Laforgia: così un Parlamento di nominati e nessuna maggioranza chiara

Politica e Primo piano

Intervista al Giornale di Sicilia

di Osvaldo Baldacci

«Non è questione di metodo ma di democrazia, c’è bisogno di mobilitare la coscienza civile contro l’approvazione di questa cattiva legge elettorale per mezzo della fiducia»: non usa mezzi termini Francesco Laforgia, capogruppo di Mdp alla Camera.

Cosa c’è che non vi piace nel Rosatellum?

«Il Rosatellum è una legge che ancora una volta consegnerà al Paese un Parlamento di nominati, per due terzi con liste bloccate e per un terzo con coalizioni farlocche tra partiti che non hanno vincolo di programma né leadership condivisa. Inoltre non garantirà alcuna maggioranza chiara»

Perché contestate il voto di fiducia?

«La fiducia sulla legge elettorale è un sequestro delle prerogative del Parlamento e della sua autonomia, con il governo che interferisce con una materia che è intimamente di natura parlamentare. Nella storia d’Italia la fiducia sulla legge elettorale è stata usata solo in quattro casi: con la Legge Acerbo del fascismo, con la Legge truffa del dopoguerra, e due volte in questa legislatura, con l’Italicum incostituzionale e adesso. Siamo di fronte a uno strappo democratico inaudito che produce conseguenze non solo politiche ma anche istituzionali, con piazze infuocate che sono tutta benzina per i populismi e per le destre. Noi siamo contro la fiducia e la nostra opposizione non si fermerà al palazzo, perché non è questione di metodo ma questione di democrazia. C’è bisogno di mobilitare la coscienza civile che è ancora presente in questo Paese. Penso che noi stiamo interpretando uno spirito che si è manifestato anche in occasione del referendum costituzionale, quando il Pd ha tentato una forzatura sottostimando la coscienza civile delle persone perbene».

Come dovrebbe essere la legge elettorale?

«Noi abbiamo proposto il Mattarellum, ma siamo sempre stati aperti a ipotesi che tengano insieme rappresentanza e governabilità. Al punto in cui siamo forse sarebbe meglio accontentarsi del Consultellum armonizzato piuttosto che questa schifezza».

Siete ormai del tutto fuori dalla maggioranza?

«Quando siamo nati volevamo sostenere il governo Gentiloni a patto di un cambio di passo sull’agenda economica e sociale. Cosa che non è avvenuta. Quindi non sentiamo più alcun vincolo verso questo governo, dato che il Pd ha scelto l’asse privilegiato con Alfano».

Una divisione evidente in Sicilia…

«Abbiamo sempre detto che è difficile costruire il centrosinistra con pezzi del centrodestra, con quella che per noi è un’alleanza innaturale e irricevibile. E’ il tipico caso in cui il civismo assomiglia al trasformismo, e per questo in Sicilia ne siamo rimasti fuori con una scelta di dignità e di riscatto. Preferiamo la candidatura di Claudio Fava che sarà la novità di queste elezioni, per ricostruire l’alleanza con la società e gli elettori che il Pd ha perso in questi anni».