Quindi quali sono i passi necessari in vista delle elezioni del 2023?
“A maggio del 2020 l’assemblea nazionale di Articolo Uno ha dato la propria adesione a partecipare alle Agorà organizzate del Pd. La sfida è costruire una sinistra più ampia, che coinvolga anche la società civile e tutte quelle energie positive che si trovano fuori dai partiti. Serve una nuova organizzazione, uno schieramento che dia risposte e nuovi valori ai giovani, alla società, ai lavoratori. Dobbiamo ripartire dai temi concreti, alla gente non interessano i dibattiti in politichese”.
Al termine delle Agorà verrà sancito lo scioglimento di Articolo Uno e il rientro nelle file dei dem? O le parole di D’Alema pregiudicano il vostro ingresso?
“Si è scatenata una tempesta in un bicchier d’acqua. D’Alema ha ricostruito il percorso del Pd. Non soffermiamoci sulle singole parole, guardiamo alla sostanza, al futuro. E il domani è verso una sinistra nuova. Ma aver dato la disponibilità a partecipare all’iniziativa del Pd non implica che sia già deciso come si concluderà questo percorso”.
Parlando di Quirinale D’Alema ha criticato Draghi e l’ipotesi di un “premier che si autoelegge”. È della stessa opinione?
“Il lavoro di Draghi come presidente del Consiglio non è finito e alla stessa maniera non è terminato quello della maggioranza. Bisogna proseguire il cammino, seppur complesso e difficile, ma necessario”.
Che profilo deve avere il prossimo presidente della Repubblica?
“La difficoltà di questa elezione, a differenza delle precedenti, è che nessuno schieramento, né la destra né la sinistra, è in grado di nominare da solo il prossimo Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica dovrà essere una figura che unisca gli italiani e sia garante della Costituzione. E in questo senso la destra, con la candidatura di Berlusconi, a dir poco divisiva, non è certo sulla buona strada”.