Fornaro: disarmo dei partiti sulla Rai? Sì, ma serve riforma governance

Politica e Primo piano

Intervista ad Affaritaliani.it

di Paola Alagia

“E’ una proposta che, per quanto ci riguarda, sfonda una porta aperta. C’è, però, intanto un problema tecnico, dal momento che la call per la selezione dei quattro membri da eleggere – due alla Camera e due al Senato – si è già chiusa. Ciò che si può certamente fare è chiedere ai parlamentari di orientare le loro scelte guardando il più possibile alle professionalità”. Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera e membro della commissione di Vigilanza Rai, intervistato da Affaritaliani.it, commenta così la proposta lanciata oggi su Affari dal direttore Angelo Maria Perrino. Per quanto riguarda i direttori e vicedirettori di reti e testate, invece, Fornaro, guardando alla direzione dei tg, sottolinea: “Non si può certo dire che non siano dei professionisti dell’informazione. È vero che sono stati indicati da questa o quella parte politica, ma Orfeo, Sangiuliano e Carboni restano tre ottimi professionisti”.

Parlando con il nostro giornale, poi, il presidente dei deputati di LeU ci tiene a fare una precisazione: “Noi rivendichiamo il fatto che rispetto alle logiche da manuale Cencelli abbiamo sempre fatto scelte diverse. Ricordo, per esempio, le nomine di Colombo e Tobagi che, ai tempi della segreteria Pd di Bersani, scaturirono proprio da una consultazione di associazioni e mondi vicini all’informazione. Non è vero, dunque, che siamo tutti uguali”. Non solo, ma “proprio perché abbiamo ben presente la questione dell’occupazione della Rai da parte dei partiti – aggiunge Fornaro – nel febbraio dello scorso anno abbiamo presentato una nostra proposta di riforma della governance”.
Una proposta che si fonda su un sistema duale, “che poi – spiega il deputato di Liberi e Uguali – è quello usato in Germania per gestire un’azienda grande come la VolkswagenIl cuore della riforma è la separazione del potere d’indirizzo politico-culturale da quello di gestione, con un Consiglio di sorveglianza (composto da rappresentanti del governo, del Parlamento e diversi stakeholder) che poi elegge il Consiglio di gestione a cui è affidata in toto la gestione quotidiana dell’azienda. In questa maniera, infatti, si raggiungerebbe un giusto equilibrio. E la politica, intesa come rappresentanti delle istituzioni, continuerebbe ad avere un ruolo, come è giusto che sia dal momento che la Rai non è un’azienda come le altre perché parliamo di servizio pubblico”. Insomma, per Fornaro “questa è la strada maestra da seguire” perché, “il problema non è tanto quello di una scelta volontaria ma è più strutturale, di governance appunto. Anche alla luce dell’attuale modello. Il governo Renzi, infatti, pensava che la figura del capo azienda potesse risolvere tutti i problemi. Il bilancio che possiamo fare serenamente, invece, è che ciò non è successo. Anzi – conclude -, in qualche modo l’ultima gestione li ha aggravati”.