Guerra: mettiamo il primo mattone per cambiare l’Irpef

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Velentina Conte

«Trasformeremo il bonus degli 80 euro, ne amplieremo la platea, aiuteremo i redditi medi, i più danneggiati da un’eventuale flat tax leghista, e metteremo così il primo mattone per ridisegnare l’lrpef che così com’è è sperequata, grava molto di più su lavoratori dipendenti e pensionati che sugli altri redditi». Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia, già viceministra del Lavoro nel governo Letta e docente di Scienza delle Finanze, dice che «la discussione è aperta, il governo si confronterà con le parti sociali».

Ce la farete entro gennaio a fare il decreto?

«Ci proveremo. Le ipotesi in campo non sono moltissime e ci ragioniamo già da qualche tempo».

Chi si avvantaggerà del taglio del cuneo fiscale?

«Sarà uno sgravio dell’imposta che pesa sui lavoratori dipendenti. Su questo la manovra che istituisce il Fondo da 3 miliardi è molto chiara. La forma è da discutere: bonus o detrazione, tertium non datur. Inserire una terza modalità sarebbe folle. Lo scopo è semplificare il sistema».

Ma se prevalesse, come pare, la trasformazione degli 80 euro in detrazione fiscale, dunque decrescente al crescere del reddito, qualcuno tra chi oggi prende quel bonus se lo troverebbe ridotto?

«Ci sono tanti modi per fare le detrazioni. Il bonus da 80 euro non sarà toccato, nessuno prenderà meno. L’intervento di riduzione del prelievo fiscale andrà coordinato con quanto esiste, anche ripensando lo stesso bonus, se occorre. Possiamo rimodulare, modificare, eliminare se serve sia gli 80 euro che le detrazioni da lavoro dipendente. Estendere la platea non significa tornare indietro rispetto ai benefici già percepiti, ma allargarli ad altri».

Puntate a includere i redditi fino a 35 mila euro lordi?

«L’idea è quella, anche perché il nostro obiettivo è ridisegnare la scala di progressività dell’Irpef che oggi presenta un grosso salto tra seconda e terza aliquota. Per i redditi sopra i 28 mila euro si passa dal 27 al 38%, un passaggio brusco che non si osserva tra primo e secondo scaglione, dal 23 al 27%, laddove le detrazioni abbattono molto il carico fiscale. Al crescere del reddito però le aliquote salgono ancora di più e le detrazioni calano. Un grosso problema di equità».

Significa che non puntate a diminuire gli scaglioni Irpef ma a metterne altri?

«Ne discuteremo. La mia personale sensibilità mi porta ad apprezzare l’imposta continua della Germania, senza salti di aliquota. Si paga in base ad una funzione matematica: cresce il reddito e sale il prelievo, ma senza disparità. Il punto non è quante aliquote o scaglioni hai. Ma se chi ha di più contribuisce di più al bene comune».

Supererete le distorsioni degli 80 euro? Gli incapienti non li prendono. Due redditi da 20 mila euro lo incassano. Una famiglia monoreddito da 40 mila no.

«Ridurremo le tasse. E gli incapienti, ovvero i lavoratori poveri, non pagano tasse. In questo caso meglio intervenire con il reddito di cittadinanza, correggendolo se occorre. Giusto poi considerare il tema della famiglia, ma noi abbiamo una struttura di imposta su base individuale. Alla famiglia penseremo razionalizzando i bonus esistenti e introducendo l’assegno unico dal 2021. Ora conta definire la visione: combattere l’evasione, redistribuirne i proventi, impedire le iniquità, a partire dalla flat tax dove tutti pagano allo stesso modo».