Fornaro: Pernigotti, una legge per legare il marchio al territorio e ai lavoratori

Politica e Primo piano

Intervento su Il Fatto quotidiano

di Federico Fornaro

Tra le sue molte implicazioni critiche, la globalizzazione per il nostro Paese ha anche quella di veder mettere le mani su aziende storiche italiane, per trasferire in poco tempo all’estero la produzione, continuando però a utilizzare il marchio. Un comportamento da “prenditori” e non da imprenditori a cui occorre frapporre un’azione legislativa di contrasto per disincentivare economicamente questa autentica attività predatoria.

Nei giorni scorsi insieme a Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani, abbiamo presentato una proposta di legge per la salvaguardia dei marchi storici italiani in cui si prevede, con estrema semplicità, che qualora un imprenditore decida di chiudere l’attività produttiva nel comune in cui era stato registrato il marchio almeno cinquant’anni prima, egli perde il diritto a usare il marchio stesso.

L’obiettivo della legge, quindi, non è quello di demonizzare l’arrivo di capitali stranieri interessati a investire nelle imprese italiane, ma quello di legare indissolubilmente il territorio all’azienda e al suo marchio, e quindi alle lavoratrici e ai lavoratori che si sono tramandati di generazione in generazione il saper fare di quel determinato prodotto.

Per un marchio storico, perciò, brand, lavoratori e territorio diverrebbero un unicum non più spacchettabile: una difesa funzionale anche alla tutela del diritto del consumatore a sapere se dietro un marchio italiano in realtà ci siano non tanto capitali stranieri, ma piuttosto attività produttive svolte all’estero.

Una normativa simile, ad esempio, avrebbe ostacolato la strategia della proprietà turca di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure dell’industria dolciaria Pernigotti dopo aver gestito come peggio non si poteva l’azienda dopo la sua acquisizione dal gruppo Averna, mantenendo però il marchio a scopi unicamente commerciali. Si sarebbe, allo stesso modo, potuto meglio difendere l’italianità della produzione e non solo del brand Splendid, il cui caffè verrà prossimamente prodotto esclusivamente in Bulgaria.

Se si vuole realmente tutelare una parte del nostro patrimonio industriale da intenti predatori esteri, è assolutamente indispensabile passare in fretta dalla retorica propagandistica in chiave neo nazionalista aleggi coerenti ed efficacia tutela del made in Italy, nel rispetto delle normative dell’Unione europea sul mercato unico.