Guerra: su bonus comportamenti indegni, ma non era tempo di mettere filtri

Politica e Primo piano

Intervista ad Avvenire

di Nicola Pini

I parlamentari a caccia di bonus? “Un comportamento inqualificabile e immorale”. La selettività mancata dei sostegni? “Solo nella prima fase di urgenza, poi non più”. Maria Cecilia Guerra, da sottosegretaria all’Economia, ha seguito passo passo i provvedimenti anticrisi. L’esponente di LeU non alimenta i sospetti sul caso montato ad arte in vista del referendum di settembre: “Questi episodi è meglio saperli che non saperli. È giusto che ci sia una piena trasparenza sui comportamenti dei politici”. Ma sul quesito sul taglio dei parlamentari e la sua valenza antipolitica lancia un chiaro messaggio: “Se non si terrà fede ai patti concordati al momento del varo del governo per una riforma dei regolamenti delle camere e della legge elettorale mi riterrò svincolata e voterò No al referendum”.

Come valuta il comportamento di questi deputati?

Per persone come i parlamentari che hanno piena consapevolezza delle condizioni di grande difficoltà vissute dal Paese cercare di avere i 600 euro è un atto vergognoso e immorale. Diverso è il caso di un consigliere comunale di un piccolo paese che riceve magari un gettone di presenza e che ha pieno diritto di ricorrere a un aiuto pubblico se la sua occupazione principale è in crisi.

Non c’era nessuna selettività nell’accesso al bonus. Perché? 

Perché nella prima fase abbiamo dovuto agire in una condizione di urgenza. Poi nei provvedimenti successivi abbiamo introdotto criteri di accesso legati alle perdite di fatturato subite. Questo è accaduto per i finanziamenti a fondo perduto, per i differimenti delle imposte e per la terza mensilità corrisposta ai lavoratori autonomi. Una misura assolutamente necessaria, anche se ne hanno goduto persone che non ne avevano bisogno.

A chi si riferisce? 

Non c’è solo il caso clamoroso dei parlamentari. Sappiamo che altri soggetti, come notai o avvocati, che non hanno avuto cali di reddito, hanno chiesto il bonus. Episodi che ci hanno indotto a essere più rigorosi. LeU è stata sempre a favore della selettività. Ma noto che c’è sempre molta resistenza a essere selettivi, tranne quando si tratta di povertà. Per il reddito di emergenza tutti vogliono i controlli. Forse per la mentalità che vede i poveri colpevoli della loro situazione.

A proposito di furbetti. Ci sono pure quelli della Cig. 

Secondo uno studio di Inps e Agenzia delle Entrate tra un quarto e un terzo delle imprese avrebbe fatto ricorso alla Cig senza aver avuto perdite di fatturato. Un dato anomalo che va approfondito, in molti casi possono esserci delle spiegazioni. Ma ci sono imprese che hanno approfittato della situazione per mettere il personale formalmente in cassa e poi farlo lavorare. Si tratta di un abuso che va perseguito. Ora nel riproporre le nuove 18 settimane di Cig abbiamo stabilito che 9 settimane siano gratuite solo in caso di perdita rilevante di fatturato.

A 40 giorni dal referendum sul taglio dei parlamentari la vicenda del bonus può alimentare l’antipolitica? 

Sul referendum va fatta una valutazione a prescindere. Io sono contraria al sentimento dell’antipolitica, che può portare solo a peggiorare la democrazia. Dobbiamo pretendere comportamenti rigorosi dai politici. Ma i parlamentari sono necessari e mi spaventa questo referendum che ne riduce così drasticamente il numero senza aver garantito, come era nei patti, una modifica dei regolamenti delle camere e della legge elettorale per tutelare la rappresentatività delle minoranze e dei territori.

Lei come voterà?

Come partito daremo libertà di coscienza ma sono molto preoccupata. Se il patto sulle riforme non viene rispettato, mi sento svincolata. E quindi voterò No.