allargato, non privatizzato, né esposto a insostenibili differenziazioni fra regione e regione: è lo strumento principale di inclusione di milioni di persone che hanno pagato a caro prezzo anni di tagli lineari, di depauperamento produttivo, di riduzione dei servizi degli enti locali.

L’Italia ha dunque bisogno di un piano complessivo per  unavera e propria Ricostruzione dello Stato, non di interventi settoriali, corporativi e a pioggia per pagare qualche cambiale elettorale.

Siamo in campo per questo, la Sinistra esiste se fa questo.

LeU è paralizzata sul piano politico e organizzativo e divisa sulla prospettiva strategica. Questo status quo non è più sostenibile e i nodi che ci sono vanno definitivamente sciolti.

Siamo in ritardo clamoroso. Avevamo accettato il percorso a due fasi approvato dall’assemblea del 26 maggio per spirito unitario anche se lo consideravamo troppo lento. Ora però è il momento di una svolta.

Non pensiamo sia il tempo delle recriminazioni. Non ci uniamo alla caccia al colpevole, non scarichiamo su altri tutte le cause di questa impasse, ma pretendiamo rispetto. Chi ha una funzione dirigente ha il dovere di assumersi responsabilità. Sempre. 

È però surreale e scorretto che si continui impropriamente ad alimentare una cultura del sospetto attorno a un fantasioso ritorno nel Pd. È ancora più grave che questo avvenga da parte di chi, così facendo, sta rinunciando a svolgere una funzione di garanzia per tutti. Siamo gli unici ad aver da subito dato disponibilità a un superamento della propria organizzazione, Mdp, per la nascita di un nuovo soggetto della sinistra. Questa disponibilità la confermiamo anche oggi.

Noi consideriamo che il Pd abbia esaurito la propria missione storica e la propria funzione originaria. Il 4 marzo si è aperta una fase nuova in Italia ed in Europa. È da qui che bisogna partire.

Pensiamo che il progetto del Pd sia fallito nei fatti, ma che sia altrettanto sbagliata la scorciatoia di una semplice riunificazione nell’ennesimo cartello elettorale di tutte le forze della sinistra radicale e antagonista. A questa opzione, politicamente legittima e formalmente adottata in solitaria da Sinistra Italiana nella ultima direzione, noi diciamo no. Essa è in contraddizione con lo spirito originario dello stesso progetto di LeU. 

La nostra ambizione è e resta la nascita di un partito politico nuovo della Sinistra e del Lavoro che sia il motore di un campo dell’alternativa al consolidarsi del blocco giallo verde. Vogliamo un soggetto che sia l’innesco per la costruzione di una sinistra popolare con ambizione di governo, in contrapposizione alla destra nazionalista, autonoma ma non pregiudizialmente contrapposta alle altre forze del centrosinistra con cui deve rimanere aperto il confronto nelle differenze per promuovere, in discontinuità con il passato, una reale alternativa alla destra. Questa è la nostra ambizione e la nostra funzione.

In coerenza con questa impostazione abbiamo chiesto di lavorare  da subito alla presentazione della lista di LeU alle prossime elezioni europee come punto di autonomia sia dalla tentazione di un ennesimo cartello elettorale della sinistra antagonista sia dalla proposta di un indistinto fronte repubblicano. 

Crediamo in un’idea di partito socialista ed ecologista che punti a riformare l’Europa, che stia con coraggio dentro la ricerca più ampia di una sinistra nuova perché le attuali famiglie europee non sono più sufficienti da sole per contrastare l’asse sempre più solido tra il Ppe e la nuova destra nazionalista. Il Pse attraversa una crisi molto seria, ma non si può non vedere che proprio al suo interno personalità come Sanchez, Costa e lo stesso Corbyn si battono per un processo di rinnovamento molto significativo.

Consideriamo inoltre fondamentale che la nostra comunità politica sia messa nelle condizioni di poter lavorare per le prossime elezioni amministrative, una scadenza importante che mobiliterà persone di tanti territori e porterà alla formazione di una nuova classe dirigente locale, favorirà il lavoro comune con soggetti diversi dai movimenti politici e sarà terreno di confronto indispensabile per il rilancio della sinistra nel nostro Paese. 

Chiediamo che LeU venga definitivamente liberata dalle rendite di posizione, dagli accordi pattizi e dalle nomine dall’alto, per dare voce ai nostri iscritti e militanti, coinvolgendo il massimo numero di persone e conciliando le nuove forme di adesione digitale con gli irrinunciabili strumenti della partecipazione e deliberazione nei luoghi fisici dei circoli e delle sezioni.

Sulla base di queste considerazioni il coordinamento nazionale riunitosi a Roma dà mandato al gruppo dirigente di verificare definitivamente le condizioni per una svolta e un rilancio democratico del progetto di LeU in vista delle elezioni europee, regionali ed amministrative e a costruire una campagna nel Paese di alternativa a partire dai temi sociali della prossima legge di bilancio. 

Ai fini della promozione di questo percorso proponiamo di convocare assemblee territoriali aperte a tutti gli interessati e una grande assemblea nazionale nel mese di novembre.