Errani: capisco Prodi, ma il suo centrosinistra è scomparso da tempo

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Giovanna Casadio

Vasco Errani non vuole la si butti sul personale, dopo l’attacco di Romano Prodi a Liberi e uguali in nome dell’unità del centrosinistra. Giudizio politico è quello che spingerà Prodi a non votare a Bologna per l’amico Vasco, candidato di Leu nella sfida per il Senato contro il centrista Pier Ferdinando Casini, alleato del Pd. Reazione politica è quella di Errani.

Errani, ma come giudica questo assist di Prodi a Renzi?

«Innanzitutto non so se sia un assist a Renzi. Comunque non è in discussione l’amicizia tra me e Romano. C’è una questione politica».

Però l’ex premier accusa Liberi e uguali, la sua lista, di remare contro l’unità del centrosinistra.

«Il centrosinistra è stato capace in passato di tenere insieme i diversi riformismi, la sinistra di governo e la sinistra. Oggi la situazione è radicalmente differente perché moltissimi elettori hanno detto nelle amministrative del 2015, in quelle del 2016 e con il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, e non per questioni di rancori tra le persone, che non si ritrovavano più nelle politiche fatte. Il centrosinistra di Prodi non c’è più da tempo. Questo è il punto».

E Leu è il cuneo che ha diviso le sinistre?

«Liberi e Uguali serve a tenere aperta una prospettiva ed è il punto di riferimento di un progetto che rimetta insieme i progressisti per dare vita a una svolta profonda nelle politiche di questi anni, dal lavoro alla scuola al welfare. Oggettivamente tutti i dati dicono che la disuguaglianza è cresciuta, il lavoro si è precarizzato con un impoverimento di diritti, di qualità e di senso. L’unità del centrosinistra cammina sulle gambe, nella testa e nel cuore delle persone».

Ma Pier Ferdinando Casini, il suo sfidante per il Pd al Senato a Bologna, dice che votare lei equivale a fare vincere i 5Stelle o la Lega.

«Attenzione, non facciamoci del male. Dopo il 4 marzo, c’è il 5 ed eviterei di usare l’argomento del voto utile, perché si può rivelare un boomerang. Polarizzare lo scontro coni grillini o la destra può produrre sorprese amare come in Sicilia. Ci si dovrebbe interrogare piuttosto su perché si è arrivati a questa situazione. Dire che il voto a me favorisce Lega e 5Stelle non ci sta. La funzione di Liberi e Uguali è recuperare voti che potrebbero andare all’astensione. E altro che fare vincere i 5Stelle: noi siamo utili per sottrarre voti ai 5Stelle, partendo dalle risposte concrete ai problemi del lavoro, della sanità, dei diritti».

Perché ha deciso di scendere in campo ora mentre al Pd ha detto di no in passato?

«Ho investito molto e creduto nell’esperienza dell’Ulivo, ma mi sono reso conto che c’è stata una torsione che ha cambiato nei fatti le cose. Un cambio di strada che ha mutato il progetto originario, i riferimenti fondamentali. Ora con Leu mi sono messo a disposizione per dare un contributo così da realizzare quei valori irrinunciabili della mia esperienza».

Sui social si sono scatenati i militanti della minoranza dem, sostenendo che sarebbe stato meglio seguire Bersani piuttosto che essere mortificati nelle liste. Voi tenete le porte aperte per loro?

«Rispetto il disagio profondo dei militanti e degli elettori del Pd. Poi vedremo dove porterà. L’importante è tenere viva un’alternativa al pensiero dominante».

Anche in Leu c’è stata rissa sulle liste. Avete aperto poco a candidature esterne, della società civile.

«Le liste sono state lo sforzo di un progetto politico appena iniziato. I tempi per come erano non ci hanno consentito di sviluppare tutto il potenziale che abbiamo, però segnali positivi ci sono. Intanto faremo una campagna elettorale di merito, sui contenuti».

Più facile sfidare un centrista che i compagni dem?

«Non scelgo io i candidati degli altri partiti. E poi, decideranno gli elettori».

Se il 5 marzo risultasse necessaria per governare un’alleanza tra il centrosinistra e Berlusconi, cosa fate?

«Non so cosa farà il Pd vista la pessima legge elettorale che hanno fatto con la destra Certamente noi non andremo con la destra. Ma discuteremo con chi vorrà partire da lavoro fisco e welfare, scelte per noi irrinunciabili».

Sarà indispensabile ricucire anche con il Pd?

«Il problema non è ricucire, bensì una svolta politica nelle scelte fondamentali».