Fornaro: Grasso rifletta sulla fiducia in Senato, molti costituzionalisti hanno dubbi

Politica e Primo piano

Intervista al Fatto quotidiano

di Marco Palombi

In questi giorni autorevoli costituzionalisti hanno sostenuto buone ragioni sulla impossibilità di mettere la fiducia sulla legge elettorale in rispetto del dettato costituzionale. È vero che esiste il precedente del 1953 e il più recente dell’Italicum nel 2015, ma credo ci siano tutti gli estremi perché la presidenza del Senato possa approfondire queste argomentazioni serie e fondate”. Il senatore di Articolo 1-Mdp Federico Fornaro, esperto di sistemi elettorali, la prossima settimana si troverà probabilmente di fronte alla stessa situazione dei suoi colleghi alla Camera: una legge elettorale approvata a suon di forzature.

Renzi ha citato De Gasperi.

Ma non ci troviamo di fronte all’ostruzionismo dell’opposizione, che fu all’origine della fiducia sulla legge truffa.

All’epoca finì in tumulti d’aula: proprio il presidente del Senato ne usci malino…

Non si tratta di gettare la croce su Grasso e credo che pure la presidente Boldrini avrebbe avuto la possibilità di approfondire questa delicata e controversa materia.

La Costituzione è chiara: si applica “sempre” la procedura ordinaria.

La fiducia posta dal governo su una materia strettamente parlamentare è già in radice contrastante col carattere di democrazia parlamentare della nostra Repubblica. Siamo all’aperta violazione dello spirito della Carta e della libertà dei deputati, che ricordo sono di fatto “ricattabili” dal loro capo partito alla vigilia delle elezioni con la minaccia della non ricandidatura.

Anche lei usa parole forti.

Sono prove tecniche di democrazia autoritaria: un sistema in apparenza democratico, in cui però viene esercitata una dittatura della maggioranza. O meglio: dell’esecutivo sul Parlamento.

E tanti saluti all’assenza di vincolo di mandato…

L’articolo 67 è uno degli architravi della democrazia parlamentare perché tutela la libertà del singolo rappresentante del popolo. Si è prestato nella storia ad abusi e ha contribuito al trasformismo, ma resta un baluardo di libertà rispetto allo strapotere di esecutivi e capi partito, nonostante quel che dice il M5S.

È bastato un voto segreto, però, per mostrare l’insofferenza della Camera.

Il corto circuito avviene perché il Parlamento, sotto il giogo della fiducia, viene costretto ad approvare un accordo extraparlamentare poco prima dello scioglimento delle Camere. Si crea un precedente gravissimo: le maggioranze potranno scriversi la loro legge elettorale con buona pace della Carta e del successivo intervento della Consulta.