Fornaro: un rientro di LeU nel Pd? Non servirebbe a nessuno

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Intervista a Il Foglio (guarda il video)

di Roberta Benvenuto

Domenica scorsa Enrico Letta ha detto che nelle prossime settimane incontrerà tutti i potenziali interlocutori per una coalizione tra centrosinistra e M5s, che possa battere le destre nel 2023. E li ha nominati uno per uno: “Speranza, Bonino, Calenda, Matteo Renzi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni”. Anche da LeU è arrivata una certa dose di consenso per il nuovo segretario dem, con i capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris che hanno parlato, nei giorni scorsi, di aprire “una fase nuova nella costruzione di una proposta politica e di un’alleanza larga e plurale competitiva e alternativa alla destra della Meloni e di Salvini”. Ma con tutti i dovuti paletti: “Voglio dire con chiarezza una cosa: il semplice ritorno a casa di chi è uscito dal Pd nel 2017 non servirebbe a nessuno, né a noi, né al Partito democratico”, dice al Foglio Fornaro, il capogruppo di LeU alla Camera. “Ma soprattutto non risponderebbe all’esigenza di dare rappresentanza a un popolo vasto, di una sinistra plurale in questo paese. Va raccolto lo stimolo, la ricerca di un partito nuovo più adatto alle contemporaneità ma non si può ridurre tutto a una semplice sommatorie di sigle“.“Ci sono nei contenuti e nel discorso di Letta degli spunti interessanti”, dice Fornaro, “e il nuovo segretario dem ha annunciato degli incontri: vedremo come si può andare avanti con il Pd con cui un dialogo c’è sempre stato“.

Coalizione o nuovo partito di sinistra? “Credo che l’aspirazione e il messaggio che arriva dalla nostra gente è un messaggio di unità, tanto più in un momento in cui la destra salviniana e meloniana è molto forte. L’obiettivo di lungo periodo deve essere quello di ricomporre una soggettività del campo largo. Il tema delle alleanze è positivo, toglie di mezzo una logica di autosufficienza che ogni tanto torna nel Pd”.