Fornaro: non si può negare la fase renziana del Pd. Ma guardiamo avanti

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Laura Mari

“Questo è il momento di guardare avanti, non indietro. Basta con le abiure o le eresie, bisogna concentrarsi sul futuro e la creazione di una sinistra moderna, ampia, progressista che sappia rispondere alle esigenze della società, dei giovani, dei lavoratori”. Il capogruppo di LeU e componente di Articolo Uno, Federico Fornaro, interviene così nella diatriba con il Pd scatenata da Massimo D’Alema. Il “lider maximo” ha annunciato la volontà di Articolo Uno di rientrare tra i democratici perchè “sono guariti dalla malattia del renzismo”. Parole che hanno suscitato l’irritazione di Enrico Letta (“Nessuna malattia, tra i dem solo impegno e passione”) e del Nazareno.

Fornaro, secondo lei D’Alema ha sbagliato a parlare di Renzi come di una “malattia”?

“Non si può negare che la fase di Renzi all’interno del Pd ha creato tra i democratici un certo disagio, a partire dalla scelta di Letta di lasciare la politica e andare a Parigi per dedicarsi all’insegnamento universitario. E anche Renzi ora ha fatto le sue di scelte, è uscito dal Partito democratico e ha fondato Italia viva. Ma non è su questo che ora dobbiamo concentrarci”.
Intende dire che il passato non deve condizionare il rientro degli esponenti di Articolo Uno nel Pd?
“Bisogna guardare avanti, non indietro. È il momento di ripensare la sinistra e noi vogliamo essere il lievito di questa nuova fase. La domanda che dobbiamo porci è se gli attuali contenitori politici, gli attuali partiti, siano capaci e sufficienti, da soli, a rispondere alle esigenze della società. La mia risposta è no”.
Quindi quali sono i passi necessari in vista delle elezioni del 2023?
“A maggio del 2020 l’assemblea nazionale di Articolo Uno ha dato la propria adesione a partecipare alle Agorà organizzate del Pd. La sfida è costruire una sinistra più ampia, che coinvolga anche la società civile e tutte quelle energie positive che si trovano fuori dai partiti. Serve una nuova organizzazione, uno schieramento che dia risposte e nuovi valori ai giovani, alla società, ai lavoratori. Dobbiamo ripartire dai temi concreti, alla gente non interessano i dibattiti in politichese”.
Al termine delle Agorà  verrà sancito lo scioglimento di Articolo Uno e il rientro nelle file dei dem? O le parole di D’Alema pregiudicano il vostro ingresso?
“Si è scatenata una tempesta in un bicchier d’acqua. D’Alema ha ricostruito il percorso del Pd. Non soffermiamoci sulle singole parole, guardiamo alla sostanza, al futuro. E il domani è verso una sinistra nuova. Ma aver dato la disponibilità a partecipare all’iniziativa del Pd non implica che sia già deciso come si concluderà questo percorso”.
Parlando di Quirinale D’Alema ha criticato Draghi e l’ipotesi di un “premier che si autoelegge”. È della stessa opinione?
“Il lavoro di Draghi come presidente del Consiglio non è finito e alla stessa maniera non è terminato quello della maggioranza. Bisogna proseguire il cammino, seppur complesso e difficile, ma necessario”.
Che profilo deve avere il prossimo presidente della Repubblica?
“La difficoltà di questa elezione, a differenza delle precedenti, è che nessuno schieramento, né la destra né la sinistra, è in grado di nominare da solo il prossimo Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica dovrà essere una figura che unisca gli italiani e sia garante della Costituzione. E in questo senso la destra, con la candidatura di Berlusconi, a dir poco divisiva, non è certo sulla buona strada”.