Errani: la crisi andava evitata. Al Paese serve una svolta a sinistra

Politica e Primo piano

Intervista a L’Identità

di Adolfo Spezzaferro

“La crisi si poteva e si doveva evitare. La responsabilità non è solo del M5S, si poteva e si doveva mediare. Non solo sul termovalorizzatore, anche sul superbonus. Ora serve un governo per affrontare la crisi sociale che arriverà nei prossimi mesi”. Parola di Vasco Errani, senatore di LeU, già presidente dell’Emilia-Romagna.

Questa crisi si poteva evitare? C’entra solo l’inceneritore o la crisi è politica?

Io penso che questa crisi si poteva e doveva evitare. Non solo sul termovalorizzatore ma anche sul superbonus o sull’ampliamento della platea del bonus 200 euro si potevano scegliere altre strade, cercare mediazioni, trovare soluzioni ed evitare forzature che ci hanno condotto alle complicazioni attuali e al rischio di elezioni anticipate in un momento in cui la crisi sociale è solo all’inizio. È evidente però che esistono problemi politici che il Movimento 5 Stelle ha posto all’attenzione del presidente Draghi a cui occorre dare una risposta adesso, a partire proprio dai temi sociali.

Lei nella sua dichiarazione di voto ha affermato che il M5S ha commesso un errore politico ma che la responsabilità della crisi non è di una parte sola. Di chi altro lo è?

Io non ho condiviso la scelta fatta dai 5 Stelle in senato, ma le questioni da loro poste con i nove punti erano e sono più che fondate, Draghi aveva fatto un’apertura e su quello occorreva lavorare con forza non solo da parte dei 5 Stelle ma anche di tutte le forze del centrosinistra. Non solo: questa scelta dei 5 Stelle mette in discussione un percorso politico a cui, insieme al Pd, abbiamo lavorato in questi anni. Allo stesso modo quando c’è una coalizione, e quando peraltro il primo partito della coalizione stessa pone dei problemi, occorre lavorare a una sintesi a cui avrebbero potuto contribuire anche altre forze della maggioranza come ad esempio LeU.

Secondo lei la fiducia passerà? E se sì, basterà a Draghi?

Partiamo da un dato oggettivo: il governo ha avuto la fiducia nelle due camere e certamente ci sarebbe la fiducia anche oggi. Il problema è riuscire a confermare l’attuale governo, l’attuale maggioranza per affrontare la questione decisiva che è la grave crisi sociale che si potrà drammaticamente manifestare nei prossimi mesi, a partire dall’infrazione, dalla questione salariale e dalla crisi di molte piccole e medie imprese. Cito qui l’appello dei sindaci e delle associazioni culturali e sociali che hanno posto esattamente questo problema. Dalle dichiarazioni che leggo, ad esempio della Lega, mi sembra che in verità ci sia chi sta lavorando non per risolvere la crisi ma per andare ad elezioni, a dimostrazione che non c’è solo la responsabilità dei 5 Stelle ma che queste stanno da più parti.

Ci sarà un governo diverso, anche se con le stesse persone?

Se ci sarà un governo lo vedremo oggi, da quel che si è sentito in questi giorni Draghi deciderà anche in base alla discussione generale.

Qual è il ruolo del capo dello Stato Sergio Mattarella?

Il presidente della Repubblica sta svolgendo il suo ruolo istituzionale al più alto livello, cercando di garantire un governo al Paese in un momento molto problematico.

Draghi è ancora solo un tecnico oppure un leader politico? In tal senso gli appelli della società civile sono un gioco di prestigio del centro, perché Renzi e Calenda vogliono proporre l’ex numero uno della Bce come candidato premier alle elezioni, oppure è proprio l’Italia che tifa Draghi?

Questa è una cosa che dovere chiedere ai leader dei diversi partiti di centro di questo Paese. Io onestamente non ho mai creduto all’uomo solo al comando  agli uomini della Provvidenza. Draghi è una delle persone più illustri e autorevoli che esprima il nostro Paese e questo è un grande valore, ma non basta: serve una classe dirigente politica per governare, una squadra, e sarebbe bene che si tornasse un po’ con i piedi per terra anche nei toni che si sono sentiti in questi giorni. Il confronto politico si deve giocare su un’idea di Paese: c’è una destra che ha il segno, ahinoi, che conosciamo, i progressisti devono mettere in campo un’idea di Paese alternativa.

Il futuro della sinistra rispetto al Pd: esiste una prospettiva di una federazione comune o i dem restano l’alleato centrale?

Lo schieramento del centrosinistra è in divenire, chiaramente le riflessioni di questi giorni non sono indifferenti, ma io penso che in linea strategica sia importante tenere insieme l’alleanza di quello che è il campo progressista, con una chiara idea di cambiamento e di Paese.

LeU starà con Draghi o con qualcosa di diverso? 

Ho già risposto a questa domanda. Io spero che il governo e questa maggioranza vadano avanti per affrontare la crisi sociale, la transizione ecologica e la messa a terra del Pnrr.

Quanto pesa davvero la mancata attuazione delle politiche ecologiche in questa crisi? Possibile che l’Italia neanche adesso riesca a sposare in pieno il cambiamento?

Questo è un tema a me molto caro, anche perché penso che sia la chiave per impostare il futuro industriale del Paese. Tra l’altro è un tema che tante volte anche il presidente Draghi ha sollevato, anche se spesso il governo ha assecondato alcune scelte di diversificazione energetica che non convincono. Il problema è che siamo in ritardo da almeno un decennio, ma siamo arrivati al momento decisivo in cui certe scelte non si possono più rinviare: ce lo dice l’urgenza dei cambiamenti climatici che stanno colpendo l’Europa, ce lo dice la crisi Ucraina e lo sconvolgimento degli equilibri geopolitici di questi mesi e ce lo impone la responsabilità nei confronti del Pianeta e delle future generazioni.