Gotor: siamo a un bivio, ma mai come ora la sfida è nelle nostre mani

Politica e Primo piano

Intervista a Politicanews.it

di Luca Cavallero

In merito al Coronavirus – inteso come problematica economica, sociale e politica, oltre che sanitaria – la redazione di Politicanews.it ha intervistato in esclusiva Miguel Gotor, professore di storia moderna presso l’Università degli Studi di Torino, ex senatore e attuale responsabile nazionale di Scuola, università e ricerca di Articolo Uno.

Come giudica sin qui l’operato del governo nella gestione dell’emergenza Coronavirus?

“Il mio giudizio è positivo a partire da una considerazione di fondo. L’Italia ha dovuto rispondere per prima a una crisi inedita per intensità e novità della minaccia ed è un dato di fatto che le decisioni prese sotto la spinta dell’emergenza – la pratica del distanziamento sociale e l’istituzione di un’unica zona arancione su scala nazionale – sono state in seguito imitate dalla stragrande maggioranza dei governi democratici del mondo senza sostanziali differenze qualitative. Ciò non era scontato e dimostra come quella intrapresa dal governo italiano fosse l’unica strada praticabile per gestire contemporaneamente una triplice necessità: affrontare l’emergenza sanitaria, mantenere in funzione i gangli fondamentali della struttura economico-produttiva del Paese e persuadere la maggioranza della popolazione dell’importanza di sopportare un grande e prolungato sacrificio”.

Il mondo, specie nell’ultimo decennio, è cambiato profondamente, portando alla ribalta derive autoritarie oltre le estremità del sovranismo. Quale deve essere, a Suo giudizio, la risposta degli stati democratici in questa fase delicata?

“Questa crisi nel medio periodo cambierà una serie di priorità: anzitutto, quando l’emergenza sanitaria si sarà attenuata e fin quando non sarà trovato un vaccino, dovremo abituarci a convivere stabilmente con questa fragilità sanitaria per il timore che si possano verificare nuove emergenze. Bisogna già da ora pensare a come organizzare questa convivenza in modo equilibrato e tollerabile. Si svilupperà una nuova «antropologia della distanza» che dovrà essere gestita con oculatezza, anche dal punto di vista psicologico, perché paradossalmente questo tipo di epidemia tende ad amplificare alcune nevrosi comportamentali che erano già presenti da tempo nella nostra società. Penso, ad esempio, alla centralità della dimensione narcisistica, alla de-materializzazione delle relazioni e alla rimozione del corpo. Non è difficile prevedere che ci dovranno essere grossi investimenti per riorganizzare a distanza il lavoro e si assisterà a una crescita del ruolo dello Stato e della dimensione pubblica nell’economica. L’emergere di nuove povertà, l’aumento delle disuguaglianze, la necessità di aumentare gli strumenti di assistenza e protezione sociale saranno le nuove priorità politiche ed economiche e sarà necessario definire una risposta su scala europea per poterle affrontare in modo credibile. Nessuno è in grado per davvero di salvarsi da solo. Questa crisi dunque potrà essere anche l’occasione di un rilancio del progetto europeo all’insegna della solidarietà e della condivisione del rischio: siamo davanti a un bivio, incerti e sfiduciati come spesso capita, ma mai come ora la sfida è nelle nostre mani”.

Da profondo conoscitore delle problematiche sociali ed economiche del paese: esiste concretamente un’“emergenza Meridione”? La problematica economica può favorire l’avanzata di mafie e usure? Quali provvedimenti deve assumere il governo in controrisposta?

“Intanto, almeno per ora, mi sembra scongiurato il rischio di un’esplosione dell’epidemia al Sud e questo è un dato fondamentale. È evidente che nelle zone più fragili del Paese – al Sud ma in senso lato nelle diverse periferie sociali e culturali ovunque presenti – sarà necessario concentrare il massimo impegno economico da parte del governo. A questo proposito mi sembra utile che l’attuale esecutivo abbia un ministro apposito per il Sud e per la coesione sociale. Dentro questa fragilità, che la crisi economica aumenterà, la mafia, come è sempre avvenuto, rischia di approfittarne e di prosperare fornendo servizi di protezione che lo Stato potrebbe non riuscire a offrire. Per questa ragione la vigilanza e l’intervento del governo dovranno essere massimi, ma mi sembra che il ministro Provenzano lo abbia ben chiaro”.

Quali sono le Sue aspettative in vista del vertice dell’Eurogruppo?

“L’emergenza chiede di guardare alla crisi con lenti nuove e non con strumenti e ideologie superate dai fatti. Le istituzioni economico-finanziarie europee non possono limitarsi a fornire prestiti, che non devono avere condizioni destinate a reintrodurre vincoli di austerità che ammazzerebbero a catena il malato, ma devono anche potere stampare moneta per immettere liquidità nel sistema produttivo. Ho apprezzato la posizione presa dal premier Conte nei confronti della Germania e dell’Olanda e credo che sarà importante il ruolo di intermediazione che assumerà la Francia in questo delicato passaggio”.