Fornaro: la nostra un’opposizione intransigente ma non ideologica, in Piemonte partita aperta

Politica e Primo piano

Intervista a CorriereAl

di Ettore Grassano

“Sono state settimane dure, molto delicate per il nostro paese, anche se forse la gravità del momento non è stata percepita da tutti. Ora abbiamo un Governo che potrebbe deragliare alle prossime curve sul Bilancio, oppure durare cinque anni. Noi faremo comunque opposizione senza sconti: ma sui temi concreti, non ideologica”. Federico Fornaro non è un deputato qualsiasi: attuale capogruppo di LeU alla Camera dei Deputati (dopo cinque anni in Senato e uno ‘strappo’ con il Pd maturato nel corso della legislatura 2012-2017), l’ex sindaco di Castelletto d’Orba è anche un ‘analista’ della politica, abituato a ragionare sui numeri, e a discutere di leggi.

La riforma elettorale, ad esempio, l’ha studiata a fondo, proponendo a suo tempo anche ipotesi alternative: “Che il Rosatellum fosse un disastro l’ho segnalato fin dall’inizio. E ha generato un paradosso interessante: pensato da Matteo Renzi e Denis Verdini con l’obiettivo di rilanciare il Patto del Nazareno, e quindi l’asse Pd Forza Italia, ha consegnato all’Italia uno scenario del tutto diverso, in cui quei due partiti si ritrovano non solo all’opposizione, ma anche impegnati in profonde riflessioni sul loro futuro”. Il diavolo, le pentole e i coperchi, insomma, anche se Fornaro non lo dice.

Con lui ragioniamo ‘a tutto campo’ di futuro dell’Italia, di governo Lega 5 Stelle (“il leader è Salvini, mi pare evidente”) e delle ‘sabbie mobili’ in cui si trova la sinistra. Ma anche di elezioni regionali 2019, registrando un paradosso: oggi Alessandria può contare a Roma, per la prima volta probabilmente nella storia repubblicana, su ben due capigruppo in Parlamento (oltre a Fornaro c’è Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera), ma al contempo si percepisce come assolutamente marginale a Torino, completamente priva di rappresentanza nella giunta Chiamparino.

Onorevole Fornaro, una legislatura con una partenza quanto meno anomala…
Faticosissima, e da montagne russe. Poteva succedere di tutto, e mi riferisco a scenari anche di fughe ingenti di investitori stranieri, con conseguenze catastrofiche. Anche per questo probabilmente a un certo punto tutti i giocatori al tavolo hanno compreso che far partire un Governo era l’unica via d’uscita….

Un Governo che lei avversa ovviamente…
Siamo all’opposizione, e non faremo sconti: ma nel merito, non per ideologia. Per essere concreti: difesa senza indugi della Costituzione, e dei diritti civili e sociali. Ma se, su temi centrali legati alla tutela dei lavoratori, ci saranno da parte della maggioranza proposte interessanti, non saremo pregiudizialmente contrari. Occorre rendersi conto che oggi è questa la vera emergenza per l’Italia, non i migranti. O ci poniamo seriamente il problema del futuro del lavoro, in un’epoca ‘schiacciata’ fra economia 4.0 e multinazionali, o davvero sarà un dramma: per i lavoratori dipendenti sempre più precari e ‘bistrattati’, ma anche per le piccole e medie imprese, ossatura del nostro paese.

Temi su cui, con la Lega di Salvini in particolare, sfondate una porta aperta…
Quando Salvini, da straordinario ‘animale politico’ quale è, cavalca il malcontento e la paura (dei migranti, in particolare) per fare il pieno di consenso con cinismo, è lontanissimo da noi, dai valori della sinistra intendo. Ma non ignoro che la Lega è anche altro: è un partito di governo in regioni decisive per il futuro del paese, dalla Lombardia al Triveneto. E se non sono ‘sistema’ loro, chi è sistema? Ecco, su quel terreno, dell’economia e dei diritti di chi fa impresa e di chi lavora nell’impresa, c’è sicuramente spazio per confrontarci.

Accennava ai migranti onorevole Fornaro, e alla strumentalizzazione della paura. Ma l’impressione della maggioranza degli italiani, non solo leghisti, è che quello sia anche un business, dai contorni davvero poco trasparenti, sulla pelle di poveri disgraziati…
Se penso alla Caritas, o alle tante realtà dell’associazionismo che lavorano seriamente e con onestà nel settore dell’accoglienza, dico attenzione: non fate di tutt’erba un fascio. Che poi ci siano storture che vanno corrette, e anche speculatori e sciacalli che si sono inseriti nella filiera è probabile, e va fatta pulizia. Ma rimane un punto di fondo…

Quale?
L’ondata migratoria epocale non si può fermare con slogan populisti, o alimentando l’odio nei confronti del diverso. E l’Italia non può essere lasciata sola dall’Unione Europea: 180 mila persone l’anno sono tante, troppe se devono essere accolte (e integrate: la prima accoglienza senza ragionare di integrazione non ha senso) solo dall’Italia, oltretutto alle prese con una crisi economica come queste. Ma se ‘spalmate’ in tutto il continente diventano fenomeno più che gestibile. Salvini provi a spiegarlo però ai suoi alleati, dalla Le Pen a Orban: è da loro che arrivano ‘chiusure’ totali, che danneggiano in primo luogo l’Italia.

Non crede però che l’attuale Governo italiano finirà col farci ascoltare e rispettare di più in Europa? Anche qui: negli ultimi anni molti hanno avuto l’impressione che, più che alleati di tedeschi e francesi, noi fossimo camerieri che dicevano sempre sì… andare d’accordo così è facile, no?
Vedo un rischio serio, tipico di ogni autoritarismo populista: l’identificazione di un forte nemico esterno, in nome del quale e contro il quale ricompattare il popolo. Non serve immagino che io ricordi in passato come è finita, quando l’Italia ha percorso questa strada…

D’accordo. Ma è anche vero che l’Italia ha smesso di essere strategica ai tempi della caduta del Muro di Berlino: e mentre tutti i suoi compagni di partito esultavano, con lucidità estrema in quei mesi Giulio Andreotti non mancò di segnalare “è finito tutto”. Non è che oggi l’Italia può tornare strategica, sull’asse Stati Uniti Russia?
L’Italia fa parte dell’Unione Europea, e noi come LeU ci sentiamo rappresentanti di una sinistra assolutamente europea. Certo, serve che anche l’Unione Europea cambi passo e metodo: abbiamo bisogno di un’Europa dei popoli, e davvero plurale, e non di un’Unione in mano a pochi burocrati che si limitano all’applicazione rigorosa dei parametri di Maastricht. Però anche qui attenzione a non fare solo le vittime: ci sono questioni, specificamente italiane, in cui l’Unione Europea c’entra poco….

Esempi?
Volentieri: 1) Che c’entra l’Europa se l’Italia ha dispensato a lungo pensioni dopo 19 anni sei mesi e un giorno di contributi? 2) Che c’entra l’Europa con i nostri 130 miliardi di euro di evasione fiscale? 3) Che c’entra l’Europa con le nostre mafie? Se non vogliamo essere ipocriti, come paese dobbiamo riconoscere che l’Europa non è colpevole di tutto, e risolvere i nostri gravi problemi interni. Oltre naturalmente ad esigere che l’Unione Europea faccia la sua parte su una serie di questioni ineludibili.

Quanto durerà questo Governo?
Ci vorrebbe la sfera di cristallo, ma ci provo. O nei prossimi mesi divamperanno tutte le contraddizioni interne fra Lega e 5 Stelle, e cadranno sulla legge di bilancio, o possono durare 5 anni. Il punto è facendo cosa, e con quali risorse. Attendiamo che, esaurita ormai ogni campagna elettorale, ce lo spieghino. Certamente Salvini, oltre ad aver già di fatto assunto la guida della coalizione, ha a disposizione una doppia strada: continuare con l’esperienza governativa, o anche tornare alle urne alla guida del centro destra, a quel punto completamente a guida Lega, e provare a vincere. Con il Rosatellum immagino, a meno che nel frattempo non cerchino di modificarlo, e vedremo come. Di Maio invece strada ne ha una sola: governare 5 anni. Se si tornasse alle urne, a farne le spese elettoralmente sarebbe il Movimento 5 Stelle.

E a sinistra intanto che succederà?
C’è solo un’opzione anche per noi, se vogliamo ripartire. Io la chiamo riformismo radicale, anche se so bene che per troppi anni gli italiani hanno sentito parlare di riforme in maniera inconcludente, e il riformismo non va di moda. Diciamola diversamente: dobbiamo tornare davvero a parlare con la gente, e ad essere interpreti dell’esigenza di cambiamento. La sinistra viene vista oggi, a casa nostra in particolare, come simbolo di conservazione, e questo è il contrario del nostro dna. Certo, ci si è arrivati perché dopo la lunga stagione di lotta per la conquista dei diritti, quei diritti (sociali, civili, economici) sono stati messi in discussione e via via ridimensionati, per cui difenderli era inevitabile e necessario. Ma la sinistra deve avere lo sguardo puntato avanti, non all’indietro.

Altrimenti il rischio è rappresentare gli interessi degli anziani garantiti… che per ragioni fisiologiche peraltro diminuiscono di numero anno dopo anno. Un po’ come i lettori dei quotidiani di carta, se vogliamo fare un paragone ‘leggero’…
Sì, le analisi dei flussi elettorali mostrano come l’elettorato di centro sinistra sia fatto per lo più di ultra 65 enni garantiti, anche se LeU ad esempio tra gli under 35 ha preso l’8% di consensi.

Tornerete a casa, ossia nel Pd?
Rispondo con un’altra domanda: cosa farà e sarà il Pd nei prossimi mesi? Qualcuno l’ha capito? Ho l’impressione che il Partito democratico, e per conseguenza anche il resto del centro sinistra, sia oggi ancora ostaggio di Renzi: nel bene e nel male la personalità più forte di questi ultimi anni. Non vedo nel PD nessun serio tentativo di riflettere sui propri errori: semmai la tendenza, renziana appunto, a dire che gli italiani hanno sbagliato, e prima o poi se ne renderanno conto. Un po’ poco, mi pare. Il problema allora per LeU non è tornare o no nel Pd, ma avere ben chiara la rotta, confrontarsi con tutti (nell’area riformista del Pd, come nel mondo della sinistra diffusa) e lavorare a una proposta politica, ma anche sociale ed economica, che sia in grado di convincere gli elettori alle prossime elezioni. In questa fase mi iscrivo più che mai al genio pontieri: no muri, ma dialogo con tutti.

Nel 2019 però si voterà, oltre che per le Europee, anche per il rinnovo del consiglio regionale, e in diversi centri zona di casa nostra. Concretamente a Torino che farete? Sosterrete Chiamparino?
A proposito di confronto trasparente, con Chiamparino anche di recente abbiamo discusso pubblicamente, non certo da yes man. Giusto così, il confronto non deve essere ipocrita. Credo che la partita per le regionali sia ancora aperta, ma in salita. E che, soprattutto in province come la nostra, il sentimento prevalentemente rispetto a Torino sia quello della marginalità, e dell’abbandono. O partiamo da lì, o si corre solo per fare testimonianza. Mentre a noi interessa continuare a governare il Piemonte: ma con un passo diverso.

Sempre con Chiamparino condottiero, o cambiando cavallo?
Chiamparino è figura di alto profilo, candidatura eccellente. Sarai lui nei prossimi mesi a dover sciogliere le riserve: ma prima viene davvero un progetto condiviso, poi il candidato Governatore.