Le bufale sulle Ong per demolire il principio del soccorso e dell’accoglienza

Politica e Primo piano
Enrico Rossi, Huffington post

 

Quello che accade in questi giorni – mi riferisco alle polemiche scatenate contro le Ong impegnate nei soccorsi in mare – è anzitutto pericoloso sul piano culturale e sociale.

Siamo di fronte a un tentativo di trasformare in verità una grande menzogna.

L’asticella è stata alzata con l’obiettivo di demolire il principio dell’accoglienza e più in generale il lavoro di quelle organizzazioni che da anni operano a fianco dei migranti, dei poveri, degli emarginati.

Denunciare senza prove significa rendersi complici della costruzione di un discorso pubblico solo apparentemente legalitario ma sostanzialmente cinico, disumano e strumentale.

Come ha scritto Victor Klemperer il nazismo per prima cosa ruppe il linguaggio della politica e del senso comune, costruì sulle parole il proprio regime, evocando la paura, i miti della razza, individuando il male e gli autori di un presunto complotto in determinate categorie di persone (ebrei, zingari, omosessuali, comunisti, poveri, etc.).

È una pericolosissima mistificazione.

Politici irresponsabili e altri soggetti che dovrebbero rappresentare le istituzioni sono partecipi – se non direttamente responsabili – di un disegno di restrizione e perversione sentimentale degli orizzonti morali, politici e culturali del nostro Paese.

L’Italia corre il rischio di cadere in una trappola senza precedenti, una spirale nazionalista, securitaria e xenofoba. Forze politiche, oramai molto influenti nella vita del Paese, alimentano e sfruttano queste paure sulla pelle di migliaia di persone in difficoltà.

È come se si volesse sostenere l’esistenza di un “giusto” abbandono, di una “giusta” omissione di soccorso, verso bambini, donne e uomini afflitti dal destino e giunti all’ultimo stadio del loro calvario.

Ancor prima del diritto e dei codici, esistono antichissimi principi e consuetudini che regolano la navigazione e la vita in mare. Serve uno scatto in avanti, come quello fatto da Emma Bonino (con la campagna “Ero straniero – L’Umanità che fa bene”) e da Luigi Manconi in questi mesi.

Con coraggio dobbiamo dire che è necessario costruire percorsi di regolarizzazione per i quasi 500mila invisibili che soggiornano sul nostro territorio, che è urgente potenziare i corridoi umanitari per chi fugge dai conflitti, dalle carestie e dai mutamenti climatici.

Le migrazioni non sono un’emergenza ma un fenomeno strutturale.

Per affrontare questa sfida epocale serve una visione e una strategia internazionale che si regga su precisi impegni e provvedimenti dei singoli governi nazionali.

Solo così, con un approccio di governo basato sulla verità, sulle esperienze e su dati verificati e verificabili – e non sulla propaganda e le teorie del complotto – saremo in grado di assicurare soluzioni credibili e porre un argine in difesa dell’umanità.

Salvare una vita in mare non potrà mai essere reato.