Documenti: Rostan, dichiarazione di voto su fiducia al decreto Milleproroghe

Politica e Primo piano

Dichiarazione di voto di Michela Rostan a nome del gruppo Liberi e Uguali sul voto di fiducia al decreto Milleproroghe

Signor presidente, desidero iniziare questo mio intervento con una citazione. Non dico a chi appartiene questo virgolettato ma credo che si capirà. «Dobbiamo impegnarci a difendere la centralità del Parlamento da chi cerca di influenzare i tempi e le scelte per vantaggio personale. Le decisioni finali devono maturare solo e soltanto nelle commissioni e nell’Aula perché soltanto un lavoro indipendente può dare vita a leggi di qualità”. Queste parole sono state pronuncia in quest’Aula, nel marzo scorso, dall’appena eletto Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico.

Centralità del Parlamento. Influenzare tempi e scelte. Lavoro indipendente per dare vita a leggi di qualità. Parole che abbiamo condiviso e applaudito in quel momento e che, però, oggi segnalano in tutta la sua evidenza una clamorosa contraddizione.

Il Movimento Cinque Stelle, nella scorsa legislatura, ha accompagnato ogni richiesta di voto di Fiducia con rumori, urla e proteste. Si è parlato di un Parlamento espropriato, di una democrazia commissariata. Poi, lo stesso Movimento va al governo e a cento giorni dal suo insediamento, mette la fiducia. Ma non solo. Mette la fiducia su un suo decreto, realizzando così una doppia tagliola.

Non solo legifera per motivi di urgenza, anche quando questi non sono proprio tali. Ma poi stronca il dibattito sulla conversione, impedendo emendamenti e discussione in Aula. Sostanzialmente si sostituisce al Parlamento nella funzione legislativa, quindi si sostituisce alla volontà popolare, operando esattamente quella forzatura di tempi e scelte stigmatizzata dal presidente Fico.

Mi chiedo come si possa essere così palesemente incoerenti senza provare almeno un po’ di imbarazzo.

Del resto, questo è un governo che ci sta rapidamente abituando agli spergiuri e alle promesse mancate. Avevate detto che l’Ilva di Taranto andava chiusa e riconvertita e poi avete firmato l’accordo scritto dall’ex ministro Calenda. Avete detto che la concessione alla società Autostrade andava revocata immediatamente e poi avete fatto retromarcia. Avete detto decine di No (alla Tav, al Tap) e li state tutti trasformando in sì.

Un altro catalogo di promesse mancate lo vedremo a breve, con la manovra finanziaria in sessione di Bilancio. Ci aspettiamo fuochi di artificio: la cancellazione della legge Fornero, reddito di cittadinanza a tutti, tassa piatta al 15 %. Siamo fiduciosi e siamo certi che da qui a un mese saprete trovare le risorse per mantenere tutte le promesse con cui vi siete procacciati i consensi.

Intanto, però, con questo decreto facciamo le prove generali. Vediamo, in controluce, la vostra cultura politica e di governo. La vediamo emergere nella pratica di dire una cosa e farne un’altra, arte che avete appreso presto, e la vediamo formarsi nell’humus culturale che anima i vostri provvedimenti.

In questo Milleproroghe, che di per sé è un provvedimento che andrebbe limitato perché legiferare con uno strumento di pura burocrazia, significa approfittare di una norma di emergenza, che dovrebbe solo inquadrare alcune urgenze, per mettere le mani un po’ ovunque.

Avete usato il Milleproroghe per introdurre nelle aule parlamentari il tema dei vaccini, con una tale insipienza, con una tale superficialità e confusione, che davvero c’è da chiedersi se avete la minima cognizione di come tutto quello che avviene qui dentro poi ha ricadute effettive sulla vita delle persone.

Non è un gioco di ruolo, il Parlamento della Repubblica. Non è un videogame.

Qui decidiamo della vita di tutti. Della vita dei bambini. Non so se vi rendete conto dell’effetto drammatico di incertezza sulle famiglie che proietta una norma sulle vaccinazioni che introducete con questo provvedimento. Che senso ha dire che tutti possono iscrivere i propri figli a scuola con un’autocertificazione per poi verificare la stessa a marzo del 2019, quando ormai l’anno si avvia alla fine, quando ormai la partita è chiusa?

Il genitore di un bambino immunodepresso, che non può vaccinarsi, e non può correre il rischio di contrarre malattie che per altri bambini non sarebbero un problema, ma per lui potrebbero essere mortali, che dovrebbe fare? Correre il rischio? Tenersi lui, il figlio a casa, non mandandolo a scuola solo perché malato, per l’egoismo, la cecità, la chiusura mentale di chi invece non si vuole preoccupare dei bambini degli altri?

L’obbligo vaccinale, lo abbiamo detto in discussione generale, non protegge se stessi. Protegge gli altri. È una forma di tutela collettiva. Una misura di protezione per i più deboli. Serve a debellare un ceppo, a creare una immunità di gregge, in modo che chi non ha potuto vaccinarsi non entri in contatto col virus. Sospendere l’obbligo, come pure volevate fare in un primo momento. Oppure prevederlo ma affidarlo a una autocertificazione con documentazione differita al marzo del 2019 significa essere irresponsabili. Significa non dare alcuna certezza alle famiglie. Significa far prevalere un atto di egoismo su una tutela collettiva. Significa trascinare questo Paese in una discussione assurda e medievale.

Portate su questo tema una responsabilità enorme. Che succede se a marzo 2019 decine di migliaia di famiglie non sono in grado di dimostrare che hanno vaccinato i loro figli? Vengono tutti denunciati per autocertificazioni false? E quindi? Intanto il danno è fatto. E voi siete riusciti a fare esattamente quello che, tra tentennamenti e poco coraggio, sotterraneamente state alimentando: questa cultura della sfiducia nella scienza, nella medicina, nel sapere, per lasciare spazio a ciarlatani e complottisti.

Sempre sul fronte della scuola, questo Milleproroghe è contro gli insegnanti, è contro gli insegnanti precari. Chiude le porte a tentativi di recupero di alcuni bacini della precarietà e rischia di buttare per strada migliaia di lavoratori della scuola.

In Senato avevamo costruito un percorso per aprire delle opportunità a quanti sono in possesso di abilitazione nelle graduatorie provinciali. Voi le avete stroncate. Avevamo aperto un canale per i docenti in possesso del diploma magistrale e d’insegnamento tecnico-professionale conseguito entro il 2001/2002, per inserirli nelle Gae e dargli così uno spazio, una prospettiva. Un modo per sanare un problema che ci si trascina da tempo e che esploderà. Voi avete stroncato questa possibilità.

Una insegnante che l’altro giorno era qui, all’esterno di Montecitorio, mi ha chiesto di riferire un suo messaggio. Lo faccio: I DOCENTI ABILITATI DI OGNI ORDINE E GRADO ESCLUSI DALLE GAE SI SENTONO OFFESI E TRADITI DA UN GOVERNO BUGIARDO CHE NON LI RAPPRESENTA. Questo dice quell’insegnante, esasperata da anni di precariato, che magari ha anche votato per il fantomatico cambiamento, non immaginando che esso si potesse tradurre così velocemente in un peggioramento.

Non avete idee e non avete il coraggio né di elaborarle né di inseguirle.

Il colpo di mano realizzato sulla vicenda delle Periferie dice tanto della vostra cultura di governo. Il congelamento per due anni di oltre un miliardo e mezzo di euro destinati a progetti di riqualificazione delle periferie racconta la vostra incultura di governo, la vostra distanza dai problemi veri del Paese, e anche l’approssimazione tecnico-normativa con la quale lavorate. Quei soldi servivano per questioni nodali delle nostre città: trasporti, viabilità, riqualificazione, infrastrutture, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche. E poi il tema sicurezza.

Esistono già i progetti, sono procedure avviate. E voi distraete i fondi, stroncate percorsi: per fare cosa? Un «furto», lo hanno definito molti sindaci. E ci sono anche sindaci dei vostri colori politici. Differire le convenzioni al 2020 significa venire meno alla parola data, a contratti firmati, a impegni assunti. La ragione addotta non rende meno ignobile la scelta politica.  Dirottare le risorse per salvare i comuni, come si è detto, non era necessario. Si potevano fare entrambe le cose.  Tant’è che gli stessi comuni sono in difficoltà, guardano con sgomento a questo provvedimento. Molti hanno già avviato i lavori previsti dal piano. Molti altri hanno già speso il denaro necessario a realizzare la progettazione degli interventi; in qualche caso sono stati coinvolti investitori privati.

E poco consola la nota riparatoria del presidente Giuseppe Conte. Che vuol dire norma riparatoria nel primo decreto legge utile? Che vuol dire che con il primo decreto si correrà ai ripari? Abbiamo qui il testo, non è ancora approvato. Si rimedi qui, e ora. Perché dopo?

Perché il colpo di mano continuerà. Ci saranno ulteriori differimenti, ci sarà uno slittamento sul triennio, ci sarà una selezione dei progetti. Su quale base, quest’ultima? Quali partiranno prima e quali dopo? Non vorrei che la selezione avvenisse su base territoriale, con l’apertura di un mercato delle vacche. O, peggio ancora, andando a privilegiare i progetti più avanzati, che sono prevalentemente quelli del nord, realizzando uno spostamento ulteriore di denaro da sud verso nord.

Siamo di fronte, con tutta evidenza, a una decisione maldestra, contraddittoria, che è il segno della cultura e della pratica del vostro governo.

Sono poco più di cento giorni che vi siete insediati. Sono stati approvati dieci provvedimenti. Quattro decreti convertiti in legge ereditati dal precedente governo, l’istituzione di due commissioni d’inchiesta e 4 vostre proposte, senza alcun contenuto strategico, alcuna visione politica, alcuna idea di Paese.

Sulle emergenze continuate la propaganda, come se la campagna elettorale non fosse mai finita. Ai programmi preferite gli slogan. Alle idee, le parole d’ordine. Nell’atto di governo mostrare una incompetenza disarmante, poco coraggio, nessuna visione. E quando si arriva al dunque, prima decretate d’urgenza e poi mettete addirittura la fiducia.

La centralità del Parlamento, dicevo all’inizio. Dove si è vista in questi cento giorni? E dove si è vista con questo provvedimento? Non siete in grado di governare, non siete in grado di mantenere le promesse, non siete neppure in grado di tenere un filo di coerenza tra quello che annunciate e quello che poi praticate.

Se questo Milleproroghe è stata la prova generale del vostro governo, allora per l’Italia la strada si fa davvero stretta. Ma noi ci saremo. Vigileremo, proporremo, lotteremo. Finché in questo Parlamento, nonostante i vostri voti di fiducia, ci sarà lo spazio per la battaglia politica, noi la faremo. Intanto, il nostro voto su questo provvedimento è nettamente contrario: nel merito e nel metodo, Liberi e Uguali voterà contro.