Guerra: troppo continuismo nel Def, il nostro voto non è scontato

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Valentina Conte

Eccesso di continuismo. Questo il giudizio a caldo di Mdp al nuovo Def del governo. Lo voterete?

«Solo in presenza di segnali di discontinuità», risponde Maria Cecilia Guerra, economista, ex viceministro del Lavoro nell’esecutivo Letta e ora capogruppo Mdp al Senato.

Siete disposti a mettere in crisi il governo, che a Palazzo Madama ha bisogno di 161 voti, sulla maggiore flessibilità concessa dall’Europa all’Italia?

«La posta in gioco ci è molto chiara. E giudico positivamente lo scostamento autorizzato da Bruxelles perché rende la manovra meno pesante. Il punto è un altro: come verranno utilizzate queste risorse aggiuntive? Se, come sembra, il governo continua a proporre le vecchie ricette, noi non ci stiamo».

Cosa vi infastidisce di più nel menù della manovra?

«Quello che non c’è. Ridurre il peso del fisco sul lavoro ci trova d’accordo. Ma se le imprese prendono laureati con finti stage a 300 euro al mese, se permettiamo il proliferare di contratti a tempo senza causale, se lasciamo che dilaghi lo straordinario, qualcosa non va».

Quali segnali di discontinuità chiedete?

«La lettura rosea che il governo fa della situazione italiana è sbagliata. Se siamo in ripresa, non lo dobbiamo alle politiche di questi anni, come ripetono Padoan e Gentiloni. Ma per i quattro quinti all’azione della Banca centrale europea. Non lo diciamo noi, ma Bankitalia. Ecco perché ora è il momento di non disperdere le risorse e sostenere gli investimenti, in particolare quelli pubblici crollati drasticamente. Se i soldi spesi per i bonus provvisori di questi anni fossero stati messi negli investimenti, a quest’ora avremmo due punti di Pil in più».

Il prossimo anno il governo prevede un Pil in crescita dell’1,5%, come nel 2017.

«Un dato poco credibile, frutto della narrativa ultra positiva sulle politiche in atto. Con un forte impatto sugli investimenti, non solo privati, potrei scommetterci anch’io».

Vi preparate dunque a dare battaglia in Senato?

«Non vogliamo ricattare nessuno, ma neanche essere ricattati. E in questo momento il canale di comunicazione con il governo è disturbato anche dal fatto che sul tavolo c’è una legge elettorale antidemocratica e tutta contro di noi. Se nessuna delle nostre istanze viene colta in manovra, anzi si punta a devastare il sistema fiscale con i condoni, e in parallelo si procede con l’Imbrogliellum che tradisce la volontà degli elettori, il quadro diventa complicato».

E così il voto sul Def?

«Leggiamo prima la relazione al documento. Poi chiederemo le integrazioni, tutto fuorché un libro dei sogni. Ma senza rassicurazioni da parte del presidente del Consiglio su poveri, lavoro, investimenti e un serio contrasto all’evasione, il cammino si fa in salita».